di Gabriella Passariello- Ricorso inammissibile, mancano i gravi indizi di colpevolezza. La sesta sezione penale della Corte di Cassazione ha confermato l’ordinanza con cui il Tdl di Salerno ha concesso la libertà all’avvocato Maria Tassone, detta Marzia, indagata nell’inchiesta “Genesi” per corruzione in atti giudiziari con il concorso del magistrato Marco Petrini in cambio di sesso, accogliendo le istanze difensive dei codifensori Valerio Murgano e Antonio Curatola. E’ stato smontato il ricorso della Dda di Salerno secondo cui ci sarebbe stata un’“errata applicazione della legge penale, una lettura fuorviante della norma sulla corruzione in atti giudiziari”, non facendo un passo indietro rispetto a quanto motivato dal Riesame, nell’ annullare l’ordinanza di misura cautelare degli arresti domiciliari: mancano i gravi indizi di colpevolezza dal momento che “risulta difficile qualificare l’attività svolta in termini di corruzione, laddove non si ha contezza della richiesta eventualmente fatta (dalla Tassone ndr), ma soprattutto della commessa utilità promessa, circostanza quest’ultima contraddetta dagli esiti investigativi, atteso che i rapporti intercorsi tra i due indagati sembrano prescindere da accordi corruttivi”.
Quei favori smontati dal Tdl
Quei favori smontati dal Tdl
Secondo la Dda, Petrini avrebbe reso provvedimenti favorevoli per l’amante, nell’ambito del processo “Ragno”, pendente dinanzi alla Corte di appello presieduta dallo stesso Petrini e in relazione al quale, nell’udienza del 14 gennaio 2019, veniva bocciata la richiesta della Procura generale di acquisizione dei verbali di interrogatorio del collaboratore di giustizia Emanuele Mancuso, in accoglimento delle tesi difensive. Durante l’interrogatorio reso davanti al gip e confermato al Tribunale del Riesame, Tassone ha precisato che dal febbraio 2018 aveva di fatto abbandonato la difesa di Giuseppe Soriano nel senso che sebbene ancora formalmente il suo difensore, non andava più da lui per i colloqui in carcere e aveva smesso di occuparsi del processo, poiché in occasione della seconda ordinanza cautelare, Soriano non l’aveva indicata come suo difensore.
“Valutazione dei fatti del Riesame errata”
Una valutazione dei fatti, quella operata dal Tdl non condivisa dalla distrettuale di Salerno: “infatti il Tribunale, da un lato, subordina la sussistenza del reato di corruzione alla adozione di un provvedimento giudiziario da parte del magistrato, sostenendo di contro l’irrilevanza in ambito penale di pareri e suggerimenti resi dal magistrato stesso a beneficio dell’avvocato Tassone nella redazione di atti difensivi, dall’altro condiziona lo stesso reato ad un accordo fra un determinato atto giudiziario e l’atto sessuale ”. Per la Dda di Salerno l’interpretazione della norma data dal Tribunale del Riesame, contrasta con il prevalente e più recente orientamento della Cassazione che valorizza il concetto “di stabile asservimento delle funzioni pubbliche ad interessi privati”, disancorandola totalmente dalla necessità di individuare una diretta relazione fra atto del pubblico ufficiale ed utilità da questi ricevuta dal privato. “Non v’è dubbio che Marco Petrini nel ricevere dall’avvocato Tassone prestazioni sessuali e dunque utilità- scrivono i magistrati nel ricorso in Cassazione – abbia violato il dovere di ufficio di imparzialità cui ogni giudice è tenuto, nell’adottare sia il provvedimento favorevole per la professionista (ndr facendo esplicito riferimento al processo “Ragno”), sia nel dispensare, sempre a favore dell’avvocato Tassone, pareri e suggerimenti”. Oggi l’esito dei giudici della Cassazione, che ha deciso dopo aver sentito ieri la discussione del pg, che aveva chiesto il rigetto del ricorso e dei legali difensori che avevano insistito per inammissibilità.