Oms: “Il Coronavirus è ancora letale, record di casi giornalieri”

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Lo ha riferito il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel consueto briefing sull’evoluzione del coronavirus nel mondo.

Lo ha riferito il direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel consueto briefing sull’evoluzione del coronavirus nel mondo.

“La pandemia di coronavirus sta accelerando, ieri sono stati riportati 150.000 nuovi casi, il numero più alto in un giorno finora. Il mondo è in una nuova e pericolosa fase”. Sono queste le parole del direttore generale dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), Tedros Adhanom Ghebreyesus, nel consueto briefing sull’evoluzione del coronavirus nel mondo.

“Molte persone sono comprensibilmente stufe di stare in casa. I Paesi sono, allo stesso modo, comprensibilmente ansiosi di far ripartire le loro economie.  Ma il virus si sta ancora diffondendo, è ancora mortale e la maggior parte delle persone sono suscettibili”, ha poi aggiunto.

Il bilancio globale dei morti provocati dal coronavirus ha superato la soglia dei 460.000: è quanto emerge dal conteggio della Johns Hopkins University.

I dati dell’università americana indicano che ad oggi 460.005 persone sono decedute nel mondo a causa del virus, su un totale di 8.663.135 contagiati.

Finora le persone guarite sono 4.245.777.

La situazione del contagio in Italia

Diminuiscono in Italia contagi e decessi giornalieri, aumenta complessivamente il numero delle persone guarite ma i numeri continuano ad allarmare. Il bollettino del 19 giugno recita 47 morti e 251 nuovi casi: oltre il 62% dei malati nelle ultime 24 ore sono in Lombardia (157).

I dati regione per regione

Nel dettaglio, secondo i dati diffusi dalla Protezione civile, le persone attualmente positive sono:

  • 14.045 in Lombardia;
  • 2.178 in Piemonte;
  • 1.219 in Emilia-Romagna;
  • 582 in Veneto;
  • 423 in Toscana;
  • 249 in Liguria;
  • 988 nel Lazio;
  • 560 nelle Marche;
  • 125 in Campania;
  • 255 in Puglia;
  • 56 nella Provincia autonoma di Trento;
  • 150 in Sicilia;
  • 85 in Friuli Venezia Giulia;
  • 407 in Abruzzo;
  • 75 nella Provincia autonoma di Bolzano;
  • 17 in Umbria;
  • 30 in Sardegna;
  • 4 in Valle d’Aosta;
  • 34 in Calabria;
  • 53 in Molise;
  • 8 in Basilicata.
  • La provenienza dei nuovi casi nel mondo

    Dei nuovi casi di cui ha fatto riferimento Ghebreyesus, come si può leggere in uno dei tweet che vengono puntualmente inseriti sul profilo ufficiale di Twitter dell’Organizzazione, “quasi la metà sono stati segnalati dalle Americhe, con un gran numero proveniente anche dall’Asia meridionale e dal Medio Oriente”.

    La pandemia Coronavirus quindi, specie in quelle aree del mondo, non è da sottovalutare, per questo il numero uno dell’Oms ha voluto lanciare un appello.

    “Siamo più vulnerabili quando siamo divisi, ma con la solidarietà e la cooperazione, supereremo la pandemia di Covid-19 e saremo preparati sempre meglio ai momenti di difficoltà che ci aspettano”, ha aggiunto.

    L’allarme legato ai rifugiati

    Un altro aspetto toccato nel corso del briefing ha riguardato l’aspetto dei contagi in relazione ai rifugiati.

    “L’Oms è profondamente preoccupata per il pericolo, reale ed attuale, che il Covid-19 si possa diffondere in modo vasto nei campi per rifugiati”, ha spiegato ancora Ghebreyesus, nel corso dell’incontro che ha visto tra gli ospiti anche l’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Filippo Grandi.

    “I rifugiati sono particolarmente a rischio perchè spesso hanno accesso limitato ad acqua, servizi sanitari, cibo”, ha sottolineato l’esperto.

    “Abbiamo il dovere comune di fare tutto il possibile per prevenire, rilevare e rispondere alla trasmissione di Covid-19 tra le popolazioni di rifugiati” ha quindi concluso, soprattutto perché spesso e volentieri hanno a che fare con situazioni in cui “la sanità pubblica è debole”.

    Redazione Calabria 7

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