Poliziotti liberi dal servizio sorprendono e denunciano due “tombaroli”

Con l’entrata in vigore della nuova ordinanza del Ministro della Salute, la Calabria è divenuta “zona arancione” consentendo quindi il libero spostamento nel proprio comune di residenza. Con tale passaggio, dunque, anche la caccia – considerata attività sportiva individuale all’aperto – torna ad essere consentita purché svolta nel territorio del proprio comune. Un dettaglio che però sembra essere sfuggito a due cittadini di Strongoli che, nel pomeriggio di ieri, in località Margherita Soprana, nel comune di Crotone, sono stati sorpresi in una tipologia di caccia diversa rispetto a quella consentita, ossia “la caccia ai tesori”.

A sorprenderli sono stati due poliziotti liberi dal servizio e intenti in una battuta di caccia, la cui attenzione è stata attirata dall’uso insolito di attrezzattura non proprio utile all’attività venatoria. Secondo quanto ricostruito, si trattava di due metal detector e due zappe con l’ausilio dei quali i due “tombaroli” avevano trovato nella zona, riconosciuta quale sito archeologico, ma non formalmente sottoposto a vincolo, ben dieci reperti, parte dei quali risultati essere beni archeologici appartenenti allo Stato, poiché risalenti all’età tardo antico – alto medioevo, quindi ricompresi tra il V e X secolo d.C. Per la valutazione storico- culturale, ma anche collezionistica, i reperti sequestrati sono stati sottoposti a specifici approfondimenti da parte degli esperti del settore, per cui è stata interessata la S.A.B.A.P. – Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio.

A sorprenderli sono stati due poliziotti liberi dal servizio e intenti in una battuta di caccia, la cui attenzione è stata attirata dall’uso insolito di attrezzattura non proprio utile all’attività venatoria. Secondo quanto ricostruito, si trattava di due metal detector e due zappe con l’ausilio dei quali i due “tombaroli” avevano trovato nella zona, riconosciuta quale sito archeologico, ma non formalmente sottoposto a vincolo, ben dieci reperti, parte dei quali risultati essere beni archeologici appartenenti allo Stato, poiché risalenti all’età tardo antico – alto medioevo, quindi ricompresi tra il V e X secolo d.C. Per la valutazione storico- culturale, ma anche collezionistica, i reperti sequestrati sono stati sottoposti a specifici approfondimenti da parte degli esperti del settore, per cui è stata interessata la S.A.B.A.P. – Soprintendenza Archeologica, Belle Arti e Paesaggio.

I due cittadini di Strongoli stati deferiti all’autorità giudiziaria per la violazione del Codice dei Beni culturali e del paesaggio, ovverosia per aver effettuato ricerche archeologiche senza concessione nonché per l’impossessamento di beni culturali appartenenti allo Stato in sito archeologico non sottoposto a vincolo. I due sono stati sanzionati con 533 euro a testa, per aver violato le prescrizioni atte al contenimento del virus Covid-19, avendo lasciato il proprio Comune di residenza per motivi non previsti dalla normativa vigente.

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