di Maria Teresa Improta – Un omicidio maturato negli ambienti della criminalità organizzata cosentina dai contorni ancora non del tutto definiti. Quello che si sta celebrando in Corte d’Assise a Cosenza è il quinto processo che intende far chiarezza sulla morte del giovane Luca Bruni. Ucciso nel 2012, pochi giorni dopo essere uscito dal carcere, fu ritrovato cadavere nelle campagne di Orto Matera, a Castrolibero, a distanza di tre anni dall’omicidio. Un delitto per il quale ad oggi sono stati condannati i collaboratori di giustizia Daniele Lamanna e Adolfo Foggetti ritenuti gli esecutori materiali che avrebbero messo in atto la condanna a morte decisa dai mandanti Maurizio Rango e Franco Bruzzese (collaboratore di giustizia) entrambi boss del clan Rango-Zingari. Assolti invece gli allora reggenti del clan Lanzino, Francesco Patitucci e Roberto Porcaro, nonché l’uomo vicino alla criminalità nomade che Foggetti afferma li abbia aiutati a scavare la buca per occultare il corpo del trentenne freddato a colpi di pistola: Ettore Sottile. Alla sbarra nell’ultimo troncone processuale pendente appaiono i fratelli Banana, all’anagrafe Luigi e Marco Abbruzzese, difesi dagli avvocati Paolo Pisani, Casare Badolato e Antonio Quintieri. Il collegio giudicante presieduto da Paola Lucente con a latere il giudice Marco Bilotta, su accordo delle parti oggi ha deciso di non ascoltare i due collaboratori di giustizia collegati in videoconferenza, ma di acquisire i verbali delle dichiarazioni rilasciate nel corso degli interrogatori nel 2014. Si tratta di Mattia Pulicanò noto per le rivelazioni, mai supportate da ricerche effettuate dall’Apacal, su rifiuti radioattivi interrati in agro di Lattarico, ed Edyta Kopazincka moglie di Michele Bruni, fratello della vittima e boss del gruppo Bella bella deceduto in carcere. Su richiesta del pm Vito Valerio è stata disposta l’escussione del collaboratore di giustizia Franco Bruzzese ritenuta dal collegio “necessaria” per comprendere quale sia stata la reale partecipazione del clan Rango – Zingari all’omicidio. Rigettate le richieste della difesa di ascoltare Maurizio Rango e Gennaro Presta.