di Sergio Pelaia – Chissà cosa starà pensando in queste ore Peppe Scopelliti… Dopo la condanna per abuso d’ufficio costata la sospensione al suo successore al Comune di Reggio, Giuseppe Falcomatà, c’è stata una vera e propria levata di scudi contro la legge Severino, che prevede appunto che per determinati reati basti una condanna in primo grado per sollevare il provvisoriamente condannato dalla carica istituzionale per 18 mesi. Lo stesso Falcomatà ha subito tuonato contro la legge che lo ha spodestato da Comune e Metrocity e probabilmente seguirà una doppia strada legale: oltre all’appello in sede penale, proverà anche il ricorso rispetto al provvedimento di sospensione.
La posizione dell’Anci e le proposte di legge
La posizione dell’Anci e le proposte di legge
Ma la sua non è una posizione isolata: l’Anci (Associazione dei Comuni) ha mosso sia i vertici regionali che quelli nazionali per invocare una rivisitazione della norma, chiesta anche dal presidente nazionale di Ali-Autonomie locali italiane. D’altronde di un tagliando a quella norma si parla ormai da anni ed è stato già avviato l’iter parlamentare per tre distinte proposte di legge presentate da Lega, Pd e M5S. E anche Luigi de Magistris in queste ore ha ribadito quanto “la legge Severino sia oltremodo ingiusta soprattutto nei confronti degli amministratori locali”.
Il precedente di de Magistris
Lo stesso de Magistris, per esempio, aveva fatto ricorso al Tar contro la sospensione ricevuta nel 2015, dopo una condanna per abuso d’ufficio conseguente al caso “Why not”, e i giudici amministrativi concedendo la sospensiva si rivolsero anche alla Corte Costituzionale, che però determinò la legittimità della Severino, mentre l’ex sindaco rimase alla guida del suo Comune e fu poi assolto in Appello. Il problema, come suggerito dallo stesso ex primo cittadino napoletano, è che ognuno se ne accorge solo quando l’ingiustizia lo tocca personalmente mentre magari esulta, o incassa in silenzio, quando riguarda gli avversari.
Cosa disse Falcomatà della condanna di Scopelliti
Si pensi, appunto, alla vicenda di Scopelliti, se non l’unica certamente la più illustre “vittima” della legge Severino. Condannato nel 2014 per falso in bilancio e abuso d’ufficio nel “processo Fallara”, l’allora presidente della Regione per evitare la sospensione si dimise anticipando la conclusione della legislatura. La successiva mancata elezione al Parlamento europeo, tralasciando il fatto che in seguito la sentenza divenne definitiva e Scopelliti fu costretto anche ad andare in carcere, ne sancì la fine politica. Nel momento in cui fu condannato in primo grado, Falcomatà era candidato sindaco alle Primarie del centrosinistra. Non esultò ma dichiarò che Reggio aveva “perso del tempo” e, pur dicendosi “garantista fino all’ultimo grado di giudizio”, evidenziò “il fallimento di un modello amministrativo”. All’epoca nessuna levata di scudi contro la legge Severino.