Parco Acquatico, ancora incertezze per i lavoratori

erika crispo parco acquatico rende rausa

Non c’è pace per i lavoratori del Parco Acquatico di Rende. Dopo la revoca della struttura da parte del Comune, dopo le minacce a Erika Crispo e dopo il brindisi del figlio dell’ex assessore Rausa, i dipendenti ancora non sanno cosa ne sarà di loro.

Parco Acquatico denuncia di Usb e Cobas

Parco Acquatico denuncia di Usb e Cobas

“La vicenda relativa al Parco Acquatico di Rende continua a tenere banco – scrivono Usb Confederazione di Cosenza insieme a Cobas Lavoro privato Cosenza – Mentre in consiglio comunale e sulla stampa proseguono gli annunci e gli scontri tra maggioranza e opposizione, gli ex lavoratori sono ancora senza arretrati e senza risposte. Nessun consigliere comunale si è mosso concretamente per garantire loro il riconoscimento delle spettanze maturate”.

“Il Comune ha pubblicato il bando per la gestione della struttura, ricevendo, a quanto abbiamo appreso dalla stampa – dicono i sindacati – otto proposte da diverse realtà imprenditoriali. Purtroppo nel bando non abbiamo letto nessun cenno agli ex lavoratori che da mesi attendono risposte. Dopo aver effettuato la ricostruzione delle buste paga di una parte di loro, abbiamo sottolineato la necessità di garantire la continuità lavorativa, assorbendoli tra i dipendenti della società che si aggiudicherà la gestione del Parco Acquatico”.

I sindacati vogliono vedere Manna

“All’amministrazione Manna – scrivono – abbiamo anche chiesto un’incontro per affrontare la questione, ma nessuna risposta è arrivata. Attraverso la nostra azione sindacale, portata avanti insieme agli ex lavoratori, abbiamo svelato questa vergogna perpetrata ai danni dei cittadini rendesi. Forse qualcuno ritiene questo una colpa e preferisce celarsi dietro il silenzio senza riconoscere i diritti a uomini e donne, con famiglie sulle spalle, che hanno lavorato in una struttura pubblica senza essere pagati. Chiediamo al Comune di Rende di convocarci al più presto per discutere del futuro lavorativo dei lavoratori e delle lavoratrici in vertenza”.

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