di Maria Teresa Improta – La sua ambizione rischiava di spaccare la pax mafiosa tra le cosche cosentine. Per questo motivo Luca Bruni, a pochi giorni dalla sua uscita dal carcere, fu ucciso nel 2012 e seppellito tra le campagne di Orto Matera, a Castrolibero, nell’area urbana di Cosenza. Il suo corpo fu ritrovato, dopo circa tre anni, grazie alle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Adolfo Foggetti. Secondo le verità processuali, l’erede del clan Bella Bella, figlio del defunto boss Francesco Bruni, è stato assassinato dai collaboratori di giustizia Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti. A dar loro l’ordine di uccidere Bruni, Maurizio Rango che all’epoca era a capo del gruppo Rango-Zingari insieme a Franco Bruzzese, entrambi ritenuti mandanti del delitto. Assolti gli “italiani”, reggenti del clan Lanzino, Francesco Patitucci e Roberto Porcaro, nonché il noto esponente della criminalità nomade Ettore Sottile. Non sarebbero stati loro a decretare la scomparsa del giovane Luca Bruni.
I fratelli Marco e Luigi Abbruzzese
I fratelli Marco e Luigi Abbruzzese
Sono cinque i processi imbastiti per far chiarezza sulla vicenda che rivela il fermento e i contrasti interni alle ‘ndrine cosentine. Ieri la Corte d’Assise di Cosenza ha ascoltato i due imputati del troncone ancora pendente: i fratelli Marco e Luigi Abbruzzese. Mentre il primo ha scelto di avvalersi della facoltà di non rispondere, il suo germano Luigi ha inteso chiarire la sua posizione negando rapporti con i reggenti del clan Rango – Zingari e lanciando gravi accuse nei confronti dei collaboratori di giustizia. Il collegio giudicante presieduto da Paola Lucente, con a latere il giudice Marco Bilotta, ha ascoltato la testimonianza di Abbruzzese collegato in videoconferenza dal carcere di Voghera. Incalzato dalle domande del pm della Dda di Catanzaro Vito Valerio, Luigi Abbruzzese ha ripetuto più volte di non avere mai frequentato Adolfo Foggetti che conosceva solo di vista in quanto frequentava il suo rione a via Popilia, mentre avrebbe appreso dell’esistenza e delle vicende di Daniele Lamanna, Francesco Patitucci e Luca Bruni solo attraverso le cronache di giornale.
Abbruzzese non frequenta mandanti ed esecutori
“Dicono che io sono coinvolto nell’omicidio Bruni ordinato dal collaboratore di giustizia Franco Bruzzese, ma con lui – precisa Luigi Abbruzzese – non siamo mai andati d’accordo. Anzi. Mi odiava perché, dato che io spacciavo eroina, mi riteneva responsabile della morte per overdose del fratello ritrovato in fin di vita a pochi metri da casa di mia madre. Vi dico di più: io non avevo rapporti neanche con mio fratello Celestino Abbruzzese da quando si era fidanzato con l’attuale compagna Anna Palmieri con la quale hanno deciso, nel 2018, di diventare pentiti. Certo è sempre mio fratello, mi sono preoccupato quando ho appreso in Tribunale, durante il processo, che era stato operato al cuore. All’epoca lo vedevo solo in occasioni tipo compleanni o matrimoni, ma ci evitavamo. Non frequentavo neanche Maurizio Rango, sì ha sposato mia cugina, ma anche le intercettazioni ambientali con microfoni e telecamere posizionate nei pressi della sua abitazione durante le indagini testimoniano che io non sono mai andato a casa sua. Roberto Porcaro lo conosco solo perché nel 2014 abbiamo trascorso in carcere qualche giorno nella stessa cella”.
“I pentiti si sono messi d’accordo”
“Né io né mio fratello Marco – chiarisce Abbruzzese – abbiamo mai avuto processi con Foggetti, Lamanna, Bruni, Bruzzese, Patitucci. Io lavoravo, compravo e vendevo auto. Non sono stato indagato né nell’inchiesta Rango-Zingari né in quella Nuova Famiglia. Sono innocente lo ripeterò fino alla fine, non ero presente alla riunione durante la quale si decise la morte di Bruni, non ne sapevo nulla. Sono convinto che i pentiti, che grazie alla loro collaborazione hanno incassato lievi condanne (Franco Bruzzese, Daniele Lamanna, Adolfo Foggetti) si sono accordati e per questo ci ritroviamo qui imputati io e mio fratello”. Nel corso dell’udienza è stata poi riprodotta una conversazione intercettata tra Luigi Abbruzzese e Gennaro Presta considerato promotore dell’associazione mafiosa denominata Rango-Zingari. Con un sottofondo di musica neomelodica i due parlavano del pentimento di Celestino Abbruzzese e della moglie. Luigi si chiedeva quale potesse essere la reazione del loro padre che da innocente, pur di non parlare, stava scontando 11 anni di galera, mentre Presta affermava: “Se parla dell’omicidio Bruni ci arrestano tutti”. Il processo è stato aggiornato al prossimo 3 dicembre data in cui sono chiamati a deporre i collaboratori di giustizia Edyta Kopaczynska (moglie del defunto Luca Bruni) e Mattia Pulicanò.