di Antonia Opipari
«Dipingo ricercando me stesso. Guardando le mie opere molti mi paragonano ad altri artisti ma io spiego che non ho nessun riferimento né passato, né moderno».
«Dipingo ricercando me stesso. Guardando le mie opere molti mi paragonano ad altri artisti ma io spiego che non ho nessun riferimento né passato, né moderno».
Comincia a raccontarsi così Pasquale De Luca, pittore (ma anche scultore!) “nostrano”, figlio di quella terra tanto bella quanto difficile da vivere per chi, come lui, ha il dono di riuscire a imprimere sulla tela gli impulsi del cuore.
Per motivi di lavoro Pasquale è andato a vivere nel Lazio ma il suo cuore è qui, nella sua amata Calabria ed a Cropani (Cz), il paese dove è cresciuto e dove spera di tornare presto: «É in questo luogo che mi sono nutrito, letteralmente e metaforicamente, di genuinità e folclore, attingendo dalla tradizione contadina tramandatami da mio nonno, tutto ciò che oggi esprimo nei quadri – spiega l’artista -. Di fatti, nei miei ultimi lavori impiego la tela di sacco e la considero un po’ come la trama della mia pelle…la lascio grezza, parzialmente dipinta a simboleggiare le mie origini con la ferma convinzione che, più si conosce la materia più si prende consapevolezza della realtà vera».
“La Forma I” – 2018 Olio su tela di sacco. Cm 113,5×87,5
Il quadro nasce dal pensiero rivolto verso il futuro , come possiamo intuire attraverso la corrosione del tempo, conducendoci ad un mondo nuovo pieno di speranza.
La trasposizione è la mia, De Luca non è molto bravo con le parole. Mi chiedo se non sia una prerogativa di tutti gli artisti!
Eppure intuisco che ha molto da dire sotto il profilo creativo e comincio a tartassarlo di domande, gettandomi un po’ la zappa sui piedi, perché le sue risposte non sono state di facile interpretazione! Ma forse ci sono riuscita.
Gli chiedo: Alcuni critici hanno detto di te che sei stato capace di «arricchire l’offerta iperfigurativa meridionale», in che modo? «L’iperfiguratività altro non è che la reinterpretazione del mio vissuto; iperfigurare significa destrutturare ciò che vedo e ricostruirlo seguendo la mia sensibilità, che è tutta impregnata di suggestioni legate al luogo in cui sono nato. Il mio obiettivo è quello di realizzare un portfolio artistico che rappresenti la Calabria».
Cos’è la frammentazione astrattiva e come ci sei arrivato? «È la distruzione di un oggetto e la sua trasformazione in qualcos’altro che abbia senso per me. Si tratta di qualcosa difficilmente interpretabile che ha a che fare con la sfera intima e con la ricerca di sé; la pittura frammentata induce artista e fruitore allo spaesamento e, allo stesso tempo, permette con le proprie esperienze un “rivestimento”. Questo atto si chiama genesis. Ci sono arrivato sempre riferendomi al mio essere profondamente contadino, cercando di fondere tradizione e modernità».
“La Forma II” – 2019 Olio su tela di Sacco. Cm 90×111
La luce frammentata in uno spazio lunare quasi evanescente ruota con leggerezza rivolta ad un’evoluzione.
Quanto del Pasquale artista c’è nella tua vita? «Tutto. Artista o lo sei o non lo sei, anche quando dormi devi essere artista! È tutta una questione di sensibilità… non so come spiegartelo!». Appunto.
Il tuo percorso di vita ti ha portato a doverti trasferire in un’altra regione: che differenze hai trovato tra qui e lì sotto il profilo artistico? «Come dicevo prima alla mia terra devo molto; la Calabria mi ha permesso di realizzare una larga produzione grazie ai molti stimoli che mi arrivano dalla vita che conduco qui: la campagna, le usanze, la famiglia e, ogni volta che torno è un crescendo di emozioni che immediatamente esprimo sulla tela. Certo fuori mi sono confrontato con artisti internazionali del calibro di Mimmo Rotella, Alessandro Russo, calabresi anche loro ma vissuti altrove e altri. Mi sono misurato con molti critici tra cui Vittorio Sgarbi o Philippe Daverio ma le differenze principali stanno più che altro nelle opportunità professionali; altrove la cultura è assai più apprezzata e gli artisti sono tenuti più in considerazione… mi chiedo perché debba essere così. Giro a voi la domanda: perché?».
Le ultime opere di Pasquale De Luca (nelle foto in alto) sono esposte presso la RiBella Art Gallery di Viterbo.