L’assessorato all’Ambiente del comune, guidato da Vincenzo Bruni, insieme agli uomini dell’Arpacal, avvierà un progetto di monitoraggio sugli ambienti di vita pubblica e privata per la determinazione della concentrazione del gas radon. Mercoledì 16 marzo, alle ore 15:30, si terrà nella sala consiliare del comune di Vibo la presentazione del progetto Radon da parte dei tecnici Arpacal all’interno della Commissione Ambiente. Saranno sorteggiati gli immobili privati da sottoporre a monitoraggio.
Livello di radioattività
Livello di radioattività
Il monitoraggio sarà effettuato con il posizionamento di dosimetri passivi e avrà durata di sei mesi. Al termine verranno generati dei rapporti di prova che attestano il livello di radioattività naturale specifico di ogni ambiente. In caso di superamento dei livelli di riferimento previsti dalla norma, verranno suggerite le operazioni da effettuare, a discrezione dei singoli proprietari.
“A partire dall’anno 2000 – dichiara Bruni –, è obbligatoria la misura della concentrazione di attività del gas radon nei luoghi di lavoro, almeno quelli con particolari requisiti o che ricadono in aree dichiarate come ad alta probabilità di elevate concentrazioni di radon. Con un nuovo decreto nel 2020 è stato consolidato il percorso di prevenzione già obbligatorio, estendendo la valutazione del rischio radon anche in altri ambienti di vita confinati”.
“Cancerogeno di tipo 1”
“Il gas radon – aggiunge – negli ambienti confinati è classificato dalla Organizzazione mondiale della sanità come cancerogeno certo di gruppo 1 ed è stimato come la seconda causa di rischio di insorgenza di tumore al polmone per soggetti fumatori. Se un fumatore vive o lavora in un ambiente con livelli di radon non tollerabili, si stima che l’effetto combinato tra le concause, fumo e concentrazione di attività di radon media annua che interessi un certo ambiente sia almeno moltiplicativo. Anche in Calabria sono state avviate indagini in tal senso dalla Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente in quanto la conformazione del territorio presenta una formazione rocciosa di tipo alpino, vanta una presenza importante di faglie e dunque elementi assai predisponenti per la formazione del radon”.
Nessuna mappa del rischio
“La Regione Calabria – afferma – non ha ancora formalmente pubblicato una mappa del rischio radon e, pertanto, non vi è alcuna ottemperanza della applicazione di specifici programmi di sorveglianza e di controllo del radon, oltre a quelli previsti dalla norma. Ma ciò non equivale in alcun modo a sottovalutare il rischio radon, classificando il nostro territorio come immune o con un rischio trascurabile. Anzi – conclude Bruni –, è necessario sottolineare che sulla base di un dataset decennale prodotto dall’Arpacal, sono stati già acquisiti circa 2000 dati di campionamento in ambienti confinati, tra abitazioni, luoghi di lavoro e scuole”.