Ordine dei giornalisti della Calabria: “Grottesco taglio all’Ufficio stampa del Consiglio regionale”

Il presidente Soluri: L’Ufficio stampa del Consiglio regionale della Calabria è stato nei giorni scorsi decapitato ex abrupto e quattro giornalisti, due dei quali in servizio da 20 e altri due addirittura da oltre 30 anni"
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“Quando si tratta di vicende surreali la Calabria riesce sempre a mettersi in primo piano. L’Ufficio stampa del Consiglio regionale della Calabria è stato nei giorni scorsi decapitato ex abrupto e quattro giornalisti, due dei quali in servizio da 20 e altri due addirittura da oltre 30 anni presso l’Assemblea regionale, si ritrovano oggi improvvisamente messi fuori dalla porta di Palazzo Campanella” . E’ quanto afferma, in una nota, il presidente dell’Ordine dei Giornalisti della Calabria, Giuseppe Soluri.

“I quattro – prosegue – non hanno commesso nulla di strano, hanno fatto sempre più che degnamente il loro lavoro e non si trovavano nell’Ufficio stampa di Palazzo Campanella per caso ma in forza di numerosi, reiterati e sempre motivati atti amministrativi che nel corso di vari lustri li hanno legittimati e confermati nel loro ruolo. Il “fulmine a ciel sereno” è arrivato il 17 marzo scorso sulla testa dei malcapitati attraverso una “determinazione” a firma del Direttore generale del Consiglio regionale che, paradossalmente, nel ripercorrere la storia del rapporto di lavoro dei quattro con il Consiglio, richiama leggi, regolamenti e interpretazioni autentiche da cui emerge con chiarezza il fatto che il Consiglio, nell’arco di mezzo secolo, ha inteso in ogni modo dare riconoscimento a quei rapporti di lavoro giornalistico a tempo indeterminato e a un Ufficio che è stato più volte considerato una sorta di fiore all’occhiello dell’Assemblea regionale. Nonostante tutte le premesse, però, la “determinazione” arriva alla conclusione che detti rapporti di lavoro siano “nulli” e che c’è addirittura anche “l’obiettiva difficoltà di qualificare con certezza la natura giuridica del rapporto de quo”. Sarebbe come dire ad un professore che per trenta anni avesse insegnato Lettere in un Liceo che, alla fine, non si sa cosa abbia fatto in quella scuola e per quale motivo l’Amministrazione pubblica lo abbia mensilmente pagato! La “determinazione” poi fa riferimento ad una recente sentenza della Corte d’Appello di Reggio che riguarda il contenzioso instaurato da uno dei quattro giornalisti per una indennità non corrisposta; sentenza, peraltro prontamente appellata e dunque ancora soggetta al vaglio della Cassazione, che comunque si riferisce al caso specifico de quo e non può pertanto diventare supporto e “motivazione” per determinazioni invasive come quelle che hanno riguardato i quattro giornalisti “annullati”. I quattro giornalisti dell’Ufficio stampa “decapitato” non intendono, giustamente, subire passivamente una decisione che appare del tutto illogica e hanno già incaricato i loro legali di predisporre e attivare ogni possibile azione a salvaguardia e difesa dei propri diritti e della loro dignità di professionisti.

“I quattro – prosegue – non hanno commesso nulla di strano, hanno fatto sempre più che degnamente il loro lavoro e non si trovavano nell’Ufficio stampa di Palazzo Campanella per caso ma in forza di numerosi, reiterati e sempre motivati atti amministrativi che nel corso di vari lustri li hanno legittimati e confermati nel loro ruolo. Il “fulmine a ciel sereno” è arrivato il 17 marzo scorso sulla testa dei malcapitati attraverso una “determinazione” a firma del Direttore generale del Consiglio regionale che, paradossalmente, nel ripercorrere la storia del rapporto di lavoro dei quattro con il Consiglio, richiama leggi, regolamenti e interpretazioni autentiche da cui emerge con chiarezza il fatto che il Consiglio, nell’arco di mezzo secolo, ha inteso in ogni modo dare riconoscimento a quei rapporti di lavoro giornalistico a tempo indeterminato e a un Ufficio che è stato più volte considerato una sorta di fiore all’occhiello dell’Assemblea regionale. Nonostante tutte le premesse, però, la “determinazione” arriva alla conclusione che detti rapporti di lavoro siano “nulli” e che c’è addirittura anche “l’obiettiva difficoltà di qualificare con certezza la natura giuridica del rapporto de quo”. Sarebbe come dire ad un professore che per trenta anni avesse insegnato Lettere in un Liceo che, alla fine, non si sa cosa abbia fatto in quella scuola e per quale motivo l’Amministrazione pubblica lo abbia mensilmente pagato! La “determinazione” poi fa riferimento ad una recente sentenza della Corte d’Appello di Reggio che riguarda il contenzioso instaurato da uno dei quattro giornalisti per una indennità non corrisposta; sentenza, peraltro prontamente appellata e dunque ancora soggetta al vaglio della Cassazione, che comunque si riferisce al caso specifico de quo e non può pertanto diventare supporto e “motivazione” per determinazioni invasive come quelle che hanno riguardato i quattro giornalisti “annullati”. I quattro giornalisti dell’Ufficio stampa “decapitato” non intendono, giustamente, subire passivamente una decisione che appare del tutto illogica e hanno già incaricato i loro legali di predisporre e attivare ogni possibile azione a salvaguardia e difesa dei propri diritti e della loro dignità di professionisti.

L’Ordine dei Giornalisti della Calabria, nel denunciare i contorni grotteschi della vicenda, si riserva di affiancare, anche nei giudizi se sarà necessario, i quattro giornalisti “esodati” e si augura che il Consiglio regionale, opportunamente e tempestivamente, riesamini e riconsideri la questione col supporto di qualificati consulenti legali e magari ascoltando anche il parere degli organismi di rappresentanza dei giornalisti; ciò per evitare il rischio di contenziosi giudiziari quasi certamente destinati a produrre pesanti oneri a carico del Consiglio regionale e, conseguentemente, responsabilità erariali per firmatari e “suggeritori” dei provvedimenti eventualmente censurati”.

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