“Le comunicazioni tra gli indagati avvenivano esclusivamente via chat, mentre le stesse schede telefoniche non generavano alcun traffico telefonico o sms, così evitando, salvi alcuni casi, ogni possibile tracciamento mediante l’acquisizione dei relativi tabulati”. Lo rileva il gip nell’ordinanza di misure cautelari disposta nell’ambito dell’operazione anti ‘ndrangheta ‘Eureka’, condotta dai carabinieri in tutta Italia, sottolineando il ruolo sempre più centrale assunto dai cosiddetti “criptofonini” nell’attività delle organizzazioni criminali: in sostanza, “smartphone modificati nel software da operatori clandestini, con l’unico scopo di garantirne l’inviolabilità delle comunicazioni”.
Disvelati i contenuti delle chat
Disvelati i contenuti delle chat
“L’utilizzatore, infatti – spiega il gip – non può apportare modifiche al ‘device’ e il relativo sistema operativo è caratterizzato da particolari requisiti di sicurezza, tra cui la disabilitazione della localizzazione gps, dei servizi Google, del Bluetooth, della fotocamera, della porta Usb, oscuramento delle notifiche push e blocco di ogni altro servizio che possa generare un rischio di intercettazione o localizzazione”.
“Anche l’uso di schede SD esterne – si legge ancora nel documento – viene interdetto. Rimangono attive le chiamate, ma solo in modalità VoiP, quindi senza l’uso della rete gsm e la messaggistica, ma con applicazioni proprietarie e crittografate. Nonostante tali accorgimenti, i contenuti delle chat sono stati disvelati in quanto alcune autorità e polizie giudiziarie straniere (in particolare olandesi, belghe e francesi) hanno ‘violato’ i server ove venivano memorizzate le conversazioni, acquisendo i dati ivi contenuti”.
Il valore investigativo
Nell’operazione ‘Eureka’ dei carabinieri del Ros che hanno arrestato 108 esponenti della ‘ndrangheta in Italia e in 6 Paesi europei c’è stato “un eccezionale coordinamento transnazionale”. Lo ha affermato il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, durante la conferenza stampa nell’auditorium “Fazio” della Scuola allievi carabinieri di Reggio Calabria.
Bombardieri ha richiamato “il valore investigativo ottenuto grazie al lavoro di coordinamento della Procura nazionale antimafia e antiterrorismo, ai colleghi delle Procure di Milano e Genova, alla collaborazione con le strutture di sicurezza di Germania, Belgio, Spagna, Portogallo e Francia e di Eurojust. Un lavoro efficacemente svolto sul territorio dai carabinieri del Ros, dalla Guardia di Finanza e dalla Dia, senza cui sarebbe stato possibile il risultato raggiunto, che ha permesso il sequestro di 23 tonnellate di cocaina e numerose attività commerciali in Italia e altre individuate in altri Paesi europei, soprattutto nel settore della ristorazione”.
La ‘ndrangheta e i “collegamenti in tutto il mondo”
A giudizio del procuratore della Dna, Giovanni Melillo “la ‘ndrangheta continua ad avere una direzione strategica nel territorio reggino, con collegamenti in tutto il mondo. L’inchiesta – ha proseguito – ha fatto emergere limpidamente strutture criminali e giganteschi network internazionali del sistema del riciclaggio e dei traffici illeciti. Il lavoro delle Procure di Reggio Calabria, Milano e Genova nonostante le difficoltà di operare a livello nazionale ed internazionale, conferma l’autorevolezza del nostro sistema investigativo e che la ‘ndrangheta continua ad avere una direzione strategica nel territorio reggino, con collegamenti in tutto il mondo”.
I clan colpiti
Nell’operazione ‘Eureka’”, Melillo ha sottolineato che “sono indagati esponenti e gregari delle cosche di ‘ndrangheta San Luca in Aspromonte, Africo e della Locride, come i Nirta, Romeo, gli Strangio, i Morabito e i Giorgi, con contini ed evidenti rapporti con i ‘cartelli’ colombiani e messicani, da cui comprano la cocaina che viene smistata alle reti di spaccio in Italia e nel resto dell’Europa”.
Imponente traffico di cocaina su Milano
Nel parlare di un risultato di “straordinaria efficacia”, il procuratore della Repubblica di Milano, Marcello Viola ha affermato che “l’operazione condotta in parallelo con i colleghi di Reggio Calabria e Genova conferma l’imponente traffico di cocaina sul territorio di Milano e l’altissimo livello di domanda/offerta che condiziona il mercato di questo tipo di stupefacente. E’ inoltre emerso che le operazioni criminali erano svolte da due distinte organizzazioni autonoma, e che neppure nel periodo della pandemia sono mai venute meno le dinamiche del traffico di stupefacenti e il complesso delle attività criminali di infiltrazione dell’economia. Voglio infine ringraziare il personale della Guardia di Finanza che ha permesso di conseguire gli obiettivi investigativi, consentendo l’arresto di 40 persone su questo territorio”.