Inchiesta sull’eolico nel Crotonese, chiesti 31 rinvii a giudizio. Ci sono un avvocato e un poliziotto

Arriva davanti al gup del Tribunale di Catanzaro il fascicolo sull'operazione della Dda di Catanzaro, nome in codice "Taurus"
Omicidio a Cassano

 di Gabriella Passariello- Usura, estorsione, truffa all’eolico e presunte vendite pilotate di immobili pignorati con la regia occulta dei Grande Aracri di Cutro. Il sostituto procuratore della Dda di Catanzaro Paolo Sirleo ha chiesto il rinvio a giudizio per 31 indagati coinvolti nell’inchiesta “Taurus” che ad ottobre dell’anno scorso aveva portato all’esecuzione di cinque arresti. L’attività investigativa della Guardia di finanza si è focalizzata su cinque procedure esecutive dalle quali sarebbero emerse le manovre illegali degli indagati che grazie ai legami con le maggiori ‘ndrine della provincia di Crotone, dai Megna di Papanice, ai Grande Aracri di Cutro, gli Arena di Isola Capo Rizzuto i Mannolo di San Leonardo di Cutro, sarebbero riusciti a far riavere i beni requisiti ai proprietari originari.

Il ruolo dell’avvocato e del poliziotto di Catanzaro

Il ruolo dell’avvocato e del poliziotto di Catanzaro

Stralciata la posizione di Nazario Veraldi 65 anni di Botricello, il cui nome compariva nell’avviso di conclusione delle indagini. Tra gli indagati  anche il poliziotto Antonio Lia, 55 anni e l’avvocato Palma Spina, 45 anni, entrambi di Catanzaro, accusati, in concorso tra di loro, di accesso abusivo a un sistema informatico o telematico. In particolare, su richiesta del legale, il poliziotto avrebbe indotto due suoi colleghi dello stesso ufficio (all’oscuro delle reali ragioni) “a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato” nei confronti di sei persone, alcune delle quali oggi finite nel calderone dell’inchiesta. Secondo gli inquirenti l’obiettivo sarebbe stato quello di verificare la presenza di informazioni nello Sdi del Ministero dell’Interno. I fatti contestati dalla Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri si sarebbero verificati tra il 9 gennaio e il 24 maggio del 2019. Nella prima circostanza, Lia, in qualità di ufficiale della polizia giudiziaria, su richiesta dell’avvocato Palma Spina, simulando “finalità istituzionali” per giustificare la verifica, avrebbe indotto un assistente capo in servizio nel suo stesso ufficio a effettuare interrogazioni alle banche dati in uso alla Polizia di Stato nei confronti, tra gli altri, di Laura e Giuseppe Gigliarano. La stessa cosa si sarebbe verificata nel maggio del 2019 con un sovrintendente della Polizia di Stato (anche lui ignaro di tutto) indotto a chiedere informazioni nei confronti di una terza persona. Fatti aggravati dall’essere stati commessi da un pubblico ufficiale sul sistema informatico di interesse pubblico (LEGGI).

I nomi di coloro che rischiano il processo

Il magistrato ha avanzato richiesta di rinvio a giudizio nei confronti di Luigi Aprigliano, 54 anni di Scandale; Alessandra Auditore, 43 anni di Crotone; Rosario Caracciolo, 48 anni di Cropani; Giancarlo Caterisano, 41 anni di Isola Capo Rizzuto; Francesco Correale, 47 anni di Crotone; Gaetano Correale, 22 anni di Crotone; Cesare Curatola, 76 anni di Catanzaro; Rocco Devona, 37 anni di Crotone; Francesco Falcone, 71 anni di Cutro; Antonio Franco, 45 anni di Isola Capo Rizzuto; Giuseppe Germinara, 60 anni di Savelli; Giuseppe Gigliarano, 36 anni di Conegliano Veneto; Laura Gigliarano, 62 anni di Isola Capo Rizzuto; Rocco Gigliarano, 41 anni di Isola Capo Rizzuto; Giuseppe Giordano, 63 anni di Crotone; Antonio Grande, 68 anni di Cutro; Domenico Grande, 42 anni di Crotone; Raffaela Lavigna, 40 anni di Crotone; Giorgio Leo, 57 anni di Crotone; Antonio Lia, 55 anni di Catanzaro; Salvatore Lorenzano, 43 anni di Cutro; Rosario Mattace, 41 anni di Crotone; Gerardo Padula, 61 anni di Crotone; Antonio Provenzano, 64 anni di Isola Capo Rizzuto; Francesco Rondinelli, 51 anni di Isola Capo Rizzuto; Maria Russo, 52 anni di Botricello; Palma Spina, 45 anni di Catanzaro; Maurizio Staglianò, 47 anni di Cropani; Giuseppe Turrà, 51 anni di Cutro; Giuseppe Verterame, 72 anni di Isola Capo Rizzuto; e Gregorio Viscomi, 53 anni di Botricello.

L’udienza preliminare e il collegio difensivo

Il gup del Tribunale di Catanzaro Antonio Battaglia ha fissato l’udienza preliminare per il 9 febbraio prossimo, giorno in cui il giudice deciderà nel contraddittorio tra accusa e difesa (nel cui collegio compaiono, tra gli altri i nomi di Wanda Bitonte, Salvatore Staiano, Gregorio Viscomi, Anna Marziano, Alessandro Guerriero, Mario Siniscalco, Mario Nigro, Luigi Falcone, Maurizio Belmonte, Tiziano Saporito, Luigi Colacino, Carolina Carone, Alessandro Parisi, Nicola Colacino, Salvatore Iannone) se accogliere la richiesta formulata dalla Dda guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri di rinviare a giudizio i 31 imputati, sempre che nei termini di legge non richiedano il rito abbreviato.

L’operazione “Taurus”

Ad ottobre dell’anno scorso con l’accusa, a vario titolo, di usura aggravata dalle modalità mafiose, estorsione e abusivismo finanziario erano stati arrestati Giuseppe Turrà, di Cutro, imprenditore agricolo; Domenico Grande, di Crotone, commerciante al dettaglio; Salvatore Lorenzano, di Crotone, dipendente di cantieri edili; Antonio Franco, di Isola Capo Rizzuto, dipendente in una cooperativa di pesca e Antonio Grande di Cutro, piccolo imprenditore agricolo, padre di Domenico. Gli ultimi tre erano finiti ai domiciliari. Secondo quanto ricostruito dalla Finanza i cinque avrebbero concesso 100mila euro a cinque piccoli imprenditori locali operanti nel settore edile e nel commercio al dettaglio ottenendo, anche con minacce e pressioni psicologiche, vantaggi economici per oltre 75mila euro.

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