di Gabriella Passariello – Da otto anni e due mesi sentenziati in primo grado a sei anni e dieci mesi di reclusione. La Corte di appello di Catanzaro ha previsto uno sconto di pena per l’ex sovrintendente della Polizia di Stato, già in forza alla Squadra mobile della questura di Crotone, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa e rivelazione del segreto di ufficio. Secondo le ipotesi accusatorie, l’uomo, arrestato nel 2019 dai suoi stessi colleghi, che hanno condotto le indagini sotto il coordinamento della Dda guidata dal procuratore capo Nicola Gratteri, avrebbe passato informazioni segrete ad un affiliato alla cosca ‘ndranghetista di Papanice, Rocco Devona, consentendogli di evitare l’arresto in occasione dell’operazione “Tisifone”, messa in atto nel 2018. E questa non sarebbe stata la prima volta.
I messaggi via Telegram intercettati dalla Mobile
I messaggi via Telegram intercettati dalla Mobile
Dalla ricostruzione dei messaggi trovati dagli investigatori su Telegram, il poliziotto sarebbe stato in contatto da mesi con l’esponente della cosca Megna registrato nella sua rubrica con il falso nome di “Antonio Garofalo”. I due sarebbero stati soliti comunicare attraverso il social network in modalità “chat segreta”, che prevede l’autodistruzione dei messaggi con i quali Devona chiedeva se ci fossero novità sulle indagini (“news?”) o, se fossero programmati degli arresti. In base alle conversazioni, il boss era informato anche sui movimenti dei magistrati: “Ho saputo che sono due volte che Gratteri va a Tolmezzo con Luberto, ex procuratore aggiunto di Catanzaro, ndr) e “i cugini” (carabinieri, ndr). Lì c’è Barilla come la vedi?”. Il riferimento era a Gaetano Barilari, altro boss della ‘ndrangheta di Crotone al quale, secondo Devona, i magistrati avrebbero proposto di collaborare con la giustizia (“Lo sentono. Gli fanno la proposta”). A quel messaggio, il poliziotto ha risposto subito con un secco: “U fattu è serio”. Dopo qualche giorno, però, è tornato sull’argomento “Di quel fatto da noi (la Questura da Crotone, ndr) non si sa assolutamente nulla”. I giudici di secondo grado hanno ridimensionato la condanna rispetto al verdetto inflitto a giugno 2021 dal Tribunale collegiale della città pitagorica.