Le piazze di spaccio smantellate nel Soveratese, dal “capo” ai pusher: smascherati i “venditori” di morte

L'ultima inchiesta firmata dalla Procura guidata da Gratteri punta a fare luce sul traffico e lo spaccio di droga nel Catanzarese
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Operava tra i territori di Soverato, Montepaone, Petrizzi e San Vito sullo Ionio. Si riforniva a Caulonia e Siderno, ma anche nella zona sud di Catanzaro (in particolare il fortino rom di Viale Isonzo) e aveva contatti persino con “narcos” attivi a Malta. E’ il sodalizio dedito al traffico e allo spaccio di droga nel comprensorio soveratese smantellato dai carabinieri nell’ambito dell’inchiesta coordinata dalla Procura di Catanzaro guidata da Nicola Gratteri che nella giornata di ieri ha portato all’arresto di dieci persone (7 ai domiciliari e 3 in carcere). Complessivamente le misure cautelari sono 13 (per tre è stato disposto l’obbligo di presentazione alla Pg) mentre gli indagati sono 16 (LEGGI QUI I NOMI).

Il presunto capo dell’associazione

Il presunto capo dell’associazione

A capo della presunta associazione, con il ruolo di dirigente, organizzatore e finanziatore, ci sarebbe Antonio Scarfò, inteso come Totò, 59 anni, nato a Siderno ma residente a Caulonia. Secondo l’accusa sarebbe lui la “cerniera” con la criminalità organizzata con base nella Locride dalla quale procurava le partite di sostanza stupefacente da trasportare nel Catanzarese e da distribuire ai vari pusher del sodalizio sparsi tra Soverato, Montepaone, San Vito e Petrizzi. Tempi, quantità e prezzi da adottare sarebbero stati decisi da lui. “Egli – scrive il gip nell’ordinanza – gestisce la casta del gruppo e in tale veste riscuote dal luogotenente di zona i proventi del traffico illecito che destina in parte all’acquisto di nuove forniture di sostanze stupefacente e riconosce ai pusher del gruppo una quota dei proventi derivanti dalle vendite al dettaglio”. Tra i compiti di Scarfò ci sarebbero stati anche il sostentamento degli adepti catturati dalle forze dell’ordine e ristretti in carcere e il mantenimento delle loro famiglie con il relativo sostegno alle spese legali.

Il braccio destro del “capo”

Alla destra del capo – secondo le risultanze investigative – c’era invece Claudio Castanò, 51 anni di Montepaone, arrestato nel 2021 a Malta. Per gli inquirenti sarebbe l’uomo di fiducia di Scarfò, ovvero il luogotenente che gestiva direttamente il territorio di Soverato e dintorni nel traffico di droga. Al suo fianco agiva e operava Antonio Costantino, detto Antonello, 34 anni di San Vito allo Jonio. Insieme distribuivano ai pusher del sodalizio le partite di droga da destinare allo spaccio e si occupavano della raccolta del denaro da consegnare al “loro capo”, Antonio Scarfò. Se Castanò era il luogotenente, Costantino era invece l’intermediario tra i vertici del gruppo e i pusher: “Procura e distribuisce – sottolinea il gip – ai membri del sodalizio schede sim ‘criptate’, intestate a cittadini extracomunitari, destinate esclusivamente alle comunicazioni relative al traffico illecito dell’associazione”. Per trasportare la droga da un posto a un altro e per muoversi rischiando il meno possibile l’organizzazione si sarebbe avvalsa anche di alcune auto dotate di vani doppio-fondo dentro i quali veniva nascosta la sostanza stupefacente. Utilitarie per non dare troppo nell’occhio ma anche Mercedes o Bmw.

I nomi dei pusher

Smascherati anche i presunti spacciatori del sodalizio. Massimo Alj, 32 anni di Petrizzi, sarebbe il pusher deputato principalmente allo spaccio nella zona di residenza e la “longa manus” di Costantino, attivo anche su Montepaone. Riccardo Mercurio, 33 anni di Vallefiorita, è stato individuato come partecipe all’associazione e come spacciatore di marijuana e cocaina per conto del sodalizio a Montepaone. Vito Barbieri, inteso come Pirilli, si sarebbe occupato invece dello spaccio al dettaglio a San Vito sullo Jonio curando i rapporti con gli altri pusher. “E’ persona di fiducia – sostiene il gip – poiché a lui è affidata la sicurezza dei luoghi di deposito delle sostanze stupefacenti”. Alessandro Galati avrebbe gestito lo spaccio al dettaglio della marijuana nella piazza di Montepaone mentre – sempre secondo le ipotesi accusatorie – Gianluca Aquilotti, Massimo Danieli e Alessandro Otello Vitrò sarebbero i pusher dediti allo spaccio di cocaina e marijuana nella piazza di San Vito allo Ionio.

Alle origini dell’inchiesta

L’indagine ha avuto inizio dopo la perquisizione eseguita nel novembre 2020 nel domicilio di Antonio Costantino, dove i carabinieri avevano rinvenuto buste di plastica da sottovuoto contenenti residui di marijuana e un foglio con appunti manoscritti. All’interno vi erano dei dati della contabilità relativa a un traffico di stupefacenti. In particolare, il manoscritto conteneva una lista di nomi, molti dei quali già noti ai carabinieri, con accanto una cifra che, evidentemente, indicava il debito in corso derivante da precedenti acquisti di droga. Un puzzle che gli inquirenti hanno ricostruito nel dettaglio, tassello dopo tassello. Fino al blitz scattato all’alba di ieri.

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