di don Gaudioso Mercuri
La liturgia di domenica scorsa presentava i grandi doni dell’ospitalità e dell’amicizia e primo fra tutti l’accoglienza che si realizza attraverso l’ascolto della Parola. In questa domenica la liturgia ci ricorda l’importanza della preghiera nella nostra vita di cristiani, con la preghiera possiamo ottenere tutto dal Signore e soprattutto entrare in una nuova relazione con Lui. La debolezza dell’uomo si manifesta nel peccato, ma questo non ci deve allontanare dal Signore, ma deve attraverso la fede, avere la capacità di poter chiedere perdono con semplicità e riprendere il cammino con Cristo. L’evangelista Luca inizia il brano di questa domenica con la richiesta da parte di un discepolo a Gesù di insegnare loro a pregare. Lo avevano visto, infatti, mentre pregava da solo ed era sorto in loro il desiderio di rivolgersi a Dio come faceva lui. Gesù in questa occasione insegna loro la preghiera del “Padre Nostro”, che ancora oggi è la preghiera della Chiesa. Gesù dice loro: “Quando pregate dite Padre sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore e non abbandonarci alla tentazione”. Gesù insegna ai discepoli questa bellissima preghiera e con essa cambia completamente il concetto di Dio che da “giudice” diventa Padre. Oggi Gesù promette ai suoi discepoli che il Padre darà tutto lo Spirito Santo a tutti, basta chiederlo e Lui lo darà senza misura. Lo darà in tutta la sua potenza di verità, grazia, santità, giustizia, conoscenza, fortezza, sapienza e intelletto. Per il cristiano la preghiera è vera fonte di vita eterna, perché per essa lo Spirito del Signore gli viene donato per la trasformazione dell’intera sua natura. Anima, spirito, corpo saranno da Lui assunti e trasformati, spiritualizzati, resi otri nuovi, capaci di contenere tutto l’amore di Dio, tutta la grazia di Cristo Gesù, tutta la verità del Vangelo. Molte persone si definiscono “atee”, ma solo perché non conoscono Dio. Nessuno magari ha mai fatto leggere loro il Vangelo, parlato della vita di Gesù, insegnato i valori e i principi che da duemila anni sono ogni giorno attuali, a vedere nelle piaghe della vita la bellezza della rinuncia per il bene del nostro prossimo. Per chi crede in Dio è un dovere, oltre che un piacere, insegnare ai bambini, ai ragazzi la gioia di avere fede, la speranza che si può trovare anche dopo la morte di una persona cara, la felicità di aver conquistato un diritto per conto di chi era calpestato, di aver fatto ritrovare il sorriso ad un bambino maltrattato, ma più di tutto la gioia di operare, nel nostro piccolo, per Colui che ci dona tantissimo con infinito amore.
La liturgia di domenica scorsa presentava i grandi doni dell’ospitalità e dell’amicizia e primo fra tutti l’accoglienza che si realizza attraverso l’ascolto della Parola. In questa domenica la liturgia ci ricorda l’importanza della preghiera nella nostra vita di cristiani, con la preghiera possiamo ottenere tutto dal Signore e soprattutto entrare in una nuova relazione con Lui. La debolezza dell’uomo si manifesta nel peccato, ma questo non ci deve allontanare dal Signore, ma deve attraverso la fede, avere la capacità di poter chiedere perdono con semplicità e riprendere il cammino con Cristo. L’evangelista Luca inizia il brano di questa domenica con la richiesta da parte di un discepolo a Gesù di insegnare loro a pregare. Lo avevano visto, infatti, mentre pregava da solo ed era sorto in loro il desiderio di rivolgersi a Dio come faceva lui. Gesù in questa occasione insegna loro la preghiera del “Padre Nostro”, che ancora oggi è la preghiera della Chiesa. Gesù dice loro: “Quando pregate dite Padre sia santificato il tuo nome, venga il tuo regno, dacci ogni giorno il nostro pane quotidiano e perdona a noi i nostri peccati, anche noi infatti perdoniamo a ogni nostro debitore e non abbandonarci alla tentazione”. Gesù insegna ai discepoli questa bellissima preghiera e con essa cambia completamente il concetto di Dio che da “giudice” diventa Padre. Oggi Gesù promette ai suoi discepoli che il Padre darà tutto lo Spirito Santo a tutti, basta chiederlo e Lui lo darà senza misura. Lo darà in tutta la sua potenza di verità, grazia, santità, giustizia, conoscenza, fortezza, sapienza e intelletto. Per il cristiano la preghiera è vera fonte di vita eterna, perché per essa lo Spirito del Signore gli viene donato per la trasformazione dell’intera sua natura. Anima, spirito, corpo saranno da Lui assunti e trasformati, spiritualizzati, resi otri nuovi, capaci di contenere tutto l’amore di Dio, tutta la grazia di Cristo Gesù, tutta la verità del Vangelo. Molte persone si definiscono “atee”, ma solo perché non conoscono Dio. Nessuno magari ha mai fatto leggere loro il Vangelo, parlato della vita di Gesù, insegnato i valori e i principi che da duemila anni sono ogni giorno attuali, a vedere nelle piaghe della vita la bellezza della rinuncia per il bene del nostro prossimo. Per chi crede in Dio è un dovere, oltre che un piacere, insegnare ai bambini, ai ragazzi la gioia di avere fede, la speranza che si può trovare anche dopo la morte di una persona cara, la felicità di aver conquistato un diritto per conto di chi era calpestato, di aver fatto ritrovare il sorriso ad un bambino maltrattato, ma più di tutto la gioia di operare, nel nostro piccolo, per Colui che ci dona tantissimo con infinito amore.