Ci sono nuove rivelazioni sul caso di Maria Chindamo, l’imprenditrice di Laureana di Borrello (Rc) scomparsa il 6 maggio 2016 dinanzi alla sua tenuta agricola di Limbadi, nel Vibonese. A parlare con la Dda di Catanzaro – che sta indagando sul caso – è il collaboratore di giustizia Antonio Cossidente di Potenza che ha condiviso la detenzione in carcere con altro collaboratore di giustizia, Emanuele Mancuso, “rampollo” dell’omonimo clan di Limbadi fra i più influenti della ‘ndrangheta. Proprio da Emanuele Mancuso, Antonio Cossidente avrebbe appreso che Maria Chindamo sarebbe stata fatta eliminata e fatta a pezzi con un trattore o data in pasto ai maiali a causa del suo rifiuto a cedere i propri terreni di Limbadi al confinante Salvatore Ascone, alias “Pinnolaro”, ritenuto legato al clan Mancuso e già arrestato per il delitto ma poi scarcerato dal Tribunale del Riesame.
Le rivelazioni shock del pentito
Le rivelazioni shock del pentito
“C’era un altro particolare che mi disse Emanuele, che era scomparsa una donna a Limbadi, una imprenditrice che non si è trovata più… se non sbaglio, Chindamo, una imprenditrice di Laureana di Borrello questa donna. E mi disse – che dato che lui era amico intimo di “Pinnolaro” che sarebbe un grosso trafficante di cocaina legato alla famiglia Mancuso da vincoli proprio storici – e mi disse che… disse: “Antonio, quella… quella donna che è scomparsa qualche anno fa…”, dice, “…quello cioè è stato ‘stu “Pinnolaro” in accordo con… “Lui mi disse c’era lo zampino… allora, prima disse che era un fatto… perché questo “Pinnolaro” in sostanza si voleva… voleva acquistare il terreno di questa donna in sostanza perché, se non ricordo male, mi sembra che mi disse che erano confinanti con questo terreno questa donna, confinanti con le terre di questa persona che era… aveva anche degli animali, le pecore, insomma credo che facesse pure il pastore”. Raccapricciante il racconto del pentito secondo quanto appreso da Emanuele Mancuso: “Sarebbe stata macinata con un trattore o data in pasto ai maiali. E comunque disse che era sto “Pinnolaro” che… che… che era un amico suo perché mi sembra che trattavano cocaina, droga, questo… ‘sto “Pinnolaro” di Limbadi”.
Il depistaggio
Secondo Cossidente, la scelta della data del 6 maggio 2016 per far sparire Maria Chindamo –un anno prima nello stesso giorno si è tolto la vita l’ex marito della donna – sarebbe un depistaggio per far ricadere i sospetti del delitto sulla famiglia dell’ex marito. “Questo “Pinnolaro” – spiega il collaboratore di giustizia – sapendo un po’ diciamo la storia familiare di questa donna, sarebbe stato lui l’artefice di questo… questa scomparsa in modo tale che magari poi avrebbe… sarebbe entrato in possesso dei terreni di questa donna, ecco ora… e la colpa sarebbe andata alla famiglia di lei, cioè del marito di lei, insomma perché c’era questa storia di questa separazione di questa donna”. Le dichiarazioni di Cossidente sono ora al vaglio della Dda guidata dal procuratore Nicola Gratteri.