Operazione Corvo, Parente al Riesame chiede la restituzione di 38mila euro

di Gabriella Passariello – Hanno chiesto l’annullamento dell’ordinanza con il cui il 15 dicembre scorso il gip Filippo Aragona ha disposto il sequestro preventivo di circa 38mila euro all’ex consigliere regionale di Forza Italia Claudio Parente, indagato nell’inchiesta del sostituto procuratore  Graziella Viscomi, nome in codice Corvo”, insieme a due consiglieri del Comune di Catanzaro  Francesco Gironda e Giuseppe Pisano per peculato e  corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio. Davanti ai giudici del Riesame, presieduto da Giuseppe De Salvatore, oggi gli avvocati difensori di Parente, Francesco Gambardella e Giacomo Maletta hanno invocato l’insussistenza del reato di peculato, che ha portato al sequestro preventivo finalizzato alla confisca, in quanto l’incarico dato ai due consiglieri è previsto da una legge regionale e non si può quindi parlare, secondo i legali, di appropriazione indebita di somme di danaro da parte di incaricato di pubblico servizio, mentre il pm ha ribadito in aula le ipotesi di accusa, che si sarebbero consumate il 30 luglio e 1 agosto 2018.

Il patto corruttivo

Il patto corruttivo

Due date che secondo la Procura suggellano un accordo corruttivo tra Parente Gironda e  Pisano, un patto siglato assumendo nelle strutture speciali della Regione rispettivamente il fratello e la compagna dei due consiglieri, utilizzando fondi pubblici per fini privati, pur sapendo di conferire i due incarichi senza procedere ad alcuna selezione pubblica e a persone prive dei requisiti necessari per svolgere quel determinato ruolo. “Un regalo” per compensare i due consiglieri di aver dato il loro voto in un Consiglio comunale convocato di urgenza per l’approvazione della delibera numero 95 del 13 settembre 2018 con cui l’associazione interregionale “Vivere Insieme” di cui Parente è titolare e amministratore di fatto, ha ottenuto l’affidamento per il progetto di riqualificazione Catanzaro Sud, da periferia a nuova centralità, in aree ex piano di zona numero 5 denominato Corvo-Aranceto, per la costruzione di un complesso di attività di carattere sanitario e sportivo.

Accuse al vaglio del Riesame

Reciproci favori, secondo le ipotesi di accusa, risultanti anche dal fatto che il fratello di Gironda e la compagna di Pisano  durante l’espletamento del loro incarico hanno avuto rarissimi contatti telefonici con Parente, “con la conseguenza che molto probabilmente loro non hanno mai effettuato alcuna attività, ma hanno solo beneficiato della remunerazione”. Per come documentato in atti, la Regione attribuiva un potere di spesa funzionale a soddisfare finalità istituzionali, e “l’uso destinato a soddisfare la copertura di un incarico non previsto obbligatoriamente, ma facultato configura un’appropriazione di denaro pubblico per finalità private”. In altre parole, le assunzioni, secondo le ipotesi di accusa non sono state funzionali a soddisfare le esigenze istituzionali del consigliere Parente, ma a compiacere le esigenze private dell’imprenditore Parente”. I giudici del Riesame si sono riservati sulla decisione e solo nei prossimi giorni si saprà se Parente rientrerà o meno nella disponibilità delle somme sequestrate.

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