di don Gaudioso Mercuri
Dopo l’insegnamento sulla porta stretta che abbiamo ascoltato domenica scorsa, quest’oggi il Signore ci ricorda che l’orgoglio è la trappola più pericolosa in cui l’uomo possa cadere… prima o poi si scivola giù dal piedistallo…e ci si fa male, molto male! Gesù dichiara che il perfetto cristiano preferisce servire chi non ha nulla da dare in cambio, chi non torna indietro a ringraziare, chi addirittura non merita attenzione… Perché la vera ricompensa viene dal Cielo. Gesù ci offre una ricetta alquanto semplice da comprendere e tanto difficile da praticare se non rompendo gli schemi sociali che ci costruiscono.
Dopo l’insegnamento sulla porta stretta che abbiamo ascoltato domenica scorsa, quest’oggi il Signore ci ricorda che l’orgoglio è la trappola più pericolosa in cui l’uomo possa cadere… prima o poi si scivola giù dal piedistallo…e ci si fa male, molto male! Gesù dichiara che il perfetto cristiano preferisce servire chi non ha nulla da dare in cambio, chi non torna indietro a ringraziare, chi addirittura non merita attenzione… Perché la vera ricompensa viene dal Cielo. Gesù ci offre una ricetta alquanto semplice da comprendere e tanto difficile da praticare se non rompendo gli schemi sociali che ci costruiscono.
Il primo ingrediente è mettersi agli ultimi posti, alla periferia della umanità. È un punto di vista privilegiato, come quello dei cagnolini ai piedi del tavolo (Mt 15,27), o di Gesù al di sotto del Sicomoro (Lc 19,5), o ai piedi dei discepoli (Gv 13,5), ed ancora di più quello della croce (Fil 2,8). Scegliere l’ultimo posto fa parte della dinamica della incarnazione, il mistero stesso di Cristo che non si è limitato a regalarci parabole e parole. Tutta la sua esperienza terrena è stata scegliere l’ultimo posto, ed ha lottato per farlo anche quando volevano farlo re (Gv 6,15) o travisavano la sua realtà di Messia (Mc 8,33). Scegliere l’ultimo posto è entrare nella dinamica di incarnazione del Signore: la vera imitazione di Cristo sta proprio nell’accettare questo mistero di annichilimento e andare controcorrente nella società di oggi, sia civile che ecclesiale. L’orgoglio è inversamente proporzionale al valore della persona. Il libro di Siracide definisce misera la condizione del superbo, e per questa condizione non c’è rimedio, conclude l’autore ispirato; tragico! Non possiamo che compatire colui che si vanta delle sue capacità, dei suoi soldi, della sua cultura… in lui è radicata la pianta del male, scrive ancora Siracide; sarà sempre così, non cambierà mai.
Vantarsi di Cristo: questo sì! essere orgogliosi di appartenere alla Chiesa di Cristo: questo sì!
Non è più l’ossessione narcisistica di chi non vede altro che la propria immagine, terrorizzato com’è di perdere l’attenzione degli altri… beh, almeno un ammiratore ce l’avrà sempre, se stesso.
Che tristezza!
Finché siamo in tempo, almeno noi, apriamo il nostro orizzonte al resto del mondo, alziamo lo sguardo “al Dio giudice di tutti e agli spiriti dei giusti resi perfetti, a Gesù, mediatore dell’alleanza nuova.” (Eb 12,24a). L’unico piedistallo ove possiamo salire senza paura di scivolare è la croce!…ma su quel piedistallo non ci vuole mai salire nessuno”.