…Ma cos’altro doveva fare la Sas, esattamente, per convincere tutti e consacrarsi definitivamente nell’Olimpo del cantautorato italiano?
E invece, arriva adesso un riconoscimento pazzesco, il Grammy italiano: il Premio “Tenco” per il suo ultimo album Cip! quale miglior album assoluto del 2020.
Brunori Sas, alias il cosentino Dario Brunori, 43 anni il prossimo 28 settembre, già aveva stupito tutti per la forza quasi drammaturgica delle canzoni del suo album d’esordio, iconicamente intitolato Vol. 1: in quel 2009 la foto di Dario bambino (scattata da suo padre) con gli occhi sgranati in copertina, i brani scarni, essenziali ma con testi laceranti come Il pugile e Come stai, ballad più leggere e giocate sul filo dei ricordi come Italian dandy e soprattutto Guardia ’82, presto diventata una sorta di nuova bandiera musicale generazionale («La spiaggia di Guardia rovente / era piena di gente / Si parlava di sport / di Pertini e Bearzot…»), i live in cui la commozione generale si alternava a sguardi alla Marty Feldman “l’occhio che uccide” e a sferzanti battute su se stesso ma anche – perché no? – sul suo variegato pubblico… tutto, tutto contribuisce a far “esplodere” il fenomeno Brunori.
Malgrado l’assoluta assenza di assoli alla Yngwie Malmsteen e arrangiamenti glabri, volutamente minimalisti con tanto di coretti quasi d’impostazione scolastica, il “messaggio” passa con una potenza devastante, quasi brutale: «La devi smettere di darmi calci / non sono un Super Santos / Ma tu non cogli l’ironia / di questa mia strana poesia…» sono versi autoironici e strazianti allo stesso tempo, recitati-cantati in modo che non può lasciare indifferente proprio nessuno. La nascita dell’Indie-pop italiano passa di qui.
Il resto, che dire?, sembra un attimo e almeno artisticamente è stato tutto in discesa, da Vol. 2 – Poveri Cristi (indimenticabili l’aspirante suicida de Il giovane Mario o le donne “fatali” e traditrici di Rosa, imperniata sul dramma occupazionale e personale del protagonista, e Il suo sorriso, gran duetto di sapore battistiano eseguito insieme a Dente) alla colonna sonora di È nata una star? con Rocco Papaleo e Luciana Littizzetto, dal reclutamento da parte della sua casa discografica Picicca di nuovi, brucianti talenti come Dimartino.
E cammei (per esempio nel video di Eugenio Finardi per Passerà) e collaborazioni, anche con estrosi rapper cosentini come Kiave, al secolo Mirko Filice, o con popstar e rockstar italiane di caratura internazionale come Elisa (per la riedizione dell’album Diari aperti – Segreti svelati) o Cristina Donà. E ancòra concerti, tantissimi concerti, per pubblici di tutti i tipi.
Verso la metà degli anni Dieci, per il grande pubblico italiano Dario Brunori ormai non è più da un pezzo la “rivelazione” barbuta con chitarra acustica incorporata, lo chansonnier brillante che arriva da una terra sfigatissima. Kurt Cobain è molto più che un tributo o il mero opening act di Vol. 3 – Il cammino di Santiago in taxi: arrivano il teatro (Brunori Srl – una società a responsabilità limitata, poi anche Canzoni e monologhi sull’incertezza ), la tv col fortunatissimo esperimento culturale di Brunori Sa sulle reti Rai, e intanto la Brunori Sas apre i concerti del “principe” dei live italiani, Ligabue. Nel 2019, c’è pure il palco di Sanremo, diviso insieme a una band – gli Zen Circus – apprezzatissima e di nicchia.
Tra una e l’altra di queste mete sempre differenti e sempre coronate da gran successo di pubblico e critica, omaggi a miti del cantautorato italiano – da Piero Ciampi a Domenico Modugno – e pure il suo quarto album registrato peraltro nel Cosentino, a San Marco Argentano: A casa tutto bene, che fa “boom” anche dal punto di vista delle vendite. Appena uscito, l’album si piazza al primo posto sulle piattaforme digitali iTunes e Spotify, ma a lasciare il segno più profondo è la traccia La verità, disco d’oro, brano passatissimo in radio, epperò “anche” un video girato “a casa”, in corso Mazzini, e soprattutto Targa “Tenco” quale miglior canzone del 2017: come immaginare un John Lennon pacifista e però contemporaneamente con l’Uzi al poligono di tiro.
La storia, per Dario, è cambiata definitivamente e il pubblico lo sa.
Ecco perché Cip!, quinto attesissimo album rilasciato il 10 gennaio scorso, non può rappresentare più una sorpresa, anzi. La Brunori Sas lo porta in tournée direttamente nei Palasport, fronte del palco abbordabile da pochissimi artisti in Italia, anche se molti live (incluso quello attesissimo di Reggio Calabria) necessariamente saltano perché programmati nei mesi di quest’anno poi funestati dall’epidemia da Coronavirus e relativo lockdown. E poi, tra un ascolto e l’altro di brani clamorosi come Per due che come noi, fanno molto glamour – artisticamente parlando – le tante presentazioni in giro per l’Italia, con l’artista che dialoga col suo pubblico, risponde alle domande, suona e “graffia” come sempre.
Difficile pensare a un artista della caratura e influenza sulla scena musicale italiana di Dario Brunori, alias Brunori Sas: la società ad accomandita semplice (e, in teatro, a responsabilità limitata…) può ben diventare società per azioni. E questo meritatissimo, prestigioso Premio Tenco assegna l’outlook giusto per quotarla in Borsa direttamente.