Paga per candidarsi alle regionali in Calabria e viene sequestrato, tre condanne

Vittima un 50enne con problemi di salute che, ignaro della truffa, a poche settimane dal voto si definiva candidato del Movimento 5 Stelle

Voleva essere un candiato grillino, ma si è ritrovato a essere vittima di una feroce truffa. Si è conclusa con sei rinvii a giudizio, come riporta l’Ansa, l’udienza preliminare del processo nato da un’inchiesta dei carabinieri che, nel 2019, ha fatto luce sulle angherie subite da un cinquantenne di Reggio Calabria con problemi di salute. Stando alle indagini, coordinate dal sostituto procuratore Sara Amerio, la vittima è stata costretta a pagare 3mila euro per una candidatura alle regionali del 2014 nella lista nel Movimento Cinque Stelle, ovviamente falsa. Duemila servivano per proporre la candidatura e reperire i locali da adibire alla segreteria. Mille, invece, per il “disturbo” degli imputati.

Su Youtube si definiva candidato del Movimento 5 Stelle

Su Youtube si definiva candidato del Movimento 5 Stelle

Su richiesta del pm, il gup Vincenza Bellini ha mandato a processo Giuseppe Morabito, Vincenzo Serafino, Maria Angela Maccarelli. Tutti e tre sono accusati di sequestro di persona assieme a Giovanni Panzera che, invece, ha scelto il rito abbreviato. Davanti alla Corte d’Assise di Reggio Calabria sono stati rinviati a giudizio anche Salvatore Spinella, Umberto Abbati e Teresa Idone che rispondono di estorsione. Per tutti il processo inizierà il prossimo 20 settembre. Il M5S era allo scuro di tutto e i suoi rappresentati calabresi non sono coinvolti nell’inchiesta della Procura di Reggio guidata da Giovanni Bombardieri. Piuttosto, a loro insaputa, alcuni imputati hanno speso il nome del movimento per raggirare il povero Angelo che, su youtube, poche settimane prima delle regionali si definiva candidato del M5S.

Il sequestro di persona

Secondo il pm, inoltre, alla vittima è stato fatto credere di poter vendere un immobile a Roma di proprietà della sua famiglia. Una compravendita inesistente per la quale alcuni imputati, però, avrebbero preteso il pagamento delle spese burocratiche anticipate. L’uomo è stato sequestrato e costretto a consegnare il bancomat della madre e il libretto bancario dove c’erano i soldi della pensione. La storia sarebbe andata avanti per lungo tempo. Tutti i mesi, il giorno prima dell’accreditamento della pensione, per avere la certezza di ottenerla, gli imputati si recavano a casa dell’uomo e lo chiudevano a chiave in una stanza sottraendogli il cellulare. Dormivano addirittura lì fino a quando, l’indomani, non lo accompagnavano a riscuotere i soldi. Rimasto senza nemmeno la pensione della madre, l’uomo è stato costretto a chiedere pure un prestito e, una volta ricevuto il bonifico dalla finanziaria, a consegnare il denaro ritirato al bancomat. In totale, stando all’inchiesta, gli hanno rubato in pochi mesi 13mila euro.

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