Per la faida nel Vibonese, il sostituto procuratore generale ha chiesto la conferma della sentenza di primo grado per quattro imputati e di ribaltare l’assoluzione in ergastolo per Iacopetta e Nazzareno Patania
di Gabriella Passariello
di Gabriella Passariello
Cinque condanne all’ergastolo ed una condanna a 20 anni di reclusione sono stati chiesti dal sostituto procuratore generale della Corte di assise di appello di Catanzaro per i sei imputati accusati sia del tentato omicidio che dell’omicidio di Giuseppe Matina, detto “Gringia”, freddato da colpi di arma da fuoco nel giardino di casa la sera del 20 febbraio del 2012. In particolare il pg ha chiesto la conferma della condanna all’ergastolo per i fratelli Giuseppe Patania, (40 anni); Saverio Patania, (42anni);Salvatore Patania (39 anni) e venti anni per Nicola Figliuzzi, (39 anni), condanne sentenziate dal gup distrettuale l’11 settembre 2017. Ha chiesto, inoltre, di ribaltare la sentenza di assoluzione nel carcere a vita nei confronti di Giuseppina Iacopetta (65anni), vedova del boss di Stefanaconi, Fortunato Patania ammazzato il 18 settembre del 2011e di Nazzareno Patania (40 anni). Dopo l’inizio delle arringhe difensive, nel cui collegio compaiono i nomi tra gli altri, degli avvocati Gregorio Viscomi, Sergio Rotundo e Giuseppe Di Renzo e Nicola Cantafora e il rinvio dell’udienza per la decisione al 21 febbraio.
Il tentato omicidio e la condanna a morte. Avevano cercato di uccidere Giuseppe Matina il 27 dicembre del 2011 mentre si trovava a bordo della sua utilitaria lunga la strada provinciale che collega Stefanaconi ai centri dell’Alto Mesima, ma “Gringia” in quella occasione riuscì a farla franca. L’appuntamento con la morte per Matina era stato, tuttavia, solo rinviato. Il giovane fu ucciso due mesi più tardi, con cinque colpi di pistola, di cui quattro all’addome e al torace, uno al volto. Nel tardo pomeriggio del 20 febbraio 2012 venne finito nel giardino di casa, mentre era intento a concludere la sua giornata di lavoro nei terreni