di Gabriella Passariello- Ritornano sul banco degli imputati quattordici tra condannati e assolti il 27 settembre 2021 dal gup distrettuale di Catanzaro Gabriella Logozzo nell’ambito dell’inchiesta “Orthrus” contro la cosca Chiefari-Iozzo, due nuclei familiari, costituenti uno stesso sodalizio di ‘ndrangheta operante nell’area di Chiaravalle Centrale, Cardinale e Torre di Ruggiero (LEGGI). La Corte di appello di Catanzaro ha fissato l’inizio del processo di secondo grado il 3 ottobre prossimo e solo dopo aver ascoltato le richieste del sostituto procuratore generale e le arringhe difensive del nutrito collegio difensivo, (composto dai legali Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Giovanni Russomanno, Saverio Loiero, Stefano Nimpo, Vittoria Aversa, Fabio Tino, Gregorio Tino, Salvatore Giunone, Guido Contestabile, Giovanni Merante, Sergio Rotundo, Antonio Stivale Gregorio Tino e Sabrina Apollinaro), deciderà se confermare, ribaltare o riformare la sentenza emessa in primo grado con rito abbreviato e appellata per gli assolti dalla Dda e per i condannati dai legali difensori
Gli imputati e il verdetto di primo grado
Gli imputati e il verdetto di primo grado
Il processo di appello è previsto nei confronti di Marco Catricalà, condannato dal gup a 4 mesi; Vito Chiefari, assolto in primo grado; Alexander Daniele, inteso Sasha, nei confronti del quale il giudice di prime cure ha inflitto 7 anni e 8 mesi; Damiano Fabiano, condannato in primo grado a 8 anni; Giuseppe Giovanni Iozzo, a cui sono stati inflitti dal gup 7 anni e 8 mesi; Raffaele Iozzo, condannato dal gup a 19 anni, 3 mesi e dei giorni; Andrea Maida, inteso u babbo, che in primo grado ha “ricevuto” una pena a 2 anni, 5 mesi e 10 giorni; Antonio Maiolo, condannato dal gup a 7 anni e 8 mesi; Giuseppe Marco Marchese, a cui sono stati inflitti 8 anni e 4 mesi; Stefano Pasquino, condannato dal gup a 2 anni; Antonio Rei, inteso U Bellino, in primo grado 2 anni, 2 mesi e 20 giorni; Fabio Romeo, condannato dal gup a 4 mesi; Salvatore Russo, inteso u Porco, in primo grado 8 anni, 5 mesi e dieci giorni e Marta Sanginiti, in primo grado 8 mesi.
Il ruolo delle due famiglie Chiefari- Iozzo
Secondo la Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, il nucleo familiare degli Iozzo di Chiaravalle Centrale sarebbe costituito dai fratelli Mario, detto Marino, Giuseppe Gregorio, Luciano e Gianfranco Iozzo. Per gli inquirenti un ruolo rilevante lo avrebbe avuto anche il figlio di Mario, Raffaele Iozzo. Nella loro disponibilità armi di uso comune e da guerra e sarebbero stati dediti alle estorsioni ai danni dei commercianti e degli imprenditori boschivi oltre al traffico di droga. Il punto di riferimento sarebbe Antonio Chiefari, nonché i figli Vito, Pietro Antonio, Domenico Giuseppe e Nicola. Secondo l’accusa avrebbero gestito varie attività imprenditoriali, operanti principalmente nel settore degli scavi, del movimento terra e nel settore agricolo. Avrebbero avuto il controllo del territorio, in particolare quello di Torre Ruggero, attraverso la forza intimidatrice derivante dal vincolo associativo che avrebbe permesso loro di interferire nelle attività economiche della zona e, in particolare, sulle grandi opere relative alla costruzione della “Trasversale delle Serre”.
Le dichiarazioni dei collaboratori di giustizia
Un’ingerenza – raccontano i collaboratori di giustizia – che si sarebbe manifestata per mezzo della stipula di contratti di noleggio di macchinari in favore dell’Ati aggiudicatrice dell’appalto mediante una società riconducibile alla famiglia Chiefari. Non solo, i Chiefari avrebbero anche gestito il business degli spazi alla fiera della Madonna delle Grazie di Torre Ruggero imponendo e dettando le loro regole. A consolidare il quadro indiziario costruito dagli inquirenti anche le dichiarazioni di diversi collaboratori di giustizia. In particolare Domenico Todaro nei cui interrogatori ha riferito come gli Iozzo costituirebbero un autonomo gruppo criminale nella zona di Chiaravalle Centrale con a capo Mario Iozzo, detto “Marino”. Vincenzo Todaro ha invece riferito che per l’esecuzione delle rapine bisognava chiedere il permesso ai Chiefari di Torre Ruggero e agli Iozzo “i quali – spiega il pentito – erano sempre presenti sul territorio e dovevano essere a conoscenza di tutti ciò che accadeva”. Lo stesso Todaro ha parlato dell’affiliazione di tutti i fratelli Iozzo (Mario, Luciano, Pino, Gianfranco e Saverio) alla cosca Gallace. Ancora più preciso il collaboratore di giustizia Gianni Creterola che agli inquirenti ha dichiarato di far parte della ‘ndrina di Gagliato capeggiata da Massimiliano Sestito alle dipendenze del “locale” di Serra San Bruno con a capo Damiano Vallelunga (ora defunto). Secondo quanto sostenuto da Creterola di quest’ultimo “Locale” facevano parte i Comuni di Soverato di cui era capo ‘ndrina Vittorio Sia; Chiaravalle Centrale con a capo gli Iozzo; San Sostene con i Lentini e i Procopio; Torre di Ruggero con i Chiefari, capeggiati da Antonio Chiefari e Vallefiorita con i Bruno.