Omicidio Vangeli nel Vibonese, assolti i due “amici” della vittima: “Non favorirono i Prostamo”

La sentenza del Tribunale collegiale di Vibo nell'ambito del filone ordinario del processo sulla scomparsa del giovane di Filandari

Il Tribunale collegiale di Vibo Valentia presieduto dal giudice Tiziana Macrì ha assolto dall’accusa di favoreggiamento personale Fausto Signoretta, 32 anni, di Ionadi (difeso dall’avvocato Giovanni Vecchio), Alessio Porretta, 27 anni, di Filandari (assistito dall’avvocato Gianni Puteri), nell’ambito di un altro filone del processo sulla scomparsa di Francesco Vangeli, il giovane di Scaliti (frazione di Filandari) sparito nella notte tra l’8 e il 9 ottobre del 2009 e il cui corpo non è mai stato trovato. I due imputati erano accusati di aver favorito i fratelli di San Giovanni di Mileto, Giuseppe e Antonio Prostamo, i principali indiziati del delitto. Il primo è stato condannato dalla Corte d’Appello di Catanzaro a 17 anni e 6 mesi di reclusione mentre il secondo è stato condannato 30 anni di carcere. Nei confronti di Signoretta e Porretta, il pubblico ministero della Dda di Catanzaro, Irene Crea, aveva chiesto la condanna a tre anni di reclusione ravvisando l’aggravante mafiosa nel loro comportamento. Le accuse mosse dall’Ufficio di Procura non hanno però retto al vaglio del Tribunale collegiale di Vibo Valentia che ha optato per l’assoluzione.

Ingannato, ucciso e gettato nel fiume Mesima

Ingannato, ucciso e gettato nel fiume Mesima

Secondo l’accusa Francesco Vangeli sarebbe stato attirato in un tranello, ferito mortalmente con un colpo di fucile, chiuso in un sacco di plastica e ancora agonizzante gettato nel fiume Mesima. Ad uccidere Vangeli sarebbero stati i due fratelli di San Giovanni di Mileto, Antonio e Giuseppe Prostamo che avrebbero agito in concorso con altre due persone ancora in fase di identificazione. I fatti si sarebbero consumati tra il pomeriggio e la sera del 9 ottobre 2018. Vangeli è stato attirato con un pretesto nella casa di Antonio e Giuseppe Prostamo a San Giovanni di Mileto. E’ qui che il giovane di Filandari sarebbe stato ferito dal colpo di fucile, rinchiuso in un sacco nero di plastica e ancora moribondo trasportato a bordo della sua auto nei pressi del fiume Mesima dove, moribondo, è stato gettato. Quindi i suoi presunti assassini hanno bruciato la macchina nel tentativo di cancellare quante più tracce possibili.

“Tradito dagli amici”

Un ruolo fondamentale in questa vicenda lo avrebbero rivestito due “amici” di Vangeli: Alessio Porretta e Fausto Signoretta, entrambi accusati di favoreggiamento aggravato dal metodo mafioso. Il primo avrebbe accompagnato la vittima a San Giovanni di Mileto a bordo della Ford Fiesta poi data alle fiamme. Secondo le indagini, prima di arrivare a destinazione, i due si sarebbero fermati a Nao (frazione di Ionadi) per informare Fausto Signoretta e chiedere di interessarsi alla vicenda per trovare una soluzione nei contrasti esistenti tra i Prostamo e Francesco Vangeli “anche in virtù – sottolineano gli inquirenti – della sua vicinanza ai Mancuso”. Signoretta ha infatti tenuto a battesimo la figlia di Giuseppe Mancuso, quest’ultimo figlio di Giovanni. Una mediazione fallita perché – da quanto emerge dall’inchiesta – Signoretta veniva costretto in malo modo dai Prostamo ad allontanarsi dalla loro abitazione mentre Porretta sarebbe stato riaccompagnato a casa lasciando da solo al proprio destino il povero Vangeli.

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