Oncologia, l’appello della Favo al commissario Longo: “Colmare le carenze assistenziali”

“Rappresentiamo il maggior numero di associazioni non profit presenti in regione nel settore oncologico, che hanno contribuito assieme a tante altre in Italia, alla crescita del movimento di volontariato che ha favorito la nascita delle cure palliative e della terapia del dolore rivolte alle persone affette da malattie inguaribili, prioritariamente oncologiche. Da anni diamo voce e sostegno ai bisogni complessi di migliaia di persone in situazione di gravità nelle diverse fasi della malattia oncologica , in ospedale e a domicilio. L’attuale emergenza pandemica ha acuito i loro disagi e messo in luce le carenze della sanità territoriale calabrese ormai da tempo incapace a governare il sistema , nonostante la pronta disponibilità di risorse economiche per potenziare i servizi domiciliari non solo per i pazienti Covid positivi ma per tutti i soggetti affetti da malattie croniche ed evolutive per i quali non è consentito in questo particolare momento, l’accesso in ospedale per la somministrazione di terapie causali”. Lo scrive in una nota Enzo Nania, delegato regionale

Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia)
Favo (Federazione italiana delle associazioni di volontariato in oncologia)

Non c’è personale specialistico alle cure palliative

“I precedenti commissari ad acta – si legge in un comunicato –  hanno autorizzato l’assunzione di circa 4000 nuove figure professionali per il potenziamento dei servizi territoriali ed ospedalieri ma negligentemente non hanno previsto l’assunzione di personale specialistico da destinare ai servizi di cure palliative . Dalla emanazione della legge 38 del 15 marzo 2010, “ Disposizioni per garantire l’accesso alle cure palliative e alla terapia del dolore” e nonostante la copiosa normativa attuativa che ne è derivata, la Regione Calabria è stata inadempiente nei confronti di un diritto riconosciuto dalla legge. La politica regionale ha scelto per questo delicato settore di favorire il privato lucrativo sul pubblico. Dei sette hospice pubblici progettati nel 2000 , cinque sono stati affidati ad enti privati, lasciando scoperte vaste aree del territorio ancora prive di servizi domiciliari dedicati. Decine di milioni dei fondi assegnati dalla Conferenza Stato Regioni per la strutturazione delle reti locali di cure palliative e terapia del dolore sono stati riversati dalle aziende sanitarie provinciali sulle quote indistinte dei bilanci aziendali per risanare i debiti, sottraendoli di fatto ai cittadini più fragili che paradossalmente sono i finanziatori. Auspichiamo l’intervento della Magistratura e della Corte dei Conti o altro organo di controllo per interrompere questa pratica illegale”.

4mila morti all’anno

“Più di 4000 ammalati oncologici – conclude la nota – muoiono ogni anno in questa regione e altre 2000 necessitano, nel corso delle cure causali, di terapie di supporto, oggi praticabili solo a domicilio. In tutte le aziende sanitarie si continua illegalmente a sostituire i servizi di cure palliative domiciliari con i servizi Adi, assolutamente inadeguati a soddisfare le esigenze di presa in carico globale del paziente e della sua famiglia, in modo continuativo , intenso e multidisciplinare. Commissario Longo, ci appelliamo alla vostra indiscussa serietà, sicuri che le vostre sensibilità si determinino per colmare questo vuoto assistenziale autorizzando le Asp calabresi a bandire concorsi pubblici per la composizione delle equipe multidisciplinari di cure palliative dedicate e gli organici degli ambulatori di terapia del dolore. Noi volontari, espressione della società civile calabrese, che accompagniamo, lungo il percorso di malattia, tante situazioni di fragilità, che consideriamo un privilegio stare accanto a queste persone nella sofferenza, che riconosciamo essere i nostri maestri di vita, attendiamo fiduciosi un Vostro efficace intervento che faccia giustizia e corregga una così grave omissione, restituendo dignità e legalità a questo territorio”.

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