di Mimmo Famularo – Dal carcere ai domiciliari, andata e ritorno. Torna dietro le sbarre uno dei presunti assassini di Francesco Vangeli, il giovane di Filandari (provincia di Vibo), ucciso e gettato ancora moribondo nel fiume Mesima e il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Così ha deciso il Tribunale del Riesame di Catanzaro accogliendo il ricorso della Direzione distrettuale antimafia guidata da Nicola Gratteri che si era opposta al provvedimento di scarcerazione emesso nei confronti di Giuseppe Prostamo, 35 anni di San Giovanni di Mileto, condannato in primo grado a 30 anni di reclusione nel processo celebratosi con il rito abbreviato dinnanzi al gup di Catanzaro Gabriella Logozzo.
Dal carcere ai domiciliari
Dal carcere ai domiciliari
Accusato di concorso in omicidio e soppressione di cadavere ai danni del giovane di Filandari, nonché del reato di detenzione illegale di armi, proprio un anno fa il Tribunale del Riesame di Catanzaro aveva accolto un’istanza di revoca della custodia cautelare in carcere presentata dagli avvocati Sergio Rotundo e Giuseppe Grande. Il gip aveva dapprima rigettato la richiesta avanzata dai legali di Prostamo che contro questa decisione si erano poi appellati a giudici del Riesame i quali avevano concesso all’imputato gli arresti domiciliari. Nel frattempo è arrivata la sentenza di primo grado emessa lo scorso dicembre dal gup distrettuale di Catanzaro che ha condannato Prostamo alla pena di 30 anni di reclusione escludendo l’aggravante mafiosa del delitto avvenuto, secondo l’accusa, nella notte tra il 9 e il 10 ottobre del 2018.
Dai domiciliari al carcere
Contro la scarcerazione di Prostamo che stava scontando la pena ai domiciliari, la Procura antimafia si è rivolta alla Cassazione e i giudici della Suprema corte sciogliendo le riserve hanno annullato il provvedimento del Riesame trasmettendo gli atti al Catanzaro per un nuovo giudizio in diversa composizione. Alla luce della sentenza di primo grado, il quadro cautelare è stato rivisitato e le argomentazioni della pm della Direzione distrettuale antimafia accolto in toto. Nello scorso week and i carabinieri hanno quindi eseguito un nuovo provvedimento cautelare e Prostamo è tornato in carcere.
Tre filoni e due moventi
Questo è solo uno dei tre filoni della vicenda giudiziaria che punta a fare piena luce sull’omicidio del 26nne di Filandari. In Corte d’Assise, infatti, è imputato il fratello di Giuseppe, Antonio Prostamo, mentre altre tre persone risultano indagate tra Dda e Procura ordinaria. Il delitto avrebbe due moventi: uno passionale in quanto la ragazza di Vangeli, Alessia Pesce (indagata) sarebbe stata contesa da Antonio Prostamo; l’altro afferisce ad un presunto debito di droga maturato dalla vittima nei confronti di Giuseppe Prostamo e alla mancata restituzione di un’arma ai due fratelli di San Giovanni di Mileto.
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