Petrolmafie, la Dda ricusa il giudice e il processo slitta. Si aspetta la Corte d’appello

L'inizio del dibattimento rinviato al prossimo 9 febbraio. Il presidente del Tribunale collegiale di Vibo ha deciso di attendere il verdetto sulla sua presunta incompatibilità
rinascita scottg

Nulla di fatto e tutto rinviato al prossimo 9 febbraio. Falsa partenza del processo con rito ordinario scaturito dall’inchiesta denominata “Petrolmafie” contro presunti illeciti perpetrati dalle cosche del Vibonese nell’affare degli idrocarburi. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro ha infatti deciso di presentare una richiesta di ricusazione nei confronti di Tiziana Macrì, il giudice chiamato a presiedere il Tribunale collegiale di Vibo Valentia, e quest’ultima, dopo aver preso atto dell’istanza, ha rinviato l’inizio del dibattimento di un paio di settimane. Si attenderà dunque la decisione della Corte d’appello di Catanzaro. In questo troncone del processo sono imputate 54 persone, a vario titolo, accusate di associazione di stampo mafioso, estorsioni, riciclaggio, reimpiego di denaro di provenienza illecita in attività economiche, intestazione fittizia di beni, evasione delle imposte e delle accise anche mediante l’emissione e l’utilizzo di fatture per operazioni inesistenti, contraffazione e utilizzazione di documenti di accompagnamento semplificati. Reati aggravati dall’essere stati commessi per agevolare le associazioni ‘ndranghetistiche attive sul territorio calabrese, in particolare, quella dei Mancuso di Limbadi. Tra gli imputati che hanno scelto il rito ordinario figurano Salvatore Solano, attuale presidente della Provincia di Vibo, Francescantonio Tedesco, ex consigliere comunale di Vibo, considerato vicino agli Anello di Filadelfia (già imputato in Imponimento), gli imprenditori vibonesi Giuseppe e Antonio D’Amico, i boss Luigi e Francesco Mancuso, la show-girl Ana Betz, all’anagrafe Anna Bettozzi, vedova di un ricco petroliere e i tre dipendenti della provincia di Vibo: Antonio Francolino, Isaia Angelo Capria e Gaetano del Vecchio.

L’astensione rigettata e la richiesta di ricusazione

L’astensione rigettata e la richiesta di ricusazione

Com’era già avvenuto nella fase preliminare del maxi processo Rinascita Scott, al centro dell’attenzione è finito il profilo di presunta incompatibilità di Tiziana Macrì, chiamata a presiedere il collegio di Petrolmafie completato dai nuovi arrivati Roberta Ricotta e Laerte Conti. Lo scorso 13 dicembre, in apertura di udienza, la stessa Macrì aveva dichiarato di aver già depositato una richiesta di astensione da questo processo al presidente del Tribunale di Vibo Valentia Erminio Di Matteo che aveva rigettato l’istanza. In particolare la Macrì ritiene Petrolmafie una costola di Rinascita Scott e, a tal proposito, la Corte di Cassazione si era già espressa certificando il profilo di incompatibilità. Nelle vesti di gip a Catanzaro aveva disposto dei decreti di intercettazione richiamando nel merito l’associazione mafiosa proprio nell’ambito del procedimento Rinascita-Scott. La Direzione distrettuale antimafia di Catanzaro, rappresentata nell’aula bunker di Lamezia Terme, dal pm Antonio De Bernardo, ha presentato proprio prima di Natale la richiesta di ricusazione ora al vaglio della Corte d’appello.

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