La sua è una delle maggiori compagnie di navigazione della Calabria, specializzata nel fare la spola tra la costa vibonese e le isole Eolie, regalando al viaggiatore un’esperienza piacevole. Lui è Antonio Comerci, patron della Savadori, l’omonima società, che ha deciso di investire in questa terra lasciando la ben più florida Romagna. Una scelta della quale non si è pentito, tutt’altro. Con tre motonavi (l’ultima, modernissima, uscita dallo stabilimento di Cesenatico, sarà varata tra poche settimane) la compagnia può vantare nel periodo in cui effettua il servizio – prevalentemente nei mesi estivi e quelli a ridosso degli stessi – oltre 30mila passeggeri, quasi 900 al giorno di media. Un numero notevole. È, quindi, l’imprenditore calabrese d’adozione uno degli attori privilegiati per affrontare le tematiche del porto di Vibo Marina. E il suo giudizio è positivo ma anche propositivo: “Si – afferma – negli ultimi anni si sta cercando di metterlo a regime come trasporto passeggeri visto che oltre a noi ci sono anche gli aliscafi”. Il problema si pone nel momento in cui l’utenza scarseggia in quanto le corse partono alle 6 del mattino ma in quel caso c’è una motonave che salpa dal porto di Tropea qualche ora dopo. Ad ogni modo, secondo l’armatore, è necessario investire sulla “pubblicizzazione di una struttura importante come lo scalo di Vibo Marina e sui collegamenti con aeroporto e stazione ferroviarie, di Vibo-Pizzo come di Lamezia”.
I vertiginosi costi delle concessioni
I vertiginosi costi delle concessioni
A livello infrastrutturale, a giudizio di Comerci, lo scalo è “comodo, ha un’entrata ampia, i posti barca almeno fino ad ora ci sono”, ma il problema a suo dire è un altro: il costo delle concessioni, sia per effettuare il servizio in nave che quello per un punto biglietti per l’utenza a terra, che è salito vertiginosamente: “Tutte le concessioni che noi pagavamo ammontavano a 800 euro, adesso hanno subito un incremento enorme, arrivando quasi a 3000 euro l’anno da dare alla Regione. Quindi ho dovuto per forza di cose rinunciare al chioschetto per la clientela in quanto i costi non erano sopportabili, ovviamente quella per espletare il servizio continuo a pagarla ma sono 6mila euro, mica pochi. Si è voluto aumentare le quote minime in maniera pesante e molte compagnie ne hanno risentito. Non è assolutamente giusto perché bisogna incentivare chi crea lavoro e porta sviluppo per un territorio invece di vessarlo innalzando le tasse. Sia chiaro, i tributi è giusto che debbano essere pagati, ma come in tutte le cose ci vuole equilibrio”.
Privilegiare la nautica da diporto
E sulla polifunzionalità del porto di Vibo Marina, Antonio Comerci non ha dubbi: “Bisogna continuare lungo questa strada perché lo scalo è grande e c’è la possibilità di contemperare tutti e tre i settori: turistico, peschereccio e industriale. Certamente, bisognerà investire per ammodernare banchine e so che ci son questi 18 milioni, ma in generale bisognerà comunque privilegiare la nautica da diporto perché porterebbe non solo visibilità ma anche economia. Lo spazio per creare altri pontili infatti ci sarebbe. Uno yacht di lusso con facoltosi imprenditori è chiaro che lasceranno qualcosa nel territorio. Orientarsi tuttavia solo su un settore sarebbe un errore in quanto non sarebbe in grado apportare benefici”. (f. p.)
LEGGI ANCHE | Eventi e nautica da diporto, Camera di Commercio e imprenditoria: “Così si rilancia Vibo Marina”
LEGGI ANCHE | Viaggio tra le incompiute di Vibo, i pescatori del porto: “Da decenni sentiamo sempre le stesse cose”
LEGGI ANCHE | Viaggio tra le incompiute di Vibo: il porto alla ricerca di un’identità (VIDEO)
LEGGI ANCHE | Viaggio tra le incompiute di Vibo: lo scandalo delle tangenziali e i milioni di euro sprecati