Petrolmafie-Dedalo, pioggia di condanne in abbreviato (NOMI)

Solo tre gli assolti nell'ambito dell'inchiesta della Dda di Catanzaro che punta a far luce sul traffico illecito di carburante sotto la regia dei Mancuso

di Gabriella Passariello- Regge l’inchiesta della Dda di Catanzaro per i 22 imputati, giudicati con rito abbreviato, coinvolti nell’inchiesta Petrolmafie spa, il cui troncone catanzarese è stato ribattezzato “Dedalo”, indagine che mira a far luce sulle attività illecite del clan Mancuso nel florido commercio fraudolento di prodotti petroliferi colpendo gli assetti organizzativi e logistici del sodalizio. Il gup distrettuale di Catanzaro Paola Ciriaco ha sentenziato 19  condanne e tre assoluzioni nei confronti degli imputati accusati a vario titolo di associazione di stampo mafioso, estorsioni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise anche mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, contraffazione e utilizzazione di documenti di accompagnamento semplificati. Reati aggravati dall’essere stati commessi per agevolare le associazioni ‘ndranghetistiche attive sul territorio calabrese, in particolare, quella dei Mancuso di Limbadi, anche se per alcuni di loro è caduta l’aggravante mafiosa.

 Le condanne del gup e le richieste di pena della Dda

 Le condanne del gup e le richieste di pena della Dda

Il gup distrettuale ha condannato Francescantonio Anello di Filadelfia, a 7 anni e 8 mila euro di multa (il pm ha chiesto 10 anni di reclusione e 6mila euro di multa); Giuseppe Barbieri di Sant’Onofrio, a 6 anni e 6mila euro di multa (il pm ha chiesto 8 anni e 5mila euro di multa); Gerardo Caparrotta, 4 anni e 3mila di multa (il pm ha chiesto 4 anni e 6mila euro); Armando Carvelli di Crotone, 3 anni e 2 mesi reclusione, esclusa l’aggravante mafiosa (il pm ha chiesto 4 anni e 4 mesi);  Giovanni Carvelli di Petilia Policastro, 3 anni e 4 mesi, esclusa l’aggravante mafiosa (il pm 5 anni  e 4 mesi di reclusione);  Vincenzo Zera Falduto di Reggio Calabria, 2 anni e 10 mesi di reclusione (il pm 4 anni e 4 mesi di reclusione); Giocchino Falsaperla di Catania, 3 anni e 8 mesi di reclusione e 10mila euro di multa con l’esclusione dell’aggravante mafiosa (il pm 4 anni e 5mila euro di multa); Luigi Agatino Lopez Murgia, 3 anni e 4 mesi;  Pasquale Gallone di Nicotera, 6 anni e 6mila di multa (il pm 8 anni e 5mila euro di multa);  Giorgio Salvatore, 7 anni e 10 mesi di reclusione (il pm 12 anni di reclusione e 30mila euro di multa); Gabriele La Barbera, di Palermo, 1 anno e 6 mesi di reclusione con l’esclusione dell’aggravante mafiosa (il pm 3 anni e 4 mesi di reclusione);  Giuseppe Mercadante di Casal di Principe (Ce), 4 anni e 2 mesi di reclusione (il pm 5 anni e 2 mesi);  Antonio Ricci di Montecorvino Pugliano, 2 anni e 6 mesi di reclusione (il pm 3 anni e 4 mesi); Daniele Prestanicola di Maierato, 7 anni e 8mila di multa (il pm 10 anni e 6mila euro di multa); Domenico Rigillo di San Vito sullo Ionio, 7 anni e 10 mesi di reclusione (il pm 12 anni e 30mila euro di reclusione);  Orazio Romeo di Acireale, 5 anni di reclusione (il pm 5 anni e 10mila euro di multa); Alessandro Primo Tirendi di Gravina di Catania, 6 anni e 8 mesi di reclusione (il pm 8 anni e 10mila euro di multa);  Angelo Ucchino, di Giardini Naxos, 3 anni e 2 mesi di reclusione (il pm 3 anni e 10 mesi) e Salvatore Ucchino, di Taormina 3 anni e 8 mesi di reclusione (il pm 5 anni e 2 mesi).

Le assoluzioni sentenziate dal gup e le richieste di condanne della Dda

Sono stati assolti Gregorio Gioffrè,  (il pm invece aveva invocato  8 anni e 5 mila euro di multa); Marco Lione di Terzigno (Na), (il pm 4 anni e 4 mesi) e Filippo Fiarè di San Gregorio d’Ippona, (il pm 8 anni e 5mila euro di multa). Altri 54 imputati coinvolti nella stessa inchiesta e che hanno scelto di continuare l’ordinaria udienza preliminare sono già stati rinviati a giudizio dal gup Matteo Ferrante ad ottobre dell’anno scorso (LEGGI QUI) e per loro è in corso il processo dibattimentale davanti al tribunale collegiale di Vibo Valentia.

Le parti civili costituite

Sono in tutto dodici le parti civili costituite: la Presidenza del Consiglio dei ministri, il Ministero dell’interno, l’Agenzia delle dogane, l’Agenzia delle Entrate, la Regione Calabria, l’Associazione Antiracket e Antiusura (assistita dai legali Giovanna Fronte), l’associazione Cooperporo edile, la Provincia di Vibo (avvocato Maria Rosa Pisani), dei Comuni di Vibo Valentia, di Sant’Onofrio (rappresentati entrambi dal legale Maria Antonietta La Monica) e Limbadi (avvocato Giulio Ceravolo), l’imprenditore Filippo Colacchio.

Il collegio difensivo

Tra gli avvocati impegnati in Petrolmafie, sia per quanto riguarda il troncone ordinario, che per l’abbreviato, compaioni, tra gli altri, i nomi di Salvatore Staiano, Vincenzo Cicino, Giovanni Russomanno, Salvatore Giunone, Vincenzo Ioppoli, Wanda Bitonte, Luigi Latino, Eugenio Minniti, Sergio Rotundo, Giuseppe Torchia, Salvatore Sorbilli, Tiziano Saporito, Alessandro Parisi, Alessandro Diddi, Vincenzo Gennaro, Mario Murone, Antonio Ingroia, Marco Tullio Martino, Salvatore De Bonadies, Giuseppe Monteleone, Ornella Valenti, Francesco Giuseppe Finocchiaro, Marco Esposito, Daniela Garisto, Giovanni Vecchio, Gianfranco Giunta, Francesco Sabatino, Francesco Carioti, Nicola Cantafora, Guido Contestabile, Stefano Luciano, Vincenzo Belvedere, Antonio Porcelli, Armando Veneto e Diego Brancia.

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