Operazione Anteo, il ruolo del carabiniere infedele e le indagini depistate

Negli atti dell'inchiesta della Dda di Catanzaro le conversazioni intercettate da cui si evince come il militare abbia aiutato uno dei principali indagati

di Gabriella Passariello- Un uomo in divisa infedele, disposto a compilare falsi verbali, a nascondere la droga e a depistare indagini per proteggere l’ “amico” da guai giudiziari. C’è anche questo nell’ordinanza vergata dal gip Gaia Sorrentino che ha disposto 30 misure cautelari nell’ambito dell’inchiesta della Dda di Catanzaro “Anteo”, che ha smantellato un fiorente traffico di sostanze stupefacenti nelle province di Catanzaro, Reggio e Vibo. Nel provvedimento dove risultano anche due indagati a piede libero, emerge la figura di  Rocco Bruno Caruso, destinatario di una misura cautelare agli arresti domiciliari,  in servizio al comando Stazione carabinieri forestali di San Vito sullo Ionio, nei cui confronti si ipotizzano i reati di  depistaggio, falso ideologico per induzione e rivelazione del segreto di ufficio. L’appuntato scelto nel corso di un controllo su strada effettuato insieme ad una pattuglia, avrebbe ostacolato un’indagine, nascondendo la droga ritrovata in seguito alla perquisizione veicolare e personale a cui sono stati sottoposti Damiano Fabiano e Salvatore Macrì all’interno di una Fiat Panda nel mese di giugno del 2017 nei pressi di Olivadi, sottoscrivendo un verbale farlocco. Caruso, inoltre, avrebbe violato i doveri inerenti alle sue funzioni, rivelando a Damiano Fabiano notizie del suo Ufficio che dovevano rimanere segrete, agevolando la conoscenza di dettagli investigativi  per i quali i carabinieri della Stazione di San Vito sono stati allertati per sottoporre a controllo con l’ausilio della pattuglia l’auto con a bordo i due indagati.

 “Mi ha salvato il culo”

 “Mi ha salvato il culo”

I rapporti con il carabiniere vengono chiariti nel corso di una conversazione intercettata, datata 29 maggio 2018 tra Domenico Fabiano e alcuni familiari, durante la quale il primo riferisce le circostanze in cui è stato aiutato dal carabiniere, facendo riferimento a Rocco, indicato come “amico vostro”, specificando che lui in servizio al Corpo forestale era stato arruolato nell’Arma dei carabinieri. Fabiano precisa di conoscerlo in quanto suo cliente, riferendo che si recava spesso da lui per prendere salumi e formaggi e che lo aveva aiutato nel corso di una perquisizione: “un giorno mi ha fermato e mi ha salvato il culo… mi hanno fermato i carabinieri di San Vito … poi si  è fermato anche lui… adesso lo vedi che lui è passato carabiniere?… si è fermato… me l’ha cacciata lui… pulito pulito… mi ha fatto un’occhiata e l’ha svignata dietro un sentiero. E’ stato in gamba! Quel giorno mi ha aiutato, la verità…”.

Dettagli investigativi rivelati

Damiano Fabiano racconta, inoltre, che l’appuntato gli aveva rilevato dettagli riservati in merito all’attività di servizio, di essere stato sottoposto ad ispezione da Rocco e dal maresciallo, mostrandosi consapevole del motivo che aveva indotto i militari a controllarlo: “ quando è venuto Rocco mi ha riconosciuto! Che veniva sempre per il formaggio… mi ha detto che cazzo stai combinando? E gli ho detto tu a me lo domandi? Al maresciallo devi domandarlo. Se hai qualcosa buttala sotto la macchina che la prendo io e la butto”. Nel corso del racconto riferisce di avere negato alle Forze dell’ordine di avere con sé qualcosa di illegale e di avere apprezzato il comportamento del carabiniere, perchè Caruso nella consapevolezza della non corrispondenza al vero delle circostanze riportate ha comunque sottoscritto l’atto, nel quale veniva attestato il mancato ritrovamento di droga, inducendo in errore i colleghi che hanno proceduto alla sottoscrizione dell’atto. Il gip precisa che Fabiano non ha una produzione casearia e che quando parla di formaggio fa riferimento alla droga da dare agli acquirenti.

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