«È ingeneroso continuare a collegare questo luogo di culto alla ‘ndrangheta azzerando quanto da anni si sta facendo per recuperare la sua vera identità»: sembrano ritagliate sulla infelice uscita del presidente della commissione antimafia, calabrese e grillino, Morra (che durante la diretta per la crisi di Governo bacchettò Salvini citando, piuttosto a sproposito, il santuario di Polsi) le parole che il Vescovo di Locri Gerace, Francesco Oliva utilizza durante l’omelia per la festa della Madonna della Montagna, proprio a Polsi.
E in quel santuario più volte violato dai summit della ‘ndrangheta (l’effige della Madonna della montagna viene scovata praticamente in tutti i bunker scoperti dagli investigatori), Oliva ha usato parole chiare, che restituiscono il luogo di culto alla sua naturale funzione, sospesa a metà tra devozione e tradizione festosa. «È un luogo sacro – dice ancora il vescovo – che vuole offrire ai tanti pellegrini che lo visitano momenti di silenzio, di preghiera. Un luogo dove è possibile riscoprire il rispetto della natura, il valore della riconciliazione. Quanto vorrei che Polsi diventasse un simbolo di riscatto morale per la nostra gente, che non accetta più di restare fuori dalle agende politiche». E proprio sull’agenda politica è tornato il vescovo Oliva che ha ricordato la difficoltà di raggiungere il santuario, soprattutto dal versante jonico d’Aspromonte: «Si deve poter venire qui senza rischiare la vita. Una nuova strada, più sicura e percorribile, è il simbolo del riscatto di Polsi. Siamo sulla buona strada c’è un finanziamento, c’è una volontà politica, ma occorre passare dalle parole ai fatti. Vigiliamo – ha tuonato il presule – perché non accada come talvolta è accaduto che i finanziamenti stanziati, vadano distratti, sperperati, mal spesi, senza giungere alla conclusione dell’opera. Presteremo la massima attenzione. La realizzazione dell’opera nei tempi giusti significherà la vittoria della buona amministrazione sulle forze disgregatrici, criminali e mafiose».
E in quel santuario più volte violato dai summit della ‘ndrangheta (l’effige della Madonna della montagna viene scovata praticamente in tutti i bunker scoperti dagli investigatori), Oliva ha usato parole chiare, che restituiscono il luogo di culto alla sua naturale funzione, sospesa a metà tra devozione e tradizione festosa. «È un luogo sacro – dice ancora il vescovo – che vuole offrire ai tanti pellegrini che lo visitano momenti di silenzio, di preghiera. Un luogo dove è possibile riscoprire il rispetto della natura, il valore della riconciliazione. Quanto vorrei che Polsi diventasse un simbolo di riscatto morale per la nostra gente, che non accetta più di restare fuori dalle agende politiche». E proprio sull’agenda politica è tornato il vescovo Oliva che ha ricordato la difficoltà di raggiungere il santuario, soprattutto dal versante jonico d’Aspromonte: «Si deve poter venire qui senza rischiare la vita. Una nuova strada, più sicura e percorribile, è il simbolo del riscatto di Polsi. Siamo sulla buona strada c’è un finanziamento, c’è una volontà politica, ma occorre passare dalle parole ai fatti. Vigiliamo – ha tuonato il presule – perché non accada come talvolta è accaduto che i finanziamenti stanziati, vadano distratti, sperperati, mal spesi, senza giungere alla conclusione dell’opera. Presteremo la massima attenzione. La realizzazione dell’opera nei tempi giusti significherà la vittoria della buona amministrazione sulle forze disgregatrici, criminali e mafiose».