di Felice Foresta – Mi auguro che la storia del figlio di Grillo non sia vera, e che, in ogni caso, sia innocente. Perché ogni episodio di violenza sulle donne, ogni atto di violenza sessuale su una donna, è un crimine odioso, indicibilmente squallido, esecrabile. Non è, però, soltanto un reato dalle cicatrici forse non sanabili, è un evento che reca i germi di un fallimento. Della persona che lo commette, dei suoi genitori e della sua famiglia per averlo ignorato e averlo educato assai male, della società intera che sta plasmando reticoli e modelli agli eccessi, senza freni inibitori, senza schemi morali. Non riesco a immaginare lo stato d’animo del padre che si vede recapitare una vicenda di tal fatta. Penso ci si trovi come in uno stagno, tra la melma, risucchiati da correnti che si contendono l’acqua ghiacciata.
Non condivido affatto, tuttavia, la presa di posizione di Grillo. Perché i drammi umani e giudiziari non vanno in un video, non si spettacolarizzano. Perché c’è una vittima, o presunta tale, che merita il massimo rispetto sino a che non si attraversi la soglia della verità. Come rispetto merita la famiglia della vittima. E come rispetto merita ogni Donna che, anche se in via mediata, ne subisce le conseguenze. Perché lui, Grillo, da anni è sulla scena politica, a torto o a ragione, e dovrebbe educare alla temperanza, non agli estremismi. Forse, avrebbe fatto meglio a nascondere il suo comprensibile dolore e la sua rabbia dietro la trave di casa sua che, in questa tristissima vicenda, ne esce profanata. Nella sua dimensione materiale e immateriale. Quale spazio fisico sacro, e quale recinto di affetti. Ne esce irreversibilmente profanata anche quando, si spera, tutto questo non sia vero. Perché, altrimenti, questa dolorosa pagina di cronaca nera, e non di costume come a molti appare, sarebbe l’ennesima testimonianza di un inganno e di un’offesa che si continua a perpetrare a danno della Donna. Quell’inganno e quell’offesa da cui mia madre, con il suo garbo timido e vellutato, mi ammoniva di prendere le distanze ogni volta che mi sapeva innamorato. E mi raccomandava. Non ingannare e non offendere questa ragazza, che è figlia di famiglia. Pensa se fosse tua sorella.
Non condivido affatto, tuttavia, la presa di posizione di Grillo. Perché i drammi umani e giudiziari non vanno in un video, non si spettacolarizzano. Perché c’è una vittima, o presunta tale, che merita il massimo rispetto sino a che non si attraversi la soglia della verità. Come rispetto merita la famiglia della vittima. E come rispetto merita ogni Donna che, anche se in via mediata, ne subisce le conseguenze. Perché lui, Grillo, da anni è sulla scena politica, a torto o a ragione, e dovrebbe educare alla temperanza, non agli estremismi. Forse, avrebbe fatto meglio a nascondere il suo comprensibile dolore e la sua rabbia dietro la trave di casa sua che, in questa tristissima vicenda, ne esce profanata. Nella sua dimensione materiale e immateriale. Quale spazio fisico sacro, e quale recinto di affetti. Ne esce irreversibilmente profanata anche quando, si spera, tutto questo non sia vero. Perché, altrimenti, questa dolorosa pagina di cronaca nera, e non di costume come a molti appare, sarebbe l’ennesima testimonianza di un inganno e di un’offesa che si continua a perpetrare a danno della Donna. Quell’inganno e quell’offesa da cui mia madre, con il suo garbo timido e vellutato, mi ammoniva di prendere le distanze ogni volta che mi sapeva innamorato. E mi raccomandava. Non ingannare e non offendere questa ragazza, che è figlia di famiglia. Pensa se fosse tua sorella.