“Il mondo della magistratura mal sopporta un uomo solo al comando”. Quell’uomo è Nicola Gratteri, un magistrato testardo come tutti i calabresi, libero come pochi, indipendente perché non appartenente ad alcun carrozzone politico e a nessuna cordata di potere. Luca Palamara torna in Calabria per partecipare a un evento organizzato dall’associazione “Valentia” e da Tiriolo, sollecitato dalle domande del direttore di Calabria7, Mimmo Famularo, torna a parlare dei torbidi rapporti tra politica e magistratura, di lobby e di logge, di intrighi e manovre oscure all’interno dei palazzi del potere. Se il suo primo libro scritto con Alessandro Sallusti, “Il sistema”, fa riflettere; il secondo per il quale è in tour “Lobby e Logge”, inquieta perché svela le “cupole occulte” che hanno divorato e, forse, continuano a divorare l’Italia.
Palamara e le “sconfitte” di Gratteri
Palamara e le “sconfitte” di Gratteri
“Nicola Gratteri – sostiene l’ex presidente di Anm – si inserisce in questo discorso perché è un magistrato che non facendo parte di questo meccanismo non sempre è stato privilegiato. In quelle famose cordate di potere di cui parliamo Nicola Gratteri non è entrato. Molti procuratori fanno parte di una rete che in qualche modo ha consentito di occupare postazioni importanti perché legati a un determinato giro”. Nicola Gratteri è fuori da questo giro, inviso ai poteri forti, mal digerito da buona parte della magistratura. Palamara racconta i due momenti negativi di Gratteri: il primo risale al 2013 quando Matteo Renzi lo propone come ministro della giustizia; il secondo si riferisce alla corsa alla Procura nazionale antimafia dove il Csm gli preferisce il procuratore di Napoli Melillo il cui nome passa con i voti delle correnti di sinistra. “Quando doveva diventare ministro della giustizia (io lo racconto dal mio punto di vista, Matteo Renzi dal suo) succede che l’ex presidente del Consiglio Renzi entra all’incontro con il presidente della Repubblica Napolitano con il nome di Gratteri scritto e ne esce con il nome di Gratteri depennato. Perché il mondo della magistratura mal sopporta un uomo solo al comando. E quell’uomo solo al comando non è un uomo funzionale a ciò che in quel momento era il portato principale all’interno della magistratura. Sono storture che sono emerse e se vengono fuori è perché non debbono più accadere giusto o sbagliato che sia”.
I tre punti sui quali intervenire
Luca Palamara auspica un forte cambiamento e ha annunciato anche la sua discesa in politica per combattere il “sistema” dall’interno. Tre i punti salienti sui quali è necessario intervenire: il rapporto tra politica e magistratura, l’uso politico dei processi, i guasti del rapporto tra magistratura e informazione. Nel frattempo gira l’Italia per presentare il suo libro e squarciare velo di ipocrisia che ruota sul tema della giustizia che da venti anni divide e spacca il Paese. “Penso di poter parlare – dice Palamara – perché ho vissuto quella esperienza e so come si muove quel mondo e quel meccanismo. Proprio su quel terreno voglio andare per ristabilire un principio e una verità, che non sarà una verità assoluta perché ovvio che ad una verità se ne contrappone un’altra, però intanto è un tema di discussione”.