di Osvaldo Passafaro – “Ritrovarsi…”. Nella “notte” dell’umanesimo, “Graecalis” è l’evento culturale che si pone a metà strada tra il tramonto dell’antico e l’apocalisse della modernità, con l’intento di rilanciare un “lògos”, ahimè, sempre più sospirato, complice questo stile di vita dal fare cibernetico”.
““Rilancio”, in effetti, è la parola che meglio si attaglia allo spirito dei tempi che l’ultimo anno e mezzo ha portato con sé e di cui il “Teatro di Calabria – Aroldo Tieri” ci ha voluto porgere un’inedita interpretazione, proponendoci antieroi sospesi tra il “non oso” e il “lo vorrei”, la “ragion di Stato” e la “nobiltà d’animo”.
““Rilancio”, in effetti, è la parola che meglio si attaglia allo spirito dei tempi che l’ultimo anno e mezzo ha portato con sé e di cui il “Teatro di Calabria – Aroldo Tieri” ci ha voluto porgere un’inedita interpretazione, proponendoci antieroi sospesi tra il “non oso” e il “lo vorrei”, la “ragion di Stato” e la “nobiltà d’animo”.
Per un attimo, noi consociati, assorti tra poesia e prosa dall’angolazione terza e mediana propria dello spettatore, nel suggestivo chiostro del complesso monumentale S. Giovanni (“Colle del castello”), ci siamo visti porre innanzi a uno specchio, lo specchio della società: la letteratura e “pour cause”! Quando in Filottete, Machbeth o Adelchi, anche noi, in questa attuale tensione faustiana tra doveri solidaristici e libertà dallo e nello Stato, come interminabile “navette” di un parlamento atrofizzato, anche noi – dicevo – affinché potessimo cogliervi un riflesso ontologico.
Sicché, in quella stessa società che la ragion di Stato nell’immagine mal ripone, questo specchio della letteratura, allora, più che mai ha da essere invocato quale logico corredo di un vivere sciatto quanto autoreferenziale, se non nelle priorità, di sicuro nelle scelte a esse preordinate.
E, volendo citare un istrionico Aznavour, chissà che “restando allo specchio un po’ di più”, noi non si possa ritrovare l’agognata nobiltà d’animo?
Dopotutto, quello che stasera si è celebrato è stato un eminente ritrovarsi … tra amici e nei sani principi: Aldo Conforto, il maestro; Mariarita Albanese, sempre elegantissima; Paolo Formoso, l’inconfondibile e, “dulcis in fundo”, Salvatore Venuto, sensibile, vero, lo ami o lo odi … e noi lo amiamo!
Non poteva mancare la mediazione lucida e sapiente di Luigi La Rosa, il luminare, già colonna portante del Liceo Classico “P. Galluppi”, di Catanzaro.
E proprio in questo ritrovarsi, oggi come dieci anni fa, allorché ebbi l’onore e il piacere di recitare al di loro fianco, il mondo si è fermato. Ma, questa volta fortunatamente: “non ratione Imperii, sed imperio rationis”. Lunga vita all’umanesimo!”