“Berlusconi è fottuto… però Dell’Utri, io lo so! Perché Dell’Utri la prima persona che contattò per la formazione di Forza Italia fu Piromalli a Gioia Tauro ”. A parlare è l’avvocato penalista ed ex parlamentare di Forza Italia, il catanzarese Giancarlo Pittelli, commentando una inchiesta sul processo relativo alla trattativa “Stato-mafia” risalente al luglio 2018.
Pittelli viene intercettato dal Ros nell’ambito dell’indagine denominata “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Il reato contestato a Pittelli è il concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex parlamentare è detenuto in custodia cautelare dal dicembre scorso. Il fascicolo relativo fa parte di una sostanziosa e ulteriore attività integrativa di indagine della procura generale di Palermo che sostiene l’accusa nel processo d’appello sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, che ha celebrato lunedì scorso una nuova udienza davanti alla Corte di assise di appello presieduta da Angelo Pellino. In primo grado – nel maggio 2018 – la Corte di assise aveva condannato a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella, a 12 l’ex senatore Marcello Dell’Utri e gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni; stessa pena per Antonino Cinà, medico e fedelissimo di Totò Riina; 8 anni di reclusione per l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. Pittelli, parlando con un altro uomo il 20 luglio 2018, prosegue: “… se ragioniamo, tu pensa che ci sono due mafiosi in Calabria, che sono i numeri uno in assoluto, uno è del Vibonese e l’altro è di Gioia Tauro, uno si chiama Giuseppe Piromalli e l’altro si chiama Luigi Mancuso, che è più giovane e forse più potente. Io li difendo dal 1981, cioè sono trentasette anni che questi vivono qua dentro … pazzesco ”.
Pittelli viene intercettato dal Ros nell’ambito dell’indagine denominata “Rinascita-Scott” della Dda di Catanzaro, guidata da Nicola Gratteri. Il reato contestato a Pittelli è il concorso esterno in associazione mafiosa. L’ex parlamentare è detenuto in custodia cautelare dal dicembre scorso. Il fascicolo relativo fa parte di una sostanziosa e ulteriore attività integrativa di indagine della procura generale di Palermo che sostiene l’accusa nel processo d’appello sulla cosiddetta trattativa tra Stato e mafia, che ha celebrato lunedì scorso una nuova udienza davanti alla Corte di assise di appello presieduta da Angelo Pellino. In primo grado – nel maggio 2018 – la Corte di assise aveva condannato a 28 anni di carcere il boss Leoluca Bagarella, a 12 l’ex senatore Marcello Dell’Utri e gli ex carabinieri del Ros Mario Mori e Antonio Subranni; stessa pena per Antonino Cinà, medico e fedelissimo di Totò Riina; 8 anni di reclusione per l’ex capitano dei carabinieri Giuseppe De Donno. Pittelli, parlando con un altro uomo il 20 luglio 2018, prosegue: “… se ragioniamo, tu pensa che ci sono due mafiosi in Calabria, che sono i numeri uno in assoluto, uno è del Vibonese e l’altro è di Gioia Tauro, uno si chiama Giuseppe Piromalli e l’altro si chiama Luigi Mancuso, che è più giovane e forse più potente. Io li difendo dal 1981, cioè sono trentasette anni che questi vivono qua dentro … pazzesco ”.
Alla ripresa del processo, dopo la pausa estiva, l’accusa ha depositato numerosi faldoni, migliaia di pagine: tra questi anche i verbali del processo sulla ndrangheta stragista di Reggio Calabria in cui il boss di Brancaccio, Giuseppe Graviano, ha reso dichiarazioni spontanee e poi, fino ad un certo punto, ad accusa e difese. Depositate anche le audizioni del 30 luglio 1992 al Csm di Maria Falcone, sorella del magistrato ucciso a Capaci il 23 maggio ’92, e numerosi magistrati della Procura di Palermo: Guido Lo Forte, Antonella Consiglio, Annamaria Palma, Antonio Napoli, Vincenza Sabatino e Salvatore Pilato. Si tratta di atti desecretati dal Consiglio superiore della magistratura nel luglio scorso. Nella scorsa udienza, lunedi scorso, le parti hanno interloquito. La corte scioglierà la riserva il 5 ottobre.