Tutti assolti. Questa la sentenza emessa nel pomeriggio di oggi dalla Corte d’Assise di Catanzaro presieduta dal giudice Alessandro Bravin nell’ambito del processo che mirava a fare luce sull’omicidio di Raffaele Fiamingo e il tentato omicidio di Francesco Mancuso, alias “Tabacco”, avvenuti nella notte del 9 luglio del 2003. A venti anni esatti di distanza i due fatti di sangue restano impuniti. Prosciolti dalle accuse i tre imputati per i quali la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro aveva chiesto la scorsa settimana la condanna all’ergastolo. Per la Corte d’Assise di Catanzaro Cosmo Michele Mancuso, 74 anni di Limbadi (difeso dagli avvocati Guido Contestabile e Antonio Corsaro), Antonio Prenesti, 57 anni di Nicotera (assistito dagli avvocati Salvatore Staiano e Francesco Sabatino), e Domenico Polito, 59 anni di Tropea (avvocati Vincenzo Galeota e Domenico Soranna), sono innocenti. Raggiunto telefonicamente l’avvocato Salvatore Staiano, oltre a manifestare apprezzamento per il lavoro svolto dal collaboratore avvocato Vincenzo Larocca, ha testualmente dichiarato: “La pretesa di alcuni collaboratori di giustizia di volere essere protagonisti ad ogni costo e in ogni vicenda omicidiaria ne depaupera credibilità e attendibilità. Era un esito ampiamente scontato quello assolutorio, deducibile dallo studio degli atti processuali”.
Operazione “Errore Fatale”
Operazione “Errore Fatale”
Il caso era stato riaperto dopo le nuove indagini condotte dalla Squadra Mobile di Vibo Valentia e dallo Sco, il Servizio centrale operativo della Polizia, sotto il coordinamento della Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro. Le nuove accuse si basavano sulle dichiarazioni rilasciate dal collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso che agli inquirenti aveva riferito il fatto che lo zio Francesco Mancuso, alias “Tabacco”, non andasse d’accordo con gli zii e tutto ciò avrebbe creato una spaccatura e delle frizioni all’interno del potente clan di Limbadi con la nascita di un’articolazione autonoma che per prendere potere sul territorio avrebbe commesso una serie di danneggiamenti e intimidazioni. Il culmine in una richiesta estorsiva ai danni dai un panificio di Spilinga nei pressi del quale il 9 luglio del 2003 è stato compiuto l’agguato costato la vita a Raffaele Fiamingo, all’epoca dei fatti 43enne, pluripregiudicato di Zungri e ritenuto il boss del Poro. Gravemente ferito “Ciccio Tabacco”, che fu colpito al torace, all’addome e al braccio sinistro. Riuscì a salvarsi dopo un intervento chirurgico all’ospedale di Vibo e una degenza di un mese e mezzo al Policlinico di Messina. (mi.fa.)