di Danilo Colacino – Non c’è ancora pace per il porto di Catanzaro, che la gente aspetta invano ormai dal 1950 circa. Al momento, però, dovremmo finalmente essere alla stretta finale. Malgrado, intanto, al momento si attenda anche il via libera per poter (ri)usufruire dei cosiddetti pontili galleggianti dove attraccare le barche. Questo dopo l’assegnazione degli specchi d’acqua dell’area, con tanto di ok dell’Anac, che però non ha ancora portato alla definizione del procedimento. Sebbene vi sia già stata la ratifica dell’assegnazione a una ditta crotonese, ma senza riuscire tuttora a risolvere alcuni… problemi tecnici. Così da permettere a quanti nel capoluogo possiedono un’imbarcazione di tornare a navigare, partendo dalla loro città. Ma se questa è, e resta, una questione importante, il punto nodale rimane la realizzazione di un moderno porto-canale che cambi il volto non soltanto di Catanzaro quanto dell’intera parte centrale della Calabria. E a riguardo va ricordato che nell’autunno scorso il sindaco Nicola Fiorita, la vice Giusy Iemma, e l’assessore ai Lavori Pubblici Raffaele Scalise, avevano per così dire esultato pur senza fare gran cassa.
Dai nulla-osta a una nuova fase di stallo
Dai nulla-osta a una nuova fase di stallo
Motivo? Il definitivo (o quasi) nullaosta del competente dicastero rispetto alla Valutazione d’impatto ambientale (Via) positiva per il completamento dell’infrastruttura. Fatto che consentiva la progettazione esecutiva e la conseguente gara d’appalto, finanziata con 20 milioni di euro messi a disposizione di Palazzo De Nobili diversi anni fa dalla Regione allora presieduta da Mario Oliverio, per compiere gli interventi necessari. Ma allo stato, pur dovendosi ormai essere alle battute finali, non c’è stato alcun tangibile riscontro rispetto all’avviamento dell’iter conclusivo. Anzi, come detto, il rischio è semmai quello, essendo alle porte di febbraio, che si vada in contro all’ennesima estate caratterizzata addirittura dall’indisponibilità dei soli pontili. Situazione che provocherebbe l’immancabile disappunto dei diportisti catanzaresi e non soltanto il loro.
La storia “infinita” del porto
In premessa, tuttavia, avevamo affermato che non c’è pace per un porto di cui il capoluogo, malgrado lo ‘sbocco’ al mare e la conseguente secolare tradizione di pesca e traffici commerciali e marittima, si è iniziato a discutere unicamente a metà del Novecento. Sembra incredibile, però è così. Ma niente. Neppure per i 30 anni successivi, quando si era invece deciso di puntare sulla vocazione turistica dell’area e quindi dell’utilizzabilità dell’opera per tale scopo. E nessuna notizia concreta in tale direzione è arrivata poco oltre la metà degli anni Duemila. Allorché con Rosario Olivo primo cittadino, Agazio Loiero governatore, Antonio Di Pietro ministro delle Infrastrutture e Romano Prodi premier, si era pensato che i sospirati lavori a Lido fossero ‘cosa fatta’ nel giro di pochissimo tempo. Si giunge allora, infruttuosamente, al periodo successivo che è invece, pressoché, storia dei giorni nostri. Quella ad esempio di un nuovamente sindaco l’intramontabile Sergio Abramo che, stile Bruno Vespa a Porta a Porta, convocava periodicamente i giornalisti con tanto di plastico e annuncio del possibile imminente avvio dei lavori del porto. Appuntamento che, peraltro, lo stesso ex primo cittadino organizzava in una nota struttura ricettiva fronte mare. Come a voler rafforzare, anche iconicamente, il rilievo del messaggio da veicolare. Adesso, tuttavia, sembrerebbero davvero esserci i presupposti per qualcosa di tangibile. Tant’è vero che l’opposizione fioritiana, o quanto ne resta dopo i cambi di fronte palesi e celati, si è affannata a rivendicare sulla stampa i meriti dell’agognata realizzazione del porto. Da ascrivere dunque, sempre a loro avviso, al centrodestra e al citato Abramo. E non, quindi, al neoarrivato Fiorita e alla sua squadra di governo. Dato però marginale, perché i catanzaresi tutti da circa 75 anni esclamano: “Basta che si faccia!”.
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