di Maria Rosaria Nesci – Gentile sindaco di Vibo Valentia, dopo aver letto la determina dirigenziale del responsabile del settore, dott. Domenico Libero Scuglia, avente ad oggetto la demolizione di una porzione del muro di recinzione della Scuola “Complesso Garibaldi-Don Bosco” di Vibo Valentia, mi permetta di esprimere alcune considerazioni dettate preliminarmente da una certa preoccupazione per la sicurezza e l’incolumità di tutti quei bambini che frequentano i plessi in questione. In particolare, mi permetta di contestare, quale genitore, la scelta operata dal Comune di Vibo Valentia in quanto la stessa osta con le disposizioni in materia di edilizia scolastica che prevedono la necessità di idonee recinzioni degli edifici scolastici, non scavalcabili e prive di elementi appuntiti. Questo, ovviamente, al fine di tutelare l’incolumità dei bambini e proteggerli, dunque, dalle persone non autorizzate ad entrare, da eventuali danni fisici e ferimenti ed impedire la fuoriuscita incontrollata dei minori medesimi.
L’apertura di tale varco, infatti, permette oggi il libero accesso ad animali e persone che, purtroppo, sporcano e danneggiano i luoghi frequentati dai nostri bambini.La stessa Area Giochi che questa Amministrazione Comunale ha di recente creato all’interno del cortile della scuola è praticamente inutilizzabile poiché il prato è sempre colmo di escrementi di animali e/o di bottiglie lasciate dagli incivili che di sera ivi bivaccano. Non di minor rilievo è poi l’ulteriore considerazione che suscita la decisione in esame e concernente il fatto che il muro di recinzione che si vorrebbe abbattere rappresenta, invero, un bene di interesse storico realizzato nel 1934 per volere di Luigi razza, allora Ministro dei Lavori Pubblici del Regno d’Italia, che rende il complesso scolastico armonioso e che si configura anche quale vanto artistico per la città di Vibo Valentia.
Ora, stando così le cose e vista la frequenza con la quale il Comune di Vibo Valentia si avvale di soggetti esterni all’Ente, strano è che questa volta non si sia fatto ricorso alla nomina di un assistente al R.U.P. esterno all’amministrazione. Forse, se nominato, questi, in quanto presuntivamente dotato di specifiche competenze di carattere tecnico, economico-finanziario, amministrativo, organizzativo e legale, avrebbe potuto chiarire al Responsabile Unico del Procedimento la fondamentale importanza di tale muro. Certo, magari questa volta la nomina sarebbe potuta avvenire nel rispetto di quanto prevede l’art. 31 del D.Lgs 50/2016, vale a dire, accertando ed attestando, prima di conferire incarichi in affidamento diretto o di avviare avvisi pubblici per la creazione di short list, la carenza di soggetti in possesso della specifica professionalità necessaria per lo svolgimento dei compiti propri del RUP all’interno dell’Ente medesimo. Ma questo è un altro argomento!