Sconto di pena per Saverio Patania e Nicola Figliuzzi. Due assoluzioni confermate
di Gabriella Passariello
di Gabriella Passariello
Con due assoluzioni e due ergastoli confermati, due pene ridotte si è concluso il processo di secondo grado per i sei imputati accusati del tentato agguato e dell’omicidio del 33enne Giuseppe Matina, detto “Gringia”, l’imprenditore agricolo, ucciso nell’ambito della faida tra i Patania e i Piscopisani. Dopo circa tre ore di camera di consiglio, la Corte di assise di appello di Catanzaro, presieduta dal giudice Fabrizio Cosentino ha confermato il carcere a vita per Giuseppe e Salvatore Patania, sconto di pena per Saverio Patania, che in primo grado era stato condannato all’ergastolo dal gup distrettuale con sentenza emessa l’11 settembre del 2017, la Corte di assise di appello gli ha inflitto 30 anni di reclusione. Pena ridotta anche per Nicola Figliuzzi, condannato ad 11 anni e sei mesi, in luogo dei 20 anni sentenziati dal giudice di prime cure, assolvendolo dal reato di ricettazione. I giudici di secondo grado hanno confermato l’assoluzione per Giuseppina Iacopetta, vedova del boss Fortunato Patania, ammazzato il 18 settembre del 2011 e Nazareno Patania (per entrambi il pg aveva chiesto il carcere a vita). Lo scorso 14 febbraio il sostituto procuratore al termine della requisitoria aveva invocato il carcere a vita per tutti, tranne che per Figliuzzi, a carico del quale aveva il pg Alessandro Modestino aveva chiesto la conferma della sentenza di primo grado.
Il tentato omicidio e la condanna a morte. Avevano cercato di uccidere Giuseppe Matina il 27 dicembre del 2011 mentre si trovava a bordo della sua utilitaria lunga la strada provinciale che collega Stefanaconi ai centri dell’Alto Mesima, ma “Gringia” in quella occasione riuscì a farla franca. L’appuntamento con la morte per Matina era stato, tuttavia, solo rinviato. Il giovane fu ucciso due mesi più tardi, con cinque colpi di pistola, di cui quattro all’addome e al torace, uno al volto. Nel tardo pomeriggio del 20 febbraio 2012 venne finito nel giardino di casa, mentre era intento a concludere la sua giornata di lavoro nei terreni. I killer avrebbero colpito senza pietà, incuranti della presenza di altre persone, tra cui moglie e prole della vittima.Nell’azione di fuoco un ruolo strategico ebbero, secondo l’accusa, Nicola Figliuzzi che avrebbe avuto il compito di fornire ai killer il furgone usato per l’azione di fuoco e Damiano Caglioti che avrebbe fornito le armi.
Il collegio difensivo. Nel processo sull’omicidio di Giuseppe Matina compaiono i nomi dei legali Gregorio Viscomi, Salvatore Staiano, Giuseppe Di Renzo, Sergio Rotundo e Antonio Larussa.
Redazione Calabria 7