Il processo a carico di Gallo inizierà il 23 aprile davanti alla Corte di assise
E’ stato rinviato a giudizio Marco Gallo, 34 anni, accusato di essere il killer del noto penalista Francesco Pagliuso, ucciso a colpi di pistola la sera del 9 agosto 2016 mentre si trovava a bordo della sua auto appena parcheggiata nel giardino della sua abitazione lametina. Il gup Pietro Carè ha mandato l’imputato a processo che inizierà davanti alla Corte di assise il 23 aprile prossimo, dopo aver ammesso come parti civili i genitori della vittima rappresentati dall’avvocato Salvatore Staiano, la sorella Angela Rita Pagliuso, rappresentata dall’avvocato Nunzio Raimondi, la sorella Assunta Antonia Pagliuso, difesa allegale Aldo Ferraro, la moglie Antonella Divasto, difesa dal legale Enzo Galeota, l’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme, la Camera penale, i Comune di Lamezia e di Soveria Mannelli. I carabinieri hanno lavorato per oltre un anno alla soluzione del caso, riscontrando diverse analogie con gli altri due omicidi per i quali Gallo si trova già in carcere da luglio 2017, quello di Gregorio Mezzatesta, il dipendente delle Ferrovie della Calabria ucciso a Catanzaro la mattina del 24 giugno 2017 – e di Francesco Berlingieri, il fruttivendolo freddato dinanzi il suo negozio a Lamezia Terme nel gennaio dello stesso anno. Analogie che hanno consentito ad inquirenti ed investigatori di individuare, attraverso la telecamera di via Marconi, il finto podista in maglietta e calzoncini che si aggirava nelle sere precedenti all’omicidio Pagliuso in orari improbabili attorno alla villa dell’avvocato. Circostanze nelle quali era presente l’auto dello stesso Gallo, una Bmw station wagon. Gallo, secondo le ipotesi accusatorie dopo vari sopralluoghi e appostamenti avrebbe atteso il rientro a casa della vittima a bordo della Volkswagen Toureg, si sarebbe avvicinato allo sportello del finestrino abbassato dal lato guida esplodendo numerosi colpi di arma da fuoco, tre dei quali lo hanno raggiunto in testa. Nella recente indagine Reventinum è emerso che Gallo era al servizio degli Scalise, una delle cosche della montagna del Lametino. Ed è proprio in questa faida tra cosche che si inquadrerebbe il delitto di Pagliuso. I contrasti sarebbero iniziati quando Daniele Scalise, ucciso a giugno 2014, figlio di Pino Scalise e fratello di Luciano, incontrando Pagliuso nel periodo di latitanza lo avrebbe accusato di non averlo difeso in maniera adeguata in alcuni processi. E nell’estate del 2012, l’avvocato sarebbe stato portato incappucciato da Lamezia Terme in un bosco della zona montana del Reventino, legato, immobilizzato, dinnanzi ad una buca scavata nel terreno con un mezzo meccanico.
E’ stato rinviato a giudizio Marco Gallo, 34 anni, accusato di essere il killer del noto penalista Francesco Pagliuso, ucciso a colpi di pistola la sera del 9 agosto 2016 mentre si trovava a bordo della sua auto appena parcheggiata nel giardino della sua abitazione lametina. Il gup Pietro Carè ha mandato l’imputato a processo che inizierà davanti alla Corte di assise il 23 aprile prossimo, dopo aver ammesso come parti civili i genitori della vittima rappresentati dall’avvocato Salvatore Staiano, la sorella Angela Rita Pagliuso, rappresentata dall’avvocato Nunzio Raimondi, la sorella Assunta Antonia Pagliuso, difesa allegale Aldo Ferraro, la moglie Antonella Divasto, difesa dal legale Enzo Galeota, l’Ordine degli avvocati di Lamezia Terme, la Camera penale, i Comune di Lamezia e di Soveria Mannelli. I carabinieri hanno lavorato per oltre un anno alla soluzione del caso, riscontrando diverse analogie con gli altri due omicidi per i quali Gallo si trova già in carcere da luglio 2017, quello di Gregorio Mezzatesta, il dipendente delle Ferrovie della Calabria ucciso a Catanzaro la mattina del 24 giugno 2017 – e di Francesco Berlingieri, il fruttivendolo freddato dinanzi il suo negozio a Lamezia Terme nel gennaio dello stesso anno. Analogie che hanno consentito ad inquirenti ed investigatori di individuare, attraverso la telecamera di via Marconi, il finto podista in maglietta e calzoncini che si aggirava nelle sere precedenti all’omicidio Pagliuso in orari improbabili attorno alla villa dell’avvocato. Circostanze nelle quali era presente l’auto dello stesso Gallo, una Bmw station wagon. Gallo, secondo le ipotesi accusatorie dopo vari sopralluoghi e appostamenti avrebbe atteso il rientro a casa della vittima a bordo della Volkswagen Toureg, si sarebbe avvicinato allo sportello del finestrino abbassato dal lato guida esplodendo numerosi colpi di arma da fuoco, tre dei quali lo hanno raggiunto in testa. Nella recente indagine Reventinum è emerso che Gallo era al servizio degli Scalise, una delle cosche della montagna del Lametino. Ed è proprio in questa faida tra cosche che si inquadrerebbe il delitto di Pagliuso. I contrasti sarebbero iniziati quando Daniele Scalise, ucciso a giugno 2014, figlio di Pino Scalise e fratello di Luciano, incontrando Pagliuso nel periodo di latitanza lo avrebbe accusato di non averlo difeso in maniera adeguata in alcuni processi. E nell’estate del 2012, l’avvocato sarebbe stato portato incappucciato da Lamezia Terme in un bosco della zona montana del Reventino, legato, immobilizzato, dinnanzi ad una buca scavata nel terreno con un mezzo meccanico.