di Eugenio Perrone – Non è mia abitudine sparare sulla croce rossa. Non mi piace, anzi mi infastidisce. Troppo facile giudicare ciò che è evidente. Anche perché così si corre il rischio di precipitare nella banalità dei commenti, attraverso la puntualizzazione dell’ovvio, in una ridondante catena di indignazioni e censure che cedono irrimediabilmente in favore delle ricapitolazioni argomentative.
Parrebbe suggerire l’idea di un Covid salvifico per la Calabria. Perché osa travolgere i vertici politico-istituzionali, spiana, scoperchia e frammenta l’ordine delle cose, senza ricomporne i pezzi, abbandonandoli al proprio destino. Al nostro destino.
Piccoli focolai di Giacobini del nostro tempo, distribuiti sull’intero territorio regionale, tutti uniti e pronti a stigmatizzare un operato disastroso e fallimentare, consumato da istituzioni, politica, malaffare, a volte rivelatisi (tristemente) sovrapponibili tra di loro.
Una reazione spontanea che non vuole bandiere o colori politici, ma pretende rettitudine morale, in difesa dei diritti di libertà e lavoro: tracce di una fibra morale e di un fiorente tessuto sociale forse mai esistiti.
E la fibra morale di un popolo, si sa, cresce e si dilata nell’attenzione verso la cosa pubblica, nel dialogo perpetuo e nel confronto attivo in proiezione del bene comune.
L’auspicio, tuttavia, è che tale fibra si estenda in linea orizzontale, sino a catturare le coscienze in seno alla cabine elettorali, nella irrevocabile pretesa di dover scegliere volti nuovi, con navigati curricula ( la Calabria annovera tanti cittadini di spiccata onestà e talento), noti nel panorama regionale per le attitudini umane, sociali, orientate sul solco di quell’irrinunciabile valore, che è lo spirito liberale, conquistato con duro sacrificio dai nostri padri Costituzionali.
Volti affrancati dall’interesse personale e dalla malapolitica strisciante, dalla miserevole condizione di pedine di turno, inutili tasselli al servizio di un sistema economico imperante. Ma soprattutto, possano le coscienze dei calabresi declinare – senza indugio e con robusta determinazione – le subdole abitudini clientelari, nella piena consapevolezza che la strada finora seguita, alla ricerca continua di favori e raccomandazioni, finanche per saltare una fila, si risolvono nella rinuncia alla propria dignità e libertà di azione, asserviti senza fine al volere altrui.
Il paradosso dell’ eterna gratitudine verso l’illecito vantaggio ricevuto, nella perversa spirale di condotte illegittime che si perpetuano parallelamente al vivere civile nel fiume carsico dell’iniquità.
La corsa sta per finire e si approssima l’ennesimo esame di maturità. Noi saremo le nostre scelte ed il prossimo risultato elettorale ci offrirà l’opportunità di dimostrare di avere capito qualcosa e di voler rimediare. Ma soprattutto declamerà , senza falsi infingimenti, la misura e lo spessore della nostra coscienza civile. Libertà e dignità costituiscono valori inestimabili e preziosi. Io non ci rinuncio.