Le mosse di Fiorita e il piano B di Mancuso: i retroscena della corsa alla presidenza del Consiglio

Il debutto del nuovo Consiglio comunale è fissato per giovedì 21 in prima convocazione e, poi, in rapida successione il 22 e il 25 luglio
Comunali Catanzaro

di Mimmo Famularo – Valerio Donato si è autoescluso dalla corsa alla presidenza del Consiglio e nell’intervista esclusiva rilasciata a Calabria7 ha anticipato il suo futuro all’interno dell’assemblea comunale: opposizione dura e senza sconti a Nicola Fiorita e al suo governo cittadino che, senza mezzi termini, ha detto di non stimare e di considerare scarsamente affidabile (LEGGI QUI). Dichiarazioni che hanno scatenato un vespaio di polemiche con l’inevitabile reazione dei consiglieri comunali di centrosinistra che in modo compatto hanno risposto a tono all’ex candidato sindaco (LEGGI QUI). La vera prova del nove per entrambi gli schieramenti sarà in Consiglio comunale e ci sono già le date dei primi appuntamenti. Il debutto della nuova assise è fissato per giovedì 21 in prima convocazione e, poi, in rapida successione il 22 e il 25 luglio sempre alle 10 del mattino. Tre sedute che si preannunciano infuocate. All’ordine del giorno il giuramento del neo sindaco Nicola Fiorita, la surroga dei candidati che prenderanno il posto in Consiglio di Giusi Iemma (promossa a vice sindaco) e Donatella Monteverdi (nominata assessore). In aula entreranno Igea Caviano e Nunzio Belcaro, rispettivamente per il Pd e per Cambiavento.

La corsa alla presidenza del Consiglio

La corsa alla presidenza del Consiglio

La grande attesa, tuttavia, è per l’elezione del presidente del Consiglio ed è qui che si giocherà una partita molto delicata per la formazione di quella che potrebbe essere la nuova maggioranza. Nelle prime due votazioni serviranno 24 preferenze per arrivare al quorum e in uno scenario da “anatra zoppa” è altamente improbabile una fumata bianca immediata anche perché il voto è segreto e i “franchi tiratori” avranno vita alquanto facile. Occorreranno verosimilmente i supplementari per giungere a un epilogo positivo. Dalla terza votazione infatti la quota fatidica da raggiungere scenderà a livelli abbordabili anche per i numeri di questo Consiglio comunale e saranno sufficienti 17 voti per designare il nuovo presidente.

Fiorita e il piano per eleggere Gianmichele Bosco

Pubblicamente si guarda bene dal dirlo ma Nicola Fiorita ha un progetto ben preciso in testa e sogna il “double”. Dopo aver conquistato la poltrona di sindaco ribaltando tutti i pronostici adesso vuole anche quella del presidente del Consiglio. Come è noto, l’alfiere sul quale punta è l’amico di sempre Gianmichele Bosco. Cambiavento punta a fare bis a dispetto di ciò che sostiene pubblicamente Valerio Donato che paventa in uno scenario del genere il passaggio da una democrazia partecipata a un’aristocrazia politica. Il problema di Fiorita sono i numeri. Almeno ufficialmente è ancora minoranza in Consiglio e lo stesso Partito democratico avrebbe accolto tiepidamente l’idea di votare Bosco o qualcuno di Cambiavento. I voti dem, come quello del rappresentante dei socialisti (Buccolieri) non sono scontati ma saranno necessari anche perché la partita di Bosco alla presidenza del Consiglio si gioca sul filo del rasoio. In aiuto di Fiorita verrà l’altra gamba della maggioranza in formazione rappresentata dal gruppo Talerico e, per estensione del concetto, anche di Tallini che in assemblea potrà contare non solo su Giulia Procopi ma anche su Manuela Costanzo che – dicono fonti accreditate – starebbe per entrare in Noi con l’Italia. Se il piano di Fiorita reggerà Bosco avrà una base di partenza di quindici voti (dieci del centrosinistra, sindaco compreso, e cinque di Talerico e soci). Un pacchetto insufficiente nelle prime due votazioni ma che potrebbe lievitare di qualche unità in vista del terzo e decisivo giro quando basterà la maggioranza semplice per raggiungere l’obiettivo. Decisivi potrebbero rivelarsi i cosiddetti “responsabili”, ovvero quei consiglieri comunali di area centrista in bilico tra una coalizione e un’altra (LEGGI QUI). 

Mancuso, Riccio e il piano B

Aspira a vestire nuovamente i panni di kingmaker Filippo Mancuso. La corsa per l’elezione del sindaco gli è andata male ma il presidente del Consiglio regionale ha fatto comunque incetta di voti con le sue due liste. Oggi ha a disposizione cinque consiglieri comunali pronti a fare il suo gioco e c’è già un candidato da opporre a Gianmichele Bosco. Si tratta di Eugenio Riccio, rieletto tra i banchi dell’assemblea e pronto a fare il salto di qualità. La coalizione che ha sostenuto Valerio Donato avrebbe identificato i criteri per definire il proprio candidato: maggiore consenso, esperienza in Consiglio comunale, equilibrio nella gestione istituzionale della carica. Riccio è primo degli eletti nella lista più votata. Da prassi toccherebbe a lui ma il suo profilo giudicato poco moderato non sfonda al centro dove Mancuso rischia di perdere colpi. Come per Bosco anche quella di Riccio appare una candidatura divisiva. Così Filippo Mancuso potrebbe virare sul piano B e puntare su un suo quasi omonimo, ovvero Rosario Mancuso, anche lui consigliere comunale uscente e rieletto ma, a differenza di Riccio, più moderato e meno inviso ai “centristi” in bilico tra la destra e la sinistra. Ufficialmente l’intera coalizione partirebbe da quota 17 e con il possibile appoggio di Wanda Ferro avrebbe i numeri per eleggere un proprio rappresentante alla presidenza del Consiglio anche al termine di un braccio di ferro. Non inganni tuttavia l’apparenza perché la realtà è un’altra. Il centrodestra è diviso in più tronconi e Fiorita già gongola. Il bis dopo la vittoria al ballottaggio non è una chimera. Per la serie: dividi et impera.

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