Prendocasa lascia hotel occupato

prendocasa hotel centrale

di frc – Il comitato Prendocasa abbandona l’Hotel Centrale. Il motivo è da ricercare nell’essere riusciti a raggiungere gli obiettivi che l’occupazione si era posta. “Oggi lasciamo l’Hotel Centrale – rivendicano i componenti di Prendocasa – soddisfatti/e e orgogliosi/e della battaglia vinta, per trasferirci in alloggi stabili, non più precari. Da domani pagheremo l’affitto sociale, cosi come si paga in tutte le case popolari. Da domani ci batteremo affinché venga finalmente approvata la legge regionale sull’autorecupero, da noi proposta e voluta, e la regolarizzazione dello stabile di Via Savoia, al centro delle manie repressive della Procura cittadina. Da domani continueremo tutte quelle battaglie non ancora vinte al fianco delle donne, degli uomini e dei/delle bambini/e per i/le quali l’emergenza abitativa è ancora un dramma irrisolto e urgente. In un territorio complesso come il nostro, in cui si è spinti a chiedere favori per vedere riconosciuti i propri diritti, in una fase storica difficile per chi porta avanti le lotte sociali, abbiamo dimostrato che vincere è possibile. Let’s go home!”

La giornata è anche l’occasione per fare il punto della situazione su una occupazione durata quasi due anni. “Era il 30 dicembre 2017, quando entrammo nell’Hotel Centrale insieme a donne, uomini e bambine/i provenienti da condizioni abitative estremamente precarie, per occupare in maniera permanente l’imponente “nave” di cemento costruita agli argini di Viale Parco – raccontano i componenti del comitato di lotta pr la casa – Fin da subito, centinaia di persone presero possesso delle stanze, abbandonate per quattro lunghi anni al degrado, per riprendersi un pezzetto di dignità, per provare a gridare alle istituzioni che l’emergenza abitativa è un dramma e che non può rimanere un problema individuale. I palazzinari, grazie al sostegno della politica, cementificano ogni angolo della nostra area urbana, dando alla luce stabili che puntualmente rimangono sottoutilizzati. Mentre, 150 milioni destinati all’edilizia residenziale, fondi ex-Gescal, da decenni riempiono le tasche dei soliti noti, permettendo loro di costruire opere inutili e negando alle 1200 famiglie, che ogni anno subiscono la violenta misura dello sfratto, la possibilità di vivere dignitosamente. Le storiche famiglie della politica cittadina, soprattutto i Gentile, hanno costruito le loro fortune clientelari ed elettorali sulle spalle di chi ha vissuto e vive tutt’ora il dramma dell’emergenza abitativa. Se a Cosenza, ancora oggi, è grave e sentito questo problema, è grazie a questi signori, che hanno utilizzato il patrimonio pubblico come il giardino di casa propria.

La giornata è anche l’occasione per fare il punto della situazione su una occupazione durata quasi due anni. “Era il 30 dicembre 2017, quando entrammo nell’Hotel Centrale insieme a donne, uomini e bambine/i provenienti da condizioni abitative estremamente precarie, per occupare in maniera permanente l’imponente “nave” di cemento costruita agli argini di Viale Parco – raccontano i componenti del comitato di lotta pr la casa – Fin da subito, centinaia di persone presero possesso delle stanze, abbandonate per quattro lunghi anni al degrado, per riprendersi un pezzetto di dignità, per provare a gridare alle istituzioni che l’emergenza abitativa è un dramma e che non può rimanere un problema individuale. I palazzinari, grazie al sostegno della politica, cementificano ogni angolo della nostra area urbana, dando alla luce stabili che puntualmente rimangono sottoutilizzati. Mentre, 150 milioni destinati all’edilizia residenziale, fondi ex-Gescal, da decenni riempiono le tasche dei soliti noti, permettendo loro di costruire opere inutili e negando alle 1200 famiglie, che ogni anno subiscono la violenta misura dello sfratto, la possibilità di vivere dignitosamente. Le storiche famiglie della politica cittadina, soprattutto i Gentile, hanno costruito le loro fortune clientelari ed elettorali sulle spalle di chi ha vissuto e vive tutt’ora il dramma dell’emergenza abitativa. Se a Cosenza, ancora oggi, è grave e sentito questo problema, è grazie a questi signori, che hanno utilizzato il patrimonio pubblico come il giardino di casa propria.

Prendocasa resta critica anche nei confronti della Procura di Cosenza che ha messo la lente su questa occupazione puntando il dito contro le inchieste avviate e le richieste di sgomberi. “Sgomberi – aggiungono dall’ex Hotel Centrale – che prevedevano soluzioni a breve termine e poco dignitose. Senza avere nulla da perdere, con forza e determinazione, abbiamo inchiodato le istituzioni locali alle loro responsabilità. Attraverso una pressione incessante, dall’occupazione della Prefettura a quella di Palazzo dei Bruzi, fino a quella dei cantieri della Metro, abbiamo costretto l’amministrazione locale a “far saltare” gli sgomberi già programmati, per trovare soluzioni nel rispetto delle nostre rivendicazioni e della dignità degli uomini e delle donne di Prendocasa”.

Tra qualche settimana, inoltre “uscirà un libro che parlerà anche dell’esperienza dell’Hotel, con interviste dedicate a chi, per lunghi mesi, l’ha abitato. Non una semplice occupazione, quindi, ma la sperimentazione di un modo alternativo di vivere insieme”.

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