di Valentina Macrì* – Quando arrivi al pronto soccorso, qualsiasi cosa tu abbia, devi attendere 20 minuti l’esito del tampone rapido, prima di accedere alla prestazione di cui hai bisogno.
I 20 minuti li trascorri nella mini saletta d’attesa, dove se ti va bene nessuno dei tuoi compagni di stanza risulterà positivo, ma in quei 20 minuti potrebbe capitare. Questo non fa notizia, ma è solo una delle tante difficoltà che la nostra ASP sottolinea, insieme all’aumento dei casi, al personale e i reparti in tilt, all’aumento dei casi tra i bambini. Ma tutto questo ha poca importanza. Da Avvocato chiedo scusa ai nostri piccoli ed ai loro genitori per il comportamento che alcuni di noi stanno assumendo in queste ultime ore; da mamma chiedo scusa ai miei figli, i miei nipoti e tutti i bambini, perché non abbiamo più possibilità di difenderli e proteggerli. Un ricorso portato avanti da un solo ricorrente, nonostante l’emergenza ormai evidente, nonostante gli appelli dei pediatri a non mandare i bambini a scuola, nonostante la realtà, non può assolutamente incidere sulla vita di un’intera popolazione. E non è vero che si può decidere di non mandare i figli a scuola, così come non si è coscienti del fatto che mandandoli in una classe a dir poco vuota non permetterebbe di portare avanti la didattica, quindi perché mandarli? Oggi siamo dinnanzi alla prova provata che questo gioco dei ricorsi sta sfuggendo di mano e non è più un’azione di tutela nei confronti del diritto all’istruzione, bensì un semplice gesto di autocompiacimento da parte di qualcuno, che avendone gli strumenti, costruisce il proprio trono.
I 20 minuti li trascorri nella mini saletta d’attesa, dove se ti va bene nessuno dei tuoi compagni di stanza risulterà positivo, ma in quei 20 minuti potrebbe capitare. Questo non fa notizia, ma è solo una delle tante difficoltà che la nostra ASP sottolinea, insieme all’aumento dei casi, al personale e i reparti in tilt, all’aumento dei casi tra i bambini. Ma tutto questo ha poca importanza. Da Avvocato chiedo scusa ai nostri piccoli ed ai loro genitori per il comportamento che alcuni di noi stanno assumendo in queste ultime ore; da mamma chiedo scusa ai miei figli, i miei nipoti e tutti i bambini, perché non abbiamo più possibilità di difenderli e proteggerli. Un ricorso portato avanti da un solo ricorrente, nonostante l’emergenza ormai evidente, nonostante gli appelli dei pediatri a non mandare i bambini a scuola, nonostante la realtà, non può assolutamente incidere sulla vita di un’intera popolazione. E non è vero che si può decidere di non mandare i figli a scuola, così come non si è coscienti del fatto che mandandoli in una classe a dir poco vuota non permetterebbe di portare avanti la didattica, quindi perché mandarli? Oggi siamo dinnanzi alla prova provata che questo gioco dei ricorsi sta sfuggendo di mano e non è più un’azione di tutela nei confronti del diritto all’istruzione, bensì un semplice gesto di autocompiacimento da parte di qualcuno, che avendone gli strumenti, costruisce il proprio trono.
Questo candidato sovrano non ha compreso però che i suoi sudditi sono la parte più debole e più indifesa della popolazione: i bambini, i nostri figli. Si sta letteralmente giocando sulla pelle dei bambini, a loro insaputa, si stanno calpestando le coscienze per giochi di potere, che diventano sempre più violenza psicologica e morale tra genitori, istituzioni e classi sociali. Ogni volta che “io vinco”, “io ti ricorro”, calpestiamo la dignità dei nostri figli, tiriamo loro un sonoro e doloroso schiaffo in faccia. Ogni mattina ci guardano negli occhi chiedendoci :” Mamma ma oggi si va a scuola”?, la risposta ormai è appesa ad un ricorso, ridicolo, ad un gioco di potere per la vana gloria di qualcuno che della libertà di coscienza non ne riesce a fare tesoro. A prescindere se vogliamo le scuole aperte o chiuse, tengo a sottolineare quello che tutti i genitori che mi hanno contatta in questi giorni chiedono: La serenità dei loro figli, la serenità dei nostri figli, che ogni mattina si alzano senza sapere se dovranno prepararsi per andare a scuola o affrontare la dad, per colpa di chi invece di tutelarli li ha fatti diventare oggetto dei propri giochi di potere.
Io non ci sto, i bambini non si toccano, non sono oggetti, sono menti più pensanti di noi, con una coscienza e una morale tutta da insegnare. Al collega ed al ricorrente, chiedo di pensare per un attimo ad un bambino con la mascherina per 6 ore in un’aula con la finestra aperta; ad un bambino in un letto di ospedale senza mamma accanto, positivo al covid, ad un bambino che la mattina non sa come questi adulti hanno deciso di amministrare la sua infanzia; le sue giornate, la sua vita.
E noi restiamo a guardare inermi.
Questo candidato sovrano non ha compreso però che i suoi sudditi sono la parte più debole e più indifesa della popolazione: i bambini, i nostri figli. Si sta letteralmente giocando sulla pelle dei bambini, a loro insaputa, si stanno calpestando le coscienze per giochi di potere, che diventano sempre più violenza psicologica e morale tra genitori, istituzioni e classi sociali. Ogni volta che “io vinco”, “io ti ricorro”, calpestiamo la dignità dei nostri figli, tiriamo loro un sonoro e doloroso schiaffo in faccia. Ogni mattina ci guardano negli occhi chiedendoci :” Mamma ma oggi si va a scuola”?, la risposta ormai è appesa ad un ricorso, ridicolo, ad un gioco di potere per la vana gloria di qualcuno che della libertà di coscienza non ne riesce a fare tesoro. A prescindere se vogliamo le scuole aperte o chiuse, tengo a sottolineare quello che tutti i genitori che mi hanno contatta in questi giorni chiedono: La serenità dei loro figli, la serenità dei nostri figli, che ogni mattina si alzano senza sapere se dovranno prepararsi per andare a scuola o affrontare la dad, per colpa di chi invece di tutelarli li ha fatti diventare oggetto dei propri giochi di potere.
Io non ci sto, i bambini non si toccano, non sono oggetti, sono menti più pensanti di noi, con una coscienza e una morale tutta da insegnare. Al collega ed al ricorrente, chiedo di pensare per un attimo ad un bambino con la mascherina per 6 ore in un’aula con la finestra aperta; ad un bambino in un letto di ospedale senza mamma accanto, positivo al covid, ad un bambino che la mattina non sa come questi adulti hanno deciso di amministrare la sua infanzia; le sue giornate, la sua vita.
E noi restiamo a guardare inermi.