Omicidio Rosso nel Catanzarese, arriva la sentenza: 4 ergastoli (NOMI)

Regge in Corte di assise l'impianto accusatorio. Il pm in aula aveva invocato cinque ergastoli

di Gabriella Passariello- Dopo circa tre anni di udienze, tra costituzioni delle parti civili, testimoni dell’accusa e della difesa, requisitoria e arringhe difensive, si chiude il processo di primo grado per cinque imputati, accusati dell’omicidio di Francesco Rosso, il macellaio 35enne, ucciso il 14 aprile 2015 a Simeri Mare. La Corte di assise di Catanzaro, presieduta da Alessandro Bravin, ci è andata pesante, sentenziando 4 ergastoli nei confronti di Evangelista Russo 70enne ritenuto il mandante dell’omicidio, Francesco Mauro 41 anni che avrebbe materialmente consegnato la pistola Luger calibro 9 al killer; Gregorio Procopio, 56 anni, il figlio Antonio Procopio di 31 anni, entrambi di Botricello, mentre ha condannato il genero, Vincenzo Sculco, trentenne di Andali a 24 anni di reclusione. Già condannato invece a 17 anni al termine del processo con rito abbreviato il sicario reo confesso Danilo Monti, 30 anni, di Cerva.

 I singoli ruoli nel delitto

 I singoli ruoli nel delitto

Sarebbe stato proprio Russo il mandante del delitto deciso nel corso di una riunione avvenuta un mese prima dell’esecuzione. Russo avrebbe conferito a Sculco, Gregorio Procopio, Danilo Monti l’incarico di eliminare Rosso o il figlio Francesco, procurando una pistola calibro 9 da utilizzare per l’omicidio, materialmente consegnata da Mauro, l’istigatore, a Monti. Mauro, poi, avrebbe eseguito a bordo della sua Golf nera sopralluoghi nei giorni precedenti il delitto insieme a Monti, Sculco e Gregorio Procopio tanto nell’abitazione in località “La Petrizia” di Sellia Marina di proprietà della famiglia Rosso come nella loro  macelleria “Le bontà del Rosso” in località “Chiusa” a Simeri Mare, fornendo loro le indicazioni del luogo più idoneo per portare a termine il piano omicidiario e delle strade da percorrere per darsi alla fuga in sicurezza. Tutti avrebbero avrebbe seguito gli spostamenti della vittima nei giorni precedenti l’agguato, effettuando un accurato controllo della macelleria e del contiguo bar Mojto, per individuare le camere interne ed esterne dell’impianto di video sorveglianza.

Il giorno dell’omicidio

Monti, la mattina del 14 aprile, avrebbe eseguito un ultimo sopralluogo insieme ai due Procopio e a Sculco, avrebbe parcheggiato la macchina all’esterno della macelleria e una volta entrato nel negozio e chiesto della carne, avrebbe esploso all’indirizzo di Rosso, posizionato al di là del banco frigo, non meno di tre colpi di pistola, almeno due dei quali lo hanno raggiunto nelle “zone cervico-facciale, toracica e branchiale sinistra, cagionandone la morte per insufficienza respiratoria acuta con l’aggravante della premeditazione”.

I ricatti, le ritorsioni e gli arresti

Danilo Monti , Gregorio Procopio , Antonio Procopio e Vincenzo Sculco, accusati di essere gli esecutori materiali del delitto sono stati arrestati a settembre 2018, dai militari della Compagnia Carabinieri di Sellia Marina, nell’ambito dell’operazione denominata “Quinto Comandamento”, dando esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari di Catanzaro su richiesta della Procura.  Le manette per l’imprenditore Evangelista Russo e il suo dipendente  Francesco Mauro, sono scattate, tre mesi dopo, il 13 dicembre dello stesso anno. Come evidenziato dagli inquirenti i motivi dell’efferato omicidio sono da ricercarsi in una serie di dissapori sorti tra le famiglie Russo e Rosso e continuati per più di 20 anni. Una serie di ricatti, ritorsioni e screzi, trasformati in odio e sfociati poi nel sangue.

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