Paradosso Vibo: Comune in dissesto, tasse alle stelle ma stipendi aumentati per la “casta”

Anche il Comune di Vibo non ha perso tempo per aumentare quasi del doppio le indennità di funzione per il sindaco, gli assessori e i consiglieri comunali

di Mimmo Famularo – E’ tutto vero ed è anche tutto legittimo. La premessa è d’obbligo. Anche il Comune di Vibo non ha perso tempo per aumentare quasi del doppio le indennità di funzione per il sindaco, gli assessori e il presidente del Consiglio comunale. La determina dirigenziale è firmata da Domenico Libero Scuglia e arriva in un momento davvero inopportuno con l’inflazione che sale, le bollette di luce e gas sempre più care, la benzina ai massimi storici. Così mentre i vibonesi arrancano ad arrivare a fine mese, la “casta” di palazzo “Luigi Razza” si porta avanti con il lavoro “equiparando” i propri stipendi al costo della vita sempre più caro. Anche in una delle città più povere d’Italia: agli ultimi posti per qualità della vita, ai primi per tasso di disoccupazione, desertificazione demografica ed economica.

Città degradata, stipendi quasi raddoppiati

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Procediamo con ordine e partiamo dai fatti. Per effetto della Legge di Bilancio n.234 del 30.12.2021 varata dal Governo Draghi “le indennità di funzioni vengono ad essere rideterminate per il 2022 al lordo dei contributi e delle ritenute erariali previste per legge”. In termini pratici lo stipendio del sindaco di Vibo, Maria Limardo, passa così da 3.718,49 euro a 6.392,17 euro, quello del vicesindaco cresce fino a toccare 4.794,13 euro; quelli di assessori e del presidente del consiglio comunale arrivano a 3.835,30 euro. Cifre a lordo e tutto nella norma con un’altra non trascurabile conseguenza: l’aumento delle indennità ai sindaci ridetermina anche il compenso massimo mensile percepibile dai consiglieri comunali secondo quanto disposto dall’articolo 82 comma 2 del Testo unico degli enti locali. Da oggi, insomma, le poltrone della sala giunta saranno molto più comode e sedersi tra i banchi del consiglio comunale sarà sempre più l’aspirazione principale di chi va a caccia di un posto di lavoro ben retribuito con un esercito di candidati pronti a sgomitare per entrare a palazzo “Luigi Razza”.

Questioni di opportunità

Al di là dei numeri e di discorsi che la “casta” considera “populisti” e “qualunquisti”, c’è da riflettere su aspetti pratici e su quanto sta avvenendo a Vibo. La città sta provando a rinascere attraverso la libera iniziativa privata che fa leva sugli sforzi e sacrifici di imprenditori e commercianti spesso esasperati da una burocrazia comunale penosa e da una classe politica inadeguata alle sfide del futuro. Se palazzo “Luigi Razza” fosse un’azienda privata sindaco e gran parte degli assessori sarebbero stati licenziati per i cattivi risultati prodotti in questi anni. Quali? Il piano di riequilibrio è stato bocciato dalla Corte dei conti, il Comune è dunque sull’orlo di un altro dissesto ma l’assessore al Bilancio è ancora al suo posto e si vedrà aumentare persino lo stipendio. Le responsabilità non sono solo singole e coinvolgono le amministrazioni che si sono succedute nell’ultimo ventennio. Oggi, ancor più di ieri, i vibonesi sono tartassati dalle tasse per servizi pressoché inesistenti. Pagano il massimo per la raccolta della spazzatura e il massimo per (non) avere acqua potabile. A mettere le mani in tasca sono sempre i soliti sfortunati perché un vero e proprio piano per stanare i “furbetti” e ad abbattere l’evasione non c’è e perché quest’amministrazione non sembra avere gli attributi necessari per entrare nelle roccaforti dell’illegalità e raderle al suolo. Intanto il corso principale si sta sempre di più svuotando tra negozi che abbassano le saracinesche e locali chiusi. Nessuna iniziativa all’orizzonte per evitare la desertificazione e anche Vibo Capitale del Libro è stato un mezzo flop salvo scoprire che in questa città ci sono più scrittori che lettori. Per non parlare del teatro comunale, l’eterna opera incompiuta, o del porto di Vibo Marina, abbandonato al suo destino. E mentre il commercio è sempre più in crisi, la disoccupazione cresce e i giovani scappano da una città che non ha futuro, non dà merito a chi merita, ma premia i mediocri, gli “amici degli amici”. Perché se a Vibo non hai un “amico” non lavori e, forse, non riesci ad avere neanche un certificato, ovvero ciò che ti spetterebbe di diritto. Senza se e senza ma. La “casta”, d’altronde, cresce e si alimenta nel bisogno del cittadino, ormai rassegnato a vivere in una città dove la più grande opera pubblica è la copertura di una buca o una strada in centro asfaltata. Altro che Pnrr.

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