Il personale della polizia di Reggio Calabria, in Italia e all’estero (Lussemburgo), ha dato esecuzione ad un’ordinanza di custodia cautelare emessa dal gip del Tribunale di Reggio Calabria su richiesta della Procura della Repubblica-Direzione Distrettuale Antimafia, diretta dal procuratore Giovanni Bombardieri, a carico di 12 persone (8 in carcere e 4 agli arresti domiciliari) indiziati, a diverso titolo, e allo stato del procedimento in fase di indagini preliminari e fatte salve diverse valutazioni nelle fasi successive, dei reati di associazione mafiosa, estorsione, tentato omicidio, detenzione illegale di armi, detenzione e spaccio di sostanze stupefacenti e violenza privata. Oltre ai destinatari dei provvedimenti restrittivi, nel procedimento penale risultano indagati, in stato di libertà, ulteriori 7 soggetti.
Le indagini
Le indagini
Le indagini, condotte dalla Squadra Mobile sotto le direttive della Procura della Repubblica, hanno permesso, in particolare, attraverso numerosi servizi tecnici di intercettazione, di documentare l’esistenza dei presunti vertici e partecipi della locale di ‘ndrangheta di Mammola, capace di controllare il territorio, di condizionarne l’imprenditoria e le attività nel settore boschivo con il metodo delle estorsioni, nonché di finanziarsi anche mediante la produzione ed il traffico di sostanze stupefacenti. Anche se in passato alcuni degli arrestati erano stati già coinvolti in inchieste antimafia, per la prima volta viene censita e riconosciuta, sebbene in fase cautelare, l’operatività di una vera propria cellula mafiosa nel piccolo centro dell’area ionica.
Il ruolo di Rodolfo Scali
Al vertice della stessa, e quindi con il ruolo di capo locale, secondo quanto ricostruito nel corso delle indagini, c’è Rodolfo Scali, già coinvolto in passato nelle indagini “Prima Luce”, “Crimine” e “Minotauro”. Ad affiancare Scali nella conduzione del sodalizio e nell’attuazione del programma criminoso, sempre secondo gli inquirenti, c’erano il cognato Damiano Abbate, con il ruolo di capo società, e Isidoro Cosimo Callà, con il ruolo di crimine. Dello stesso sodalizio sono ritenuti partecipi Nicodemo Deciso, Nicodemo Fiorenzi, Raffaele Romeo, Domenico Spanò e Ferdinando Cimino.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia
Le indagini hanno anche riscontrato, come dichiarato da alcuni collaboratori di giustizia e riscontrato dalle attività tecniche di intercettazione, una proiezioni della locale di Mammola in Lussemburgo, dove risiedono stabilmente e sono stati arrestati alcuni degli indagati. In particolare, il referente del gruppo in Lussemburgo, è ritenuto Nicodemo Fiorenzi, che doveva comunque riferire e concordare con i vertici della locale di Mammola ogni decisione.
Estorsioni, armi e droga
Tra i reati contestati agli arrestati ci sarebbero, secondo la polizia, diverse condotte (tentate e consumate) di natura estorsiva, che vedono come vittima: una ditta esecutrice di lavori pubblici sul tratto stradale ricadente tra Mammola e Cinquefrondi della Strada Grande Comunicazione Jonio/Tirreno; una ditta che si era aggiudicata l’appalto per i lavori di messa in sicurezza della Scuola Media di Mammola.
Analogamente, è stato contestato il reato di estorsione per aver imposto, con minaccia, ai titolari delle giostre installate a Mammola in occasione della festa patronale di San Nicodemo, di corrispondere un numero elevato di titoli (gettoni e/o biglietti) per poter usufruire gratuitamente delle attrazioni ludiche. In altre circostanze è stato censito come agli indagati si siano rivolte persone interessate ad ottenere, mediante violenza o minaccia, somme non corrisposte per prestazioni lavorative. Ulteriori reati oggetto di contestazione agli indagati, sono l’acquisto e la detenzione abusiva di armi ed il traffico di stupefacenti.
Il tentato omicidio di Antonio Pasqualino
All’indagato Francesco Antonio Staltari, destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari, viene contestato, invece, il reato di tentato omicidio, in quanto la sera del 26 agosto 2016, sul lungomare di Siderno, all’uscita del lido “Kalahari” avrebbe esploso tre colpi d’arma da fuoco, da distanza ravvicinata, nei confronti del titolare Antonio Pasqualino, colpendolo di rimbalzo. L’attentato alla vita dell’uomo, che prima degli spari è stato veniva colpito alla testa con una bottiglia da parte di un complice di Staltari, era finalizzata, secondo quanto emerso dalle indagini, a vendicare l’aggressione subita da Mirko Staltari (figlio dell’arrestato).
Arrestato anche un sovrintendente della polizia
Tra gli indagati e destinatario della misura cautelare degli arresti domiciliari figura, infine, Domenico Sità, sovrintendente della polizia, attualmente in servizio presso il Commissariato di Siderno, a cui carico viene ipotizzato il reato di concorso esterno in associazione mafiosa, per aver fornito – secondo l’accusa – a Rodolfo Scali e più di recente ad un soggetto indagato dalla Procura Distrettuale Antimafia di Torino notizie riservate, anche in cambio di alcune regalie. La fase operativa degli arresti, sul territorio nazionale, è stata supportata da personale della S.I.SCO di Reggio Calabria, da equipaggi del Reparto Prevenzione Crimine, della Divisione Anticrimine e dal Gabinetto Regionale di Polizia Scientifica. Sul territorio estero, in Lussemburgo, l’operazione è stata fattivamente coordinata e supportata dall’Unità I-Can e dalla Divisione Sirene del Servizio Cooperazione Internazionale di Polizia.
Gli arrestati
In carcere
Ai domiciliari