Plastic Free per tutte le stagioni, insieme possiamo farcela

Scrivere di “plastic free” sa tanto di moda. Ma conoscerne a pieno il significato, e sapere da dove prende origine, è un’altra cosa. E’ del 2018 la strategia avviata dalla Commissione Europea per la riduzione del consumo di plastica in tutti i Paesi della CE. E non poteva essere altrimenti, visti i dati preoccupanti sul consumo di plastica e sull’impatto che ha sull’ambiente: i materiali di plastica, infatti, rappresentano il 70% di tutti i rifiuti marini e compromettono la qualità stessa delle acque. Lo sanno anche i bambini.

Ed improvvisamente, nell’estate appena trascorsa, gli amministratori locali hanno cominciato ad occuparsene, forse perché, appunto, “di moda”.  O forse perché, dopo l’intervento della Commissione Europea, e dopo la campagna promossa dal Ministero dell’Ambiente #Iosonoambiente, anche la Regione Calabria, con una mozione datata 25 marzo, ha previsto l’attuazione di provvedimenti che vietano, già dal 2019, di utilizzare e quindi di introdurre stoviglie, cannucce e sacchetti in plastica all’interno di lidi e stabilimenti balneari o aree protette montane ad alto traffico di turisti.

Ed improvvisamente, nell’estate appena trascorsa, gli amministratori locali hanno cominciato ad occuparsene, forse perché, appunto, “di moda”.  O forse perché, dopo l’intervento della Commissione Europea, e dopo la campagna promossa dal Ministero dell’Ambiente #Iosonoambiente, anche la Regione Calabria, con una mozione datata 25 marzo, ha previsto l’attuazione di provvedimenti che vietano, già dal 2019, di utilizzare e quindi di introdurre stoviglie, cannucce e sacchetti in plastica all’interno di lidi e stabilimenti balneari o aree protette montane ad alto traffico di turisti.

Nella mozione, inoltre, è inserito un cronoprogramma per bandire l’uso della plastica in tutti i comuni del territorio regionale entro il 2021, addirittura in anticipo rispetto ai tempi previsti per dare attuazione alle disposizioni imposte dalle direttive europee in merito. Molti comuni, con l’arrivo della bella stagione, sono stati lesti a recepirla, o quantomeno ad interrogarsi sul da farsi: altri, come a Catanzaro, hanno dovuto pensarci un po’.

Il primo a sollevare la questione in città è stato il segretario provinciale della Confartigianato, Raffaele Mostaccioli, che lo scorso 13 aprile ha depositato un’istanza per l’abolizione della plastica, rivolgendosi – a nome di Confartigianato, Confesercenti, Confcommercio e Cicas – al presidente del Consiglio Comunale, Marco Polimeni, a seguito del primo “no” secco della maggioranza alla mozione ‘plastic free’ presentata dall’opposizione.

L’invito, poi, è stato raccolto dal Consiglio comunale, che in una seduta successiva ha approvato all’unanimità il testo in cui si richiede un provvedimento per l’attuazione delle disposizioni che rispecchiano fedelmente quelle assunte dalla Regione. Un’approvazione doverosa per un Comune che ha ottenuto il premio dal Corepla nel corso della cerimonia per i Comuni ricicloni, l’iniziativa di Legambiente patrocinata dal Ministero dell’Ambiente, oltre ad aver registrato ottimi risultati nella raccolta differenziata e soprattutto nel recupero degli imballaggi di plastica.

L’istanza di Confartigianato, Confesercenti, Confcommercio, Cicas, redatta ai sensi dell’articolo 13 del Regolamento del Consiglio comunale di Catanzaro, è solo il primo passo per adeguare la città capoluogo alle direttive europee – è il commento che Mostaccioli ha reso al CSV di Catanzaro, all’indomani dell’approvazione del documento – In assenza di chiari indirizzi a livello europeo, il nostro impegno come categoria è volto innanzitutto a promuovere una formazione tra i commercianti, titolari di pubblici esercizi, affinché adottino la politica del “plastic free”. Ma quando si tratta di incidere sulle nostre abitudini, che hanno a che fare con l’utilizzo costante della plastica, ci vuole tempo. E, soprattutto, ci vuole la lungimiranza di capire che tutto questo si ripercuote sulla salute del pianeta e della nostra”.

Ed ora, ad estate finita, che si fa?

La direttiva europea che mette al bando le stoviglie di plastica monouso dal 2021 rischia di colpire un settore florido dell’industria italiana, se si considera che l’Italia è il maggior produttore europeo di stoviglie, piatti, bicchieri, posate di plastica, con 1 miliardo di fatturato per circa 30 aziende e 3mila addetti diretti. Ma quella stessa direttiva che metterà presto al bando prodotti usa e getta (fra questi, le posate e i piatti di plastica, le cannucce, i bastoncini per palloncini gonfiabili, i bastoncini cotonati, le palette per miscelare i cocktail, i sacchetti di plastica osso-degradabile, i contenitori di polistirolo espanso per alimenti), non vieta invece i bicchieri di plastica, le bottiglie d’acqua minerale, i tubetti del dentifricio, i flaconi del detersivo, le cialde del caffè espresso.

In buona sostanza, i confini tracciati dall’Unione Europea prevedono ancora ampi margini di operatività: e in attesa che la Commissione Europea si impegni a definire gli obiettivi di riduzione che varranno per tutti i canali distributivi (supermercati, negozi al dettaglio, cash and carry, distribuzione automatica e altri), spetterà all’Italia, entro due anni dalla pubblicazione della Direttiva, emanare una legge  per il recepimento di quella europea che potrà avere obiettivi anche più ambiziosi, ma che non potrà certo contrastare con i principi UE.

Probabilmente l’impatto della plastica sull’ambiente è destinato ad aumentare, visto che anche la produzione plastica aumenta, trainata dall’aumento della popolazione mondiale e da un maggiore benessere nei paesi in via di sviluppo. Ma di sicuro questa direttiva ha fornito una prima risposta importante per affrontare un’emergenza mondiale come l’inquinamento da plastica che, soprattutto negli ambienti marini e acquatici in genere, ha assunto dimensioni allarmanti.

“Vitambiente” e l’impegno del volontariato

Non è stato un caso che la sesta edizione della Festa del Volontariato, promossa dal CSV di Catanzaro, appena un mese fa al Parco della Biodiversità, sia stata all’insegna del “plastic free”. Ogni iniziativa in programma è stata articolata al fine di promuovere il rispetto ambientale, a partire dalla dotazione di bicchieri compostabili con cui i volontari potevano dissetarsi alle varie fontane del parco.

L’attenzione alla natura trova comunque terreno fertile in chi è motivato a prodigarsi per gli altri: c’è poi, tra le associazioni, chi crede che il rispetto della natura apra ad un cambiamento culturale complessivo, che ha le sue fondamenta nella scienza e nell’antropologia. E’ il caso di “Vitambiente”, che da circa un anno è operativa a Catanzaro come articolazione periferica del Movimento Nazionale Ambientalista, e che promuove iniziative di educazione ambientale all’interno

delle scuole, di salvaguardia e valorizzazione del patrimonio delle zone d’interesse archeologico, e attività di ricerca, di comunicazione e di sensibilizzazione sulle tematiche ambientali e sulle azioni per l’attuazione dello sviluppo sostenibile, per accrescere l’integrazione delle culture e delle diversità.

Le finalità di “Vitambiente” sono tante, afferma il presidente nazionale, Pietro Marino, e vengono perseguite con il contributo di comitati scientifici appositamente costituiti che si avvalgono di professionisti in ambito medico, zoofilo e antropologico, tramite la stipula di protocolli d’intesa con l’Università di Catanzaro e di Messina.

E in attesa di raccogliere i risultati delle ricerche effettuate nei vari campi, l’associazione trova nella scuola l’interlocutore privilegiato, con il sostegno di altre realtà associative e di volontari che, in qualità di membri dei vari Consigli d’Istituto, propongono ai dirigenti scolastici di perseguire alcuni comportamenti che fanno bene all’ambiente. E’ ciò che è accaduto alla scuola Aldisio, alla Pascoli, al Convitto Galluppi ed alla scuola del quartiere “Bambinello Gesù”, in cui gli alunni hanno raccolto l’invito di lasciare le bottiglie di plastica per adottare la borraccia in metallo come parte integrante del “corredo” scolastico.

Un piccolo gesto che può avere un effetto moltiplicatore all’interno della comunità: “Se anche negli esercizi commerciali, a partire dai bar, cominciassero ad adottare la politica del “plastic free”, saremmo già a buon punto – spiega Pietro Marino – L’iniziativa a non utilizzare più la plastica non dev’essere lasciata ai buoni propositi dei singoli, come avviene, ma deve provenire dalle stesse categorie di appartenenza. Ed è per questo che con Confcommercio ci stiamo adoperando sul da farsi. L’apporto della politica e delle categorie di competenza è di fondamentale importanza per abituarsi ad un cambiamento non più procrastinabile, ma con le giovani generazioni è più facile rispetto agli adulti, più restii ad abbandonare le vecchie convinzioni”.

La direttiva europea prevede, per quanto riguarda le bottiglie di plastica, che si debba riciclare almeno il 90% entro il 2029, con un target intermedio del 77% al 2025. Bisognerà vedere come Catanzaro si farà trovare all’appuntamento. Di certo torneremo a parlare di “plastic free”.

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