Il governo, insieme alla Regione Calabria e alla Città metropolitana di Reggio Calabria, devono predisporre un piano strategico “che, attraverso la realizzazione delle opere ‘collaterali’, proietti Gioia Tauro nel palcoscenico dei grandi poli logistici ed infrastrutturali”. Lo scrivono Cgil, Cisl e Uil dell’area metropolitana reggina e della piana di Gioia Tauro. “La voglia di contrapporre idee e modelli di sviluppo delle infrastrutture portuali italiane – scrivono i sindacati – ha alimentato il dibattito negli ultimi anni – sterilmente aggiungiamo noi. Dalle prerogative di Trieste o Venezia per la fascia adriatica a quelle di Genova, piuttosto che Livorno, per la fascia tirrenica o ligure, disquisizioni recenti come quella della Via della Seta, e meno recenti come il corridoio La Valletta – Helsinki, ci hanno fatto dimenticare la centralità della piattaforma Italia, nel cuore del Mediterraneo, e la sua naturale porta d’ingresso che è caratterizzata dal Porto di Gioia Tauro”.
Secondo Cgil, Cisl e Uil, “i governi che nell’ultimo lustro (per non andare troppo dietro nel tempo) si sono susseguiti, più o meno sbadatamente non si sono accorti che, mentre in Patria per miope autoreferenzialità si cincischiava a capire su quale singolo porto per flusso di merci investire provvedimenti random, in modo più strutturale e più ambizioso il Porto di Tangeri in Marocco, occupava la scena del Mediterraneo e globale, con una movimentazione commerciale da far arrossire anche i più grandi statisti (ammesso che il nostro Paese possa ancora vantarne). Ebbene, management e governance, insieme agli ‘intellettuali della portualistica’ italiana, anziché sviluppare un modello d’insieme puntando sulla posizione strategica di Gioia Tauro, e perché no, di Augusta – i cui fondali, perché profondi e difficilmente insabbiabili, favorirebbero l’attracco dei giganti del mare – non hanno capito che la nostra penisola è un basamento logistico naturale proiettato sull’Africa, a due passi da Suez. Un collegamento concettualmente e infrastrutturalmente indissolubile tra Europa e Mediterraneo”.
Secondo Cgil, Cisl e Uil, “i governi che nell’ultimo lustro (per non andare troppo dietro nel tempo) si sono susseguiti, più o meno sbadatamente non si sono accorti che, mentre in Patria per miope autoreferenzialità si cincischiava a capire su quale singolo porto per flusso di merci investire provvedimenti random, in modo più strutturale e più ambizioso il Porto di Tangeri in Marocco, occupava la scena del Mediterraneo e globale, con una movimentazione commerciale da far arrossire anche i più grandi statisti (ammesso che il nostro Paese possa ancora vantarne). Ebbene, management e governance, insieme agli ‘intellettuali della portualistica’ italiana, anziché sviluppare un modello d’insieme puntando sulla posizione strategica di Gioia Tauro, e perché no, di Augusta – i cui fondali, perché profondi e difficilmente insabbiabili, favorirebbero l’attracco dei giganti del mare – non hanno capito che la nostra penisola è un basamento logistico naturale proiettato sull’Africa, a due passi da Suez. Un collegamento concettualmente e infrastrutturalmente indissolubile tra Europa e Mediterraneo”.