Operazione “Basso profilo”, indagato anche Lorenzo Cesa, segretario nazionale Udc

Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa nell’ambito dell’operazione antimafia “Basso profilo” della Dda di Catanzaro. L’abitazione romana del parlamentare è stata perquisita stamane dalle forze dell’ordine su disposizione della procura di Catanzaro.

Lorenzo Cesa conferma di avere “ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017” e spiega: “Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura competente”.     “Come sempre – assicura – ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese – annuncia – rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale, con effetto immediato”.

Lorenzo Cesa conferma di avere “ricevuto un avviso di garanzia su fatti risalenti al 2017” e spiega: “Mi ritengo totalmente estraneo, chiederò attraverso i miei legali di essere ascoltato quanto prima dalla Procura competente”.     “Come sempre – assicura – ho piena e totale fiducia nell’operato della magistratura. E data la particolare fase in cui vive il nostro Paese – annuncia – rassegno le mie dimissioni da segretario nazionale, con effetto immediato”.

Il “patto di scambio”

Ci sarebbe un patto consistente in una promessa di appoggio elettorale fra gli uomini dell’Udc ed esponenti della ‘ndrangheta all’origine del coinvolgimento di Lorenzo Cesa nell’indagine della Dda di Catanzaro in cui il segretario dello Scudo crociato dimissionario è indagato per concorso esterno in associazione mafiosa. In particolare, la consorteria ‘ndranghetista, nelle persone di Antonio Gallo, del consigliere comunale di Catanzaro Tommaso Brutto e del figlio Saverio, Antonino Pirrello e Natale Errigo, sarebbe entrata in scena in occasione delle elezioni politiche del marzo 2018, per il rinnovo della Camera dei deputati e del Senato.

In quella circostanza, secondo gli inquirenti, sarebbe stato stipulato un “patto di scambio” con il Francesco Talarico, assessore regionale al Bilancio finito agli arresti domiciliari, consistente nella promessa di “entrature” per l’ottenimento di appalti per la fornitura di prodotti antinfortunistici erogati dalla sua impresa e banditi da enti pubblici economici e società in house, “attraverso – scrivono gli inquirenti -la mediazione dell’europarlamentare Lorenzo Cesa in cambio della promessa di un “pacchetto” di voti”.

È associazione per delinquere semplice (e non concorso esterno in associazione mafiosa come si era appreso in un primo momento da fonti investigative) il reato contestato a Lorenzo Cesa, segretario nazionale dell’Udc, nell’ambito dell’operazione “Basso profilo” coordinata dalla Dda di Catanzaro. La precisazione è stata fatta nel corso della conferenza stampa degli inquirenti svoltasi nella sede della Corte d’Appello del capoluogo calabrese.

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