Premio alla legalità al carabiniere che catturò 14 latitanti calabresi (VIDEO)

di Gabriella Passariello – Trentacinque anni di servizio, operando prima in Sicilia contro Cosa Nostra al nucleo investigativo di Partinico e Monreale, poi comandante della Stazione dei carabinieri di San Ferdinando a Rosarno in sostituzione del brigadiere Antonio Marino, freddato dalla ‘ndrangheta in un attentato a Bovalino, per poi passare al Ros di Catanzaro, al Ros di Reggio, al Noe di Catanzaro e infine responsabile alla sezione di pg dei carabinieri della Procura del capoluogo calabrese. Il maggiore Gerardo Lardieri, avellinese di nascita e calabrese di adozione, il carabiniere noto per aver catturato 14 dei 30 latitanti più pericolosi in campo nazionale è stato insignito a “Torre dei Cavalieri” del premio legalità durante la VII edizione del Premio Capo Suvero, ideato e promosso dal presidente della Proloco di Gizzeria Giuseppina Fragale. Un riconoscimento a tante operazioni di servizio condotte in Calabria. “Mi viene in mente Pettirosso contro la cosca Bellocco di Rosarno, Meta contro le cosche di ‘ndrangheta della città di Reggio e provincia, l’indagine Nosromo, con un cui abbiamo inferto un duro colpo al traffico di droga facente capo alla famiglia Coluccio di Gioiosa Jonica e ancora prima all’operazione Galassia contro le ‘ndrine della provincia di Cosenza e Crotone. E’ la prima volta che ricevo un premio in Calabria e sono contento di averlo ricevuto da chi lotta quotidianamente per l’affermazione della legalità”. Presenti all’evento, tra gli altri, la senatrice Margherita Corrado, l’onorevole Elisabetta Barbuto e una rappresentanza del commissario straordinario per le bonifiche in procedura di infrazione, i carabinieri Emanuela Somalvico e Lory De Gaetano.

La cattura del “Supremo”

La cattura del “Supremo”

Un lavoro dove il pericolo di pagare un prezzo altissimo è sempre dietro l’angolo. “Come ogni carabiniere che inizia il turno di lavoro, si è consapevoli di poter rischiare la vita, ma è più forte la volontà di portare avanti quella che considero una missione con coscienza e nel rispetto delle regole. Un mestiere che richiede freddezza in situazioni come quella che ho vissuto durante la cattura di Gregorio Bellocco, operata con i carabinieri del Gio (Gruppo intervento speciale) e con i cacciatori della Calabria, utilizzando l’esplosivo per far saltare la botola del bunker dove si nascondeva il latitante, o quando abbiamo dovuto inserire un dispositivo satellitare all’interno del casco del genero del latitante Pasquale Condello, il Supremo, il capo della ‘ndrangheta e grazie al quale arrivammo alla sua cattura: cambiava le moto durante il percorso, ma mai il casco”. Si può e si deve fare di più per contrastare la criminalità organizzata. Non basta agire sul fronte giudiziario ed investigativo, tutte le forze sociali devono sentirsi coinvolte nella battaglia per l’affermazione della legalità. In primis scuola e famiglia. “A Reggio Calabria nel 2007, quando ero  vice comandante del Ros, predisponemmo per la prima volta in Italia, una proposta per la decadenza della potestà genitoriale nei confronti di alcune famiglie di latitanti che avevano figli piccoli. Ricordo che la proposta venne accolta con molto entusiasmo dalla Dda di Reggio Calabria, tant’è che il dottore Gratteri , allora sostituto procuratore e i magistrati Salvatore Boemi, Giuseppe Lombardo, Domenico Galletta e Roberto Di Palma inoltrarono “lo stesso suggerimento” al Tribunale dei minori.

La pietra miliare

Si è trattato di una pietra miliare per tante altre attività successivamente sviluppate in questo campo, perché il bimbo che cresce in una famiglia mafiosa, con il padre latitante sicuramente o comunque c’è una forte possibilità che possa ripercorrere lo stesso sentiero malavitoso del padre. Una proposta questa che non significava condannare un bambino, ma salvarlo, garantendogli di vivere in un ambiente più sereno, lontano dalla criminalità organizzata”.

Fianco a fianco con Gratteri

Il maggiore Lardieri lavora a stretto contatto con il procuratore capo della Dda di Catanzaro: “Lavorare con Gratteri riempie di soddisfazioni, ma nello stesso tempo è “pesante”, perché è una persona che chiede il massimo da ognuno di noi, nella massima onestà e nel rispetto delle legge”.

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